Carlos Duarte Costa: differenze tra le versioni

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== Scomunica ==
Dopo il suo rilascio dalla prigione Carlos Duarte Costa si ritrovò presto nei guai. Nel maggio del [[1945]] rilasciò interviste ai giornali nelle quali accusava il nunzio apostolico in [[Brasile]] [[Benedetto Aloisi Masella]] di spionaggio in favore dei nazifascisti e la [[Santa Sede]] di aver aiutato e incoraggiato [[Adolf Hitler]]. Accusò inoltre la [[Curia romana]] di assistere i criminali di guerra nazisti nella loro fuga dall'[[Europa]]. Inoltre, annunciò i piani per istituire la propria [[Chiesa apostolica cattolica apostolica brasiliana]]. In essa i sacerdoti avrebbero potuto sposarsi e svolgere lavori regolari nel mondo laico. Le confessioni personali e la preghiera del [[rosario]] sarebbero stati aboliti e i vescovi sarebbero stati eletti con voto popolare.<ref name="Rebel">{{Cita web|url=http://www.time.com/time/magazine/printout/0,8816,803605,00.html |titolo="Rebel in Rio", ''Time Magazine'', July 23, 1945 |accesso=29 giugno 2007 |urlarchivio=https://archive.is/20120912073602/http://www.time.com/time/magazine/printout/0,8816,803605,00.html |dataarchivio=12 settembre 2012 |urlmorto=sì }}</ref>
 
In risposta alla continua insubordinazione di Duarte Costa, il 2 luglio [[1945]] la [[Santa Sede]] gli impose la pena della [[scomunica]]. Dopo essere stato informato della sua scomunica, Duarte Costa rispose dicendo: "Considero questo uno dei giorni più felici della mia vita". Immediatamente si proclamò "arcivescovo di Rio de Janeiro" e disse alla stampa che sperava presto di ordinare dieci avvocati sposati e professionisti come sacerdoti della sua nuova Chiesa.<ref name="Rebel"/>