Angkor: differenze tra le versioni

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I lavori di studio e restauro ripresero però in misura apprezzabile solo dopo il ritiro delle truppe vietnamite del 1989. Nel 1991 Federico Mayor, direttore dell'UNESCO, visitò il sito, che l'anno successivo venne inserito tra i [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]].<ref>{{cita libro|titolo=Angkor Wat: Unearthing Ancient Worlds|autore=Alison Behnke|editore=Twenty-First Century Books|p=54|url=http://books.google.it/books?id=XElPGqQmC9QC&pg=PA54|isbn=978-0-8225-7585-6}}</ref> All'EFEO si unirono team [[giappone]]si, dell'UNESCO e di altre organizzazioni, come il [[World Monuments Fund]] e il "German Apsara Conservation Project". Per coordinare i vari team e offrire supporto tecnico, nel 1993 venne creato lʾ''International Coordinating Committee for the Safeguarding and Development of the Historic Site of Angkor'' (ICC), guidato da francesi e giapponesi.<ref name=ICC_UNESCO>{{cita web|titolo=International Coordinating Committee for the Safeguarding and Development of the Historic Site of Angkor (ICC-Angkor)|url=http://www.unesco.org/new/en/phnompenh/culture/tangible-heritage/icc-angkor|editore=UNESCO|accesso=28 dicembre 2014}}</ref><ref>{{cita web|titolo=Fifteenth plenary session|url=http://unesdoc.unesco.org/images/0018/001836/183676E.pdf|editore=ICC|data=1º dicembre 2008|p=19|accesso=27 dicembre 2014}}</ref> Dal lato cambogiano, il governo ad interim creò con l'aiuto internazionale già nel 1992 la ''National Heritage Protection Authority for Cambodia'' (NHPAC).<ref name=AHM_cap11/> Nel 1995 per decreto reale venne costituito l'APSARA (''Authority for the Protection and Management of Angkor and the Region of Siem Reap''), con giurisdizione sul parco archeologico.<ref>{{cita web|url=http://www.autoriteapsara.org/en/apsara/about_apsara/history_organization.html|titolo=History & organization|accesso=31 marzo 2013|autore=APSARA}}</ref><ref>{{cita web|titolo=Fifteenth plenary session|url=http://unesdoc.unesco.org/images/0018/001836/183676E.pdf|editore=ICC|data=1º dicembre 2008|p=16|accesso=27 dicembre 2014}}</ref> A testimonianza del lavoro svolto, nel 2004 Angkor è stato rimosso dalla lista dei patrimoni dell'umanità che si trovano in stato di pericolo.<ref>{{cita web|titolo=Decisions - 28COM 15A.23|editore=UNESCO|url=http://whc.unesco.org/en/decisions/164|accesso=31 marzo 2013}}</ref>
 
Angkor è oggetto di ricerche eseguite con tecnologie moderne dalla metà degli anni novanta. Nel 1994 sono stati raccolti dati a mezzo radar per una mappatura ad alta risoluzione della regione tramite lo Spaceborne Imaging Radar-C/X-band trasportato dallo [[Space Shuttle Endeavour]]. Tali dati sono stati integrati da un rilevamento [[Radar ad apertura sintetica|AIRSAR]] del [[Jet Propulsion Laboratory]] nel 1996.<ref>{{cita web|titolo=NASA RADAR REVEALS HIDDEN REMAINS AT ANCIENT ANGKOR|url=http://www.jpl.nasa.gov/releases/98/angkor98.html|editore=NASA|data=12 febbraio 1998|accesso=23 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141224003449/http://www.jpl.nasa.gov/releases/98/angkor98.html|dataarchivio=24 dicembre 2014|urlmorto=sì}}</ref> Ciò ha permesso l'identificazione di strutture non visibili da terra e la formulazione delle ipotesi più aggiornate circa le dimensioni e la complessità della conurbazione di Angkor.<ref name=Fletcher2002>{{cita web|titolo=AIRSAR's contribution to understanding the Angkor World Heritage Site, Cambodia|autore=Roland Fletcher|coautori=Damian Evans, Ian J. Tapley|anno=2002|url=http://airsar.jpl.nasa.gov/documents/workshop2002/papers/P1.pdf|accesso=7 dicembre 2014}}</ref> Nel 2012 si è cominciato ad usare estensivamente il rilevamento laser tramite [[Lidar]]. Questo ha permesso di evidenziare con una precisione che non era ancora stata raggiunta sia l'estensione dei sistemi di gestione idrica ad altre zone (come Koh Ker e il Phnom Kulen)<ref>{{cita web|titolo = The Hidden City of Angkor Wat|url = http://news.sciencemag.org/asia/2013/06/hidden-city-angkor-wat|autore = Richard Stone|data = 20 giugno 2013|editore = AAAS|accesso = 23 dicembre 2014}}</ref> che altri elementi di Angkor, come i resti delle costruzioni non religiose, le cui tracce sono minime. I dati raccolti sembrano suggerire che la natura di Angkor non fosse quella di un unico centro altamente urbanizzato circondato da una vasta periferia rurale con densità demografica minore, ma che vi fossero diversi nuclei disseminati altamente urbanizzati in corrispondenza di diversi templi esterni al nucleo e al reticolato di canalizzazioni principale.<ref name=lidar2013/>
 
== Problematiche ==
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[[File:LeperKing.JPG|left|thumb|alt=Copia del "re lebbroso" ad Angkor Thom|Copia in cemento della statua del "re lebbroso" che ha sostituito l'originale sulla [[Terrazza del Re Lebbroso]].]]
 
Durante la guerra civile e l'occupazione vietnamita alcuni monumenti vennero danneggiati o mutilati per ottenerne parti da rivendere.<ref name=rooney2005_6465>{{Cita|Rooney, 2005|pp.64-65}}.</ref> I danni riportati durante il conflitto furono comunque tutto sommato minimi, in buona parte grazie al valore simbolico riconosciuto di Angkor.<ref name=aa4243>{{cita|M.Freeman, C.Jacques, 1999|pp.42-43}}.</ref> Nella confusione politica dei primi anni novanta però il traffico di opere d'arte riprese vigore: statue, frontoni e architravi scolpiti presero la via della Thailandia.<ref name=aa4243/> A seguito della conferenza di Tokyo dell'ottobre 1993, dalla quale sorse l'ICC-Angkor,<ref name=ICC_UNESCO/> il governo cambogiano promulgò una legge apposita contro il traffico di opere d'arte e con l'aiuto della Francia e dell'UNESCO creò un'unita di polizia specializzata, con il risultato di ridurre ai minimi termini furti e vandalismi a danno dei beni artistici.<ref name=rooney2005_6465/> Sono seguite inoltre iniziative per il recupero dei beni sottratti, come la pubblicazione di ''Looting in Angkor'' nel 1993 e nel 1997 da parte dell'ICOM ("International Council of Museum"), che riporta un inventario di opere rubate selezionate, catalogate dall'[[Interpol]].<ref>{{cita web|titolo=100 missing objects|url=http://icom.museum/programmes/fighting-illicit-traffic/100-missing-objects/|editore=Icom|accesso=28 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141228150024/http://icom.museum/programmes/fighting-illicit-traffic/100-missing-objects/|dataarchivio=28 dicembre 2014|urlmorto=sì}}</ref> Il buon successo di tali iniziative permise al [[Museo Nazionale di Cambogia]] di tenere nel 1999 una mostra di oggetti recuperati.<ref name=rooney2005_6465/>
 
=== Turismo di massa ===