Pappardelle: differenze tra le versioni

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==Storia==
Questa versione più larga delle tagliatelle veniva mangiata nella Toscana orientale già nel tardo medioevo, viene citata più tardi in scritti del XIII secolo.<ref name="Frosini" />[[Boccaccio]] le nomina nel [[Decameron]] (VIII,3) parlando del [[Paese di Bengodi]] dove le cuocevano ''in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia'' e più tardi nell'opera tarda [[Il Corbaccio]] fatte con il formaggio. In epoca rinascimentale vengono citate da Pier Aretino<ref>{{Cita web |url=http://www.terreditalia.com/prodotti/pappardelle/ |titolo=Copia archiviata |accesso=7 maggio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190507231241/http://www.terreditalia.com/prodotti/pappardelle/ |dataarchivio=7 maggio 2019 |urlmorto=sì }}</ref> Il nome si è poi imposto su formati di pasta simili in tutto il centro-nord, con la diffusione del volgare toscano come si evince da molti trattati della metà del millennio passato.<ref>Le ricchezze della lingua volgare sopra il Boccaccio, di Francesco Alunno da Ferrara (1557)</ref>. Nel XVI Secolo il cuoco di alto rango [[Domenico Romoli]], detto il “Panunto” e conosciuto per il ricettario “La singolar dottrina”, le descrive come ''lasagne sottili delicate e morbide'' ed inserisce la ''minestra di pappardelle alla fiorentina'' nei menù riservati alle corti cardinalizie della Roma di quell'epoca.
Già nell'ottocentesco ''Dizionario Italiano'' di Niccoló Tommaseo, “''pappardelle''” viene riconosciuto come termine della lingua italiana; qui vengono definite come un '' tipo di lasagne da cuocere in brodo, o con la carne battuta, o con la lepre''.