Giudizio universale: differenze tra le versioni

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[[File:Michelangelo Buonarroti - Il Giudizio Universale.jpg|thumb|upright=1.4|''Il [[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio universale]]'', [[affresco]] di [[Michelangelo Buonarroti]] nella [[Cappella Sistina]]]]
Il '''Giudizio universale''' (o '''Giudizio finale'''), secondo l'[[escatologia]] cristiana, è un avvenimento che si verificherà alla fine dei tempi, subito dopo la [[Seconda venuta]] di [[Cristo]]. Secondo la [[teologia]], infatti, il compimento delle storie di libertà vissute da ogni uomo comporta «il rendersi consapevoli della qualità etica di queste storie di fronte a Dio». Inoltre «nella testimonianza biblica che Gesù sarà il giudice è contenuta la promessa che il giudizio di Dio sul male e su ogni colpa sarà un giudizio di grazia».<ref>Herbert Vorgrimler, ''Nuovo Dizionario Teologico'', Centro Editoriale Dehoniano, Bologna 2004, p. 319.</ref>
 
== Origine e caratteristiche ==
La concezione che al termine della loro vita [[Dio]] giudicherà tutti gli uomini in base alle azioni da loro compiute e destinerà ciascuno al [[Paradiso]] oppure all'[[Inferno]] è comune a molte religioni e filosofie e in particolare a quelle presenti nel contesto culturale in cui è nato il cristianesimo: l'[[ebraismo]], lo [[zoroastrismo]], la [[religione egizia]] (cfr. [[psicostasia]]) e fra le filosofie il [[platone|platonismo]].<ref>Il tema è discusso nel [[Mito di Er]] (Platone, ''La Repubblica'', libro X) e nel Gorgia.</ref> Nel cristianesimo questa dottrina fa riferimento ad una celebre [[parabola di Gesù]] ([[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] {{passo biblico|Mt|25,31-46}}). In essa Gesù si identifica con il sofferente e il giudizio verte di volta in volta sulla compassione concretamente dimostrata e non sulla fede professata.