Parnaso (Mantegna): differenze tra le versioni

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L'interpretazione tradizionale si basa su un poemetto di [[Battista Fiera]] della fine del XV secolo, dove si identificava il quadro come una rappresentazione del [[Parnaso]], culminante nell'allegoria di [[Isabella d'Este|Isabella]] come [[Venere (divinità)|Venere]] e suo marito [[Francesco II Gonzaga|Francesco Gonzaga]] come [[Marte (divinità)|Marte]], sotto il cui regno fioriscono le arti simboleggiate da [[Apollo]] e le [[Muse (mitologia)|Muse]].
 
In generale l'opera mostra l'amore adulterino tra Venere e Marte, rappresentati su un arco naturale di roccia davanti a un letto simbolico, sullo sfondo la vegetazione ha molti frutti nella parte sinistra (maschile) e uno solo nella parte destra (femminile), simboleggiando la fecondazione. La posa di Venere è ripresa dalla statuaria antica, ma essenzialmente la dea appare come una donna reale, in tutta la sua voluttuosa bellezza: la candida pelle della sua nudità risalta specialmente dall'accostamento all'armatura di Marte. Assieme a loro sta [[Anteros]] o l'Amore celeste, che benedice la loro unione. Venere tiene in mano la freccia d'oro di [[Cupido]] disarmato, con la quale genera amore. Si tratta di un'esaltazione dell'amore divino, opposto a quello carnale, che genera Armonia. Quest'ultimo, con in mano ancora l'arco, ha una lunga cerbottana con la quale mira ai genitali di [[Vulcano (divinità)|Vulcano]], maritosposo di Venere, che è raffigurato nella sua grotta-fucina nella grotta, intento a forgiare nuove frecce. Alle sue spalle si trova dell'[[uva]], simbolo forse dell'intemperanza degli ubriachi.
 
[[File:Mantegna, parnaso dettaglio 01.jpg|thumb|Mercurio e Pegaso]]