Assedio di Famagosta: differenze tra le versioni

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== Il tragico epilogo ==
Il 1º agosto 1571<ref>{{cita|Zorzi|p. 348|Zorzi}}.</ref><ref>Arrigo Petacco, La Croce e la Mezzaluna. Lepanto 7 ottobre 1571: quando la Cristianità respinse l'Islam, p. 142</ref> Famagosta si arrese. I capi veneziani ottennero da [[Lala Kara Mustafa Pascià|Mustafa Pascià]] la promessa di aver salva la vita a loro e a tutti i cittadini della città ancora in vita, considerando anche l'eventualità che essi decidessero di rimpatriare. I turchi avrebbero messo a disposizione delle imbarcazioni per evacuare i veneziani a Candia, mentre altra parte dell'accordo prevedeva che la popolazione civile non sarebbe stata molestata. Nel documento di capitolazione il comandante turco si era impegnato ''promettendo e giurando per Dio et sopra la testa del Gran Signore di mantenere quanto nei capitoli si conteneva''. Qualche giorno dopo però, alla consegna delle chiavi della città ai nuovi possessori, c'erano stati scontri verbali tra Bragadin e il comandante turco, che irrimediabilmente avevano portato alla rottura dell'accordo.
 
Sembra che Lala Mustafà si fosse inizialmente adirato con Bragadin e i suoi capitani dopo aver scoperto dell'uccisione, durante la tregua, di decine di soldati turchi prigionieri dei veneziani, vicenda testimoniata da alcuni superstiti fuggiaschi che avevano raccontato l'accaduto. Inoltre Bragadin si era opposto alla decisione del Pascià di trattenere a Famagosta uno dei capitani veneziani come garanzia del ritorno delle imbarcazioni turche al porto. La richiesta di trattenere un comandante veneto come ostaggio era ragionevole, ma viziata dall'errore di non essere stata inserita direttamente nel capitolato del 1º agosto. L'ostinazione di Bragadin aveva scatenato la rabbia di Mustafà, che a sua volta aveva avuto una reazione di eccessiva violenza, tanto da guadagnarsi, una volta tornato in patria, la disapprovazione e il rimprovero da parte dello stesso [[sultano]]. Infatti Mustafà aveva fatto imprigionare i veneziani sulle galere turche, aveva fatto decapitare i capitani al seguito di Bragadin e infine quest'ultimo dopo una serie di torture era stato scorticato vivo. La sua pelle era stata poi riempita di paglia e innalzata sulla galea del Pascià, che l'aveva condotta a Costantinopoli
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