Storia dell'arte a Pescara: differenze tra le versioni

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== Architettura ==
=== Difficoltà di inquadrare un contesto architettonico pescarese===
La città di Pescara a causa dei bombardamenti del 1943 e edella ricostruzione post-bellica, con successivi evidenti episodi di speculazione edilizia, conserva solo alcune parti storiche nel campo architettonico. Il nucleo antico principale è il rione di Porta Nuova, della parte del viale D'Annunzio e di Corso Manthoné, zona circondata in origine dalle mura della fortezza borbonica voluta dal [[Carlo V]]. Nel Corso Manthoné si ammirano esempi di architettura gentilizia e borghese del tardo Settecento e dell'Ottocento, come la casa di [[Gabriele d'Annunzio]], restaurata dall'architetto [[Antonino Liberi]] in stile neoclassico-liberty, e la casa natale di [[Ennio Flaiano]]. Altre architettura mostrano connotazioni liberty, neorinascimentali e tardo settecentesche, come alcuni stabili che si affacciano su Piazza Garibaldi, o l'esempio della sede del Circolo Aternino, ex municipio della vecchia Pescara.
[[File:Pescara -Centro Storico- 2007 by-RaBoe 001.jpg|thumb|Scorcio del corso G. Manthoné, arteria principale del "centro storico" pescarese]]
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Dal dopoguerra vari furono gli architetti pescaresi e non che si cimentarono nella realizzazione di diversi palazzi pubblici di interesse artistico, come il Palazzo Monti, realizzato da [[Vincenzo Monti]], le Torri Camuzzi (2011) e i Nuovi Tribunali di Pescara lungo viale Pindaro, completati nel 2017, per cui Ettore Spalletti ha realizzato la fontana monumentale. Figurano nel contesto moderno pescarese anche le nuove strutture viarie del [[Ponte del Mare]] (2009) di Walter Pichler e il [[Ponte Flaiano]] (2017) realizzato da Enzo Siviero.
 
=== RovineLa città romana di Aternum ===
{{vedi anche|Aternum}}
L'antica Aternum si trovava pressappoco l'attuale quartiere antico di Portanuova, aveva gli assi viari di Corso Manthonè (la via grande), via delle Caserme e via dei Bastioni, ma anche le aree di commercio in piazza Unione, da cui si arrivava al porto, piazza Garibaldi, antico foro. Aternum era collegata alla via Tiburtina Valeria dall'attuale via Lago di Scanno, che piegava ad angolo retto dall'attuale via Orazio per andare verso [[Ortona]] e [[Anxanum]], oppure passava per la città, andando fino al porto. Secondo la ricostruzione di Restituto Ciglia, Aternum aveva i magazzini portuali presso il Campo Rampigna dove si trova la questura.
 
=== Villaggio neolitico ===
Le prime testimonianze di presenza umana a Pescara si hanno in località Colle del Telegrafo, nel quartiere di Pescara Colli. La presenza del villaggio risale all'epoca del [[Neolitico]], e continuò sino all'età italico-romana (VI-I secolo a.C.), anche se si andò spostando nella cittadina di ''[[Aternum]]'' o "Ostia Aterni", a sud del fiume Pescara, attorno all'area di Corso Manthoné, via delle Caserme e Piazza Garibaldi, per avere più controllo sul porto allo scalo fluviale. Nel V-VI secolo d.C. abbiamo la ricomposizione dell'antico centro romano, con la conquista dei [[Bizantini]], che fortificano le mura e la torre di guardia, un "Castellum" a mare, che successivamente, con il rifacimento totale del presidio fortificato nel corso del XVI secolo, quando si andrà a costituire la Real Piazza Spagnola di Pescara, costituirà l'elemento del bastione San Cristoforo. Secondo Andrea Staffa, da tale castellum, originò il nome di [[Castellammare Adriatico]], centro che prima stava sul Colle Madonna.
 
Scoperte archeologiche del 1976 in zona Colle della Pietra<ref>C. De Pompeis, ''Quaderni n. 7'' nel Museo delle Genti d'Abruzzo - "Sepolture italiche sui Colli Nord di Pescara", 1983</ref>, hanno rinvenuto due sepolture del VII secolo a.C., con oggetti di pregevole fattura e corredi funebri, poiché quest'area dei Colli fu abitata anche nell'epoca italico-romana, come dimostrano i rinvenimenti nel Campo sportivo dei Gesuiti presso la parrocchia di Cristo Re, e presso Villa Basile (VI sec). La presenza di italici in questa zona confermerebbe la tesi di una continuità abitativa, collegata dal tratto di via Forca di Penne, via Arapietra, via D'Emilio, via Cavallaro, via Colle Marino, via Colle del Telegrafo, usato come itinerario prescelto per arrivare al porto di Aternum.
[[File:Ricostruzione Ostia Aterni.jpg|thumb|upright=1.4|Ricostruzione della città di Aternum opera di Restituto Ciglia]]
Questa città è detta dai Romani "ostia" in quando era costituita inizialmente da un insieme di case edificate a nord dai coloni [[Vestini]], a sud dai coloni [[Marrucini]] e [[Frentani]], questo villaggio divenne immediatamente strategico per l'incrocio dei traffici commerciali fluviali e via terre, lungo la strada Tiburtina Valeria, risalendo verso Roma, con le stazioni principali a [[Sulmona]] e ad [[Amiternum]] (L'Aquila).

=== Urbanistica di Aternum ===
L'antica via di fondo valle incrociava il tracciato litoraneo ad angolo retto con la via Flaminia, subito dopo scavalcava il fiume, lo costeggiava, lungo l'area occupata dalla casermette borboniche, e arrivava al porto. La via Claudia Valeria invece, dopo aver intersecato la via di Fondovalle, proseguiva verso l'attuale via dei Bastioni<ref>A. Staffa, ''Carta archeologica della provincia di Pescara'', Media Edizioni 2004, p. 36</ref>Queste vie commerciali favorirono lo sviluppo edilizio durante il governo romano del I secolo a.C., e vennero eretti templi, necropoli, edifici rustici, empori, magazzini portuali, un faro di controllo, raggiungendo un certo livello di importanza, che fu mantenuto anche nel primo Medioevo, al pari di [[Ortona]] e [[Histonium]]. L'importanza della città è testimoniata dalle sculture, dalle ceramiche rinvenute, ma anche dai resti architettonici, come un mosaico parzialmente distrutto nel VI secolo dai Bizantini, che edificarono le mura nell'attuale via delle Caserme. Il mosaico presentava un motivo decorativo a pelte ed emblema centrale<ref>A. Staffa, ''Op cit.'', p. 49</ref>, in via delle Fornaci sono state rinvenute due fontane, a forma di impianto circolare con vasca risalente all'epoca tardo medievale, posto su una struttura in pietra arenaria più antica. La fontana poteva essere Fonte Borea, che esisteva in Colle del Telegrafo, mentre l'altra è detta Fonte Locca, coeva di questa, che si trova sulla strada per contrada San Silvestro. Questa fontana risale al XVII secolo, fu restaurata nel 1819 e nel 1930.
[[File:Mosaico pescara.jpg|thumb|Mosaico romano, scoperto nel 1999, presso i fondaci delle caserme borboniche]]
[[File:Pescara -Centro Storico- 2005 by-RaBoe 002.jpg|thumb|Fondaco romano in via delle Caserme]]
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'''La chiesa di Santa Maria di Gerusalemme'''
[[File:Pescara 61 (RaBoe).jpg|thumb|La colonna della chiesa di Santa Gerusalemme]]
Oggi di questo edificio si possono ammirare solo i resti delle due colonne in viale D'Annunzio. La testimonianza che l'edificio in passato fosse un tempio romano è data dall'iscrizione [VIC]TORIAE AUGUSTAE SACRUM, iscrizione risalente al tempo della Tetrarchia romana, rinvenuta da Andrea Staffa. La peristasi interna risultava costituita da soltanto 6 colonne, che definiva un vano circolare interno di 7 metri<ref>A. Staffa, ''Pescara antica - Il recupero di Santa Gerusalemme'', Pescara, CARSA, 1993, p. 22</ref>; si tratta però di sole ipotesi, in quanto non ci sono piante della struttura, ma si pensa che nel XII secolo fosse stato scelto questo impianto per via della riscoperta di contatti culturali con la Terrasanta, fattasi intensa all'epoca delle Crociate, e della presenza templare, ben documentata anche a Pescara e nelle zone circostanti abruzzesi, ad esempio nell'anno 1308. La chiesa potrebbe esser stata costruita a modello del [[Santo Sepolcro]] di [[Gerusalemme]], due delle colonne trilobate che formavano il vano circolare, sono oggi ben visibili davanti alla Cattedrale di San Cetteo, grazie inoltre a una protezione in vetro accompagnata da cartellonistica esplicativa.
 
I Templari edificarono anche un piccolo ospedale, posto all'angolo di via delle Caserme con via Petronio, anticamente detta "via Cavalieri di Malta".<br/>Le fonti testimoniano che nel V secolo questo tempio divenne sinagoga, per la presenza di ebrei in Pescara, e che veniva condivisa, prima della costruzione delle chiese, con i cristiani per il culto. Il vescovo e marchese di Chieti Trasmondo dice che nell'VIII secolo avvenne un fatto increscioso: degli ebrei colpirono l'icona sacra di Cristo con una pietra, suscitando una battaglia religiosa, che culminò con l'espulsione degli ebrei da Pescara, dato che la giurisdizione della chiesa passò nella diocesi di Chieti, e successivamente sotto la giurisdizione dell'[[abbazia di San Giovanni in Venere]].<br/>La chiesa venne ampliata nel XIII secolo, ma poi cadde in abbandono, come è testimoniato dalle carte della Real Piazza di Pescara dell'abate Giovan Battista Pacichelli (1695), e fu sostituita da un altro edificio, nel XVIII secolo si progettò l'edificazione di una nuova chiesa, ma i lavori non terminarono, sicché rimase solo l'arco trionfale di ingresso con un campanile a torre, che formava una seconda torre con quella della chiesa del Sacramento o di San Cetteo, a poca distanza (si ricordi che la chiesa storica di Pescara fu abbattuta nel 1929 e ricostruita nelle forme attuali nel 1933-38 dall'architetto Cesare Bazzani). Rimanendo tale porta, per la presenza di altre porte storiche già esistenti presso le mura, fu battezzata "Porta Nuova", e tale toponimo resistette sino ad oggi, malgrado la demolizione di quest'arco nei primi anni del Novecento, per essere sostituito da Palazzo neorinascimentale di Camillo Michetti.
 
=== Fondaci della città bizantino-normanna ===
La presenza bizantina a Pescara si ha nel 538 d.C. durante la guerra greco gotica, quando Aterno era presidiata da Tremone, assalita dal generale bizantino Giovanni, occupandola. La città tuttavia continuò a mantenere la funzione di scalo commerciale, come testimoniano i frammenti ceramici rinvenuti presso il porto. Tenendo conto del valore strategico del posto, che ebbe collegamenti commerciali anche con [[Ravenna]] sede dell'esarcato, i Bizantini annetterono Aterno al [[ducato di Benevento]], e fortificarono la cittadella, erigendo la prima cinta muraria, in via dei Bastioni, mentre sul lato del fiume la cinta doveva essere in parte sovrapposta ai moli romani. Secondo l'archeologo Staffa, i Bizantini eressero una cinta spessa 3, 03 metri, nel VI secolo, ed eressero una torretta di vedetta presso l'attuale Piazza Unione, detto "Torre Propugnaculum", sopra cui nel XVI secolo venne eretto il bastione San Cristoforo della fortezza spagnola.
[[File:Piri Reis - Map of the Italian Coast South of Ancona as Far as the Town of Pescara - Walters W658195A - Full Page.jpg|thumb|Pescara e Ancona nel disegno dell'ammiraglio Piri Reis]]
Presso il Colle del Telegrafo venne eretta l'oppidum del Castellum a Mare, fortezza citata nel 10001 dal notaio Rainaldo di Penne per una donazione al monastero di Montecassino, poi nel 1176 dalla bolla di [[papa Alessandro III]] per i beni dell'abbazia di San Giovanni in Venere, e poi da [[papa Innocenzo III]] nel 1204 per la conferma dei beni all'abate Oddone di San Giovanni. Il Castellum a Mare rappresenta una delle poche testimonianze della presenza normanna a Pescara, doveva apparire come una cittadella fortificata, al pari di ''Castrum Novum'' ([[Giulianova]]) e ''Castrum Truentum'' ([[Tortoreto]]-[[Martinsicuro]]), che con il castrum Belfiore ([[Silvi]] Paese), Ostia Aterni, Ortona, San Giovanni in Venee, creavano un unico cordone difensivo.
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Il piazzale del bastione San Giacomo divenne un luogo ricreativo a giardino, divenendo Piazza XX Settembre, l'edificazione procedette lungo il viale Conte di Ruvo, parallelo all'area della chiesa di San Cetteo, risalente al XVII secolo, anche se citata in documenti del XIII secolo, insieme ad altre chiese del quartiere: San Nicola, Sant'Antonio, San Tommaso e San Salvatore. Nel XIII-XIV secolo vennero creati dei monasteri dentro le mura: ossia quello degli Agostiniani che si trovava in via Orazio, presso il ponte romano, quello delle Benedettine in via Aprutini, dove si trova l'attuale mercato coperto, quello dei Frati Minori Francescani in corso Manthoné, ancora leggibile, benché ampiamente modificato, mentre su Piazza Garibaldi prospettava la chiesa di San Cetteo o del Sacramento, prima della trasformazione nel 1929 con la demolizione, e del rifacimento ex novo nel 1933-38 dall'architetto [[Cesare Bazzani]], per divenire l'attuale [[Cattedrale di San Cetteo]], allora chiamato "Tempio della Conciliazione".<br/>Le parti meglio conservate, che mostrano il carattere semplice settecentesco, e poi alto borghese della metà del XIX secolo, cono le schiere di case poste in via delle Caserme e Corso Manthoné, di cui si ricordano le case dove nacquero Gabriele d'Annunzio ed Ennio Flaiano. Prima della trasformazione in stile eclettico, all'inizio del corso, da Piazza Garibaldi, annessa al Palazzo Mezzanotte, vale a dire la costruzione storica prima dell'insignificante condominio erettovi sopra negli anni '70, insisteva anche la casa del patriota Ettore Carafa, che cercò di deporre il governo borbonico.
 
== Antiche chiese di Portanuova ==
Le chiese principali di Porta Nuova erano:
;=== Chiesa del Santissimo Rosario===
Si trovava lungo via dei Bastioni accanto la chiesa di San Giacomo; aveva pianta rettangolare di 16x3 metri, divisa in tre navate ovali. Aveva tre portali ognuno dei quali corrispondente a una navata; non aveva cupola e neanche arcate regolari. La divisione era data da quattro pilastri, aveva un organo ligneo, anche se mal conservato al tempo della relazione, aveva pavimento in mattoni, tre altari, e il campanile a vela fuso con la facciata, con tre arcate e due campane. La chiesa, già in cattive condizioni, fu distrutta dai bombardamenti alleati del 14 settembre 1943 e non più ricostruita, oggi di essa è possibile vedere solo qualche foto storica, e dedurne l'importanza locale, dato che vi venne battezzato Gabriele d'Annunzio.
 
;===Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli===
La chiesa di San Giacomo era l'ultima di via dei Bastioni, in corrispondenza dell'attuale Piazza Unione, affacciata su uno spiazzo, attuale Largo dei Frentani. Era pianta rettangolare in stile tardo barocco settecentesco. La facciata era divisa da una cornice marcapiano in due settori con tre aperture alla base per i portali, sormontati in asse da altre aperture per le finestre. Il campanile laterale era una torre rettangolare che terminava originalmente con cuspide conica, successivamente accomodata a pianta quadrata per ospitare la cella dell'orologio. La chiesa fu distrutta nel 1943. In una descrizione del 1741, viene disegnato l'arredo interno: una nave coperta a lamia tutta stuccata, sostenuta da due pilastri con archi; in testa v'è l'altare maggiore isolato, con tabernacolo indorato per riporre il Santissimo Sacramento, e dentro v'è il coro con il quadro di San Giacomo. A destra e sinistra ci sono sei altari con immagini sacre in stucco, il primo con il quadro della Madonna della Buonaria, il secondo con la statua di Sant'Antonio, il terzo con l'immagine del Crocifisso, il quarto con la Madonna della Concezione, il quinto di [[San Francesco Saverio]] e il sesto con la statua di Santa Barbara, simile a una nicchia<ref>{{Cita web|url=http://www.circoloaternino.it/index.php/chiesa-di-san-giacomo/|titolo=Chiesa di San Giacomo degli Spagniuoli}}</ref>.
La chiesa fu ricostruita nel 1950 da [[Paride Pozzi]], ma in aspetto diverso, e intitolata all'Adorazione del Santissimo Sacramento.
[[File:Via d'annunzio.jpg|thumb|upright=1.3|L'attuale via D'Annunzio, come si presentava nel primo Novecento, in vista via dei Bastioni, la torre della chiesa storica di San Cetteo o del Sacramento, in fondo quella dell'ex chiesa di San Giacomo]]
;Vecchia chiesa di San Cetteo
La chiesa di San Cetteo ospitava la parrocchia dedicata al santo patrono amiternino, da almeno il [[XVII secolo]]. Era una piccola struttura con la facciata rivolta verso Piazza Garibaldi, e non sul viale D'Annunzio, come l'attuale Cattedrale. Viene descritta, in una relazione della visita pastorale dell'arcivescovo di Chieti del [[1841]], di forma irregolare, non conforme a qualsiasi ordine architettonico e priva di abbellimenti rilevanti all'esterno, se non il portale in stile classico rinascimentale. Il campanile era a torre, con cuspide conica, modificata nel primo '900 in cuspide cipollinea, per poi essere abbattuta insieme a gran parte della torre, perché pericolante. La facciata aveva il portale in stile classico e due piccoli rosoni circolari; l'interno era a due navate irregolari, con otto finestre laterali per le luci. Il portale corrispondeva alla navata di destra, v'erano un piccolo organo, il pulpito in gesso, otto altari e una piccola cappella dedicata a San Cetteo. Le due navate erano divise da cinque arcate, quella di destra era più piccola. La chiesa fu descritta nelle ''[[Novelle della Pescara]]'' da [[Gabriele d'Annunzio]], nel racconto de "La vergine Orsola", accennando ai pilastri, ai lacerti di mosaici e all'ambone decorato con motivi vegetali.
Una seconda chiesa, dedicata a San Cetteo (e futura cappella della chiesa del Sacramento fino al 1929), sorgeva accanto a questa. La chiesa era detta impropriamente "duomo", e fu ricostruita nel [[1783]] grazie all'architetto Giovanni Fontana per 2700 ducati. La chiesa era dotata di cupola, crollata per il collasso di sei pilastri. Per i soldi si attinse alle rendite della badia di Santa Maria de Mejulano di [[Corropoli]]. Nel 1798 i lavori furono sospesi per la guerra tra borbonici e francesi; la chiesa rimase in grave stato di abbandono fino al [[1837]], con molte parti del tetto scoperchiate, quando successivamente il parroco Settimio de Marinis si prese l'impegno della ricostruzione. Nel 1845 il progetto fu affidato all'ingegnere Giovanni Gazzella di [[Chieti]], ma nel 1857 la sede parrocchiale fu trasferita nella chiesa del Sacramento, e anche se il provvedimento era provvisorio, tale chiesa assunse fino alla sua demolizione le funzioni parrocchiali di Porta Nuova. Un nuovo progetto di ricostruzione di una grande chiesa per Pescara fu proposto dopo il 1860 dall'abate Giuseppe Corazzini, finanziato dal governo borbonico, ma dopo la caduta di [[Francesco II delle Due Sicilie]], non se ne fece nulla. La chiesa a pianta centrale, in grave stato dei abbandono, venne semi-demolita e accorpata alla parrocchia.
 
;=== Vecchia chiesa di San Cetteo ===
Lo scrittore [[Gabriele d'Annunzio]] in una lettera del 15 dicembre 1929 lamentava il cattivo stato della chiesa del Sacramento, dato che da due anni Pescara era diventata capoluogo di provincia, e chiedeva che le spoglie della madre Luisa venissero traslate nella parrocchia. Il rilevamento del Genio Civile di Pescara constatò il cattivo stato della chiesa e si propose la demolizione per una nuova struttura centrale religiosa per la nuova città. Nel 1930 fu abbattuto il campanile pericolante. Il 12 aprile 1933 don Brandano, parroco della chiesa, comunicava per lettera con D'Annunzio di un futuro rifacimento della chiesa; il progetto fu affidato a [[Cesare Bazzani]], che concordò con D'Annunzio un tempio in stile romanico abruzzese; il nuovo tempio sorse sopra la chiesa vecchia.
La chiesa di San Cetteo ospitava la parrocchia dedicata al santo patrono amiternino, da almeno il [[XVII secolo]], benché ufficialmente fosse nota come chiesa del Santissimo Sacramento,
Laricavata chiesada diuna Sanporzione Cetteodella ospitavavecchia lachiesa parrocchiadi dedicataSanta alGerusalemme santo patrono amiternino, da almeno il [[XVII secolo]]. Era una piccola struttura su via dei Bastioni, con la facciata rivolta verso Piazza Garibaldi, e non sul viale D'Annunzio, come l'attuale Cattedrale. Viene descritta, in una relazione della visita pastorale dell'arcivescovo di Chieti del [[1841]], di forma irregolare, non conforme a qualsiasi ordine architettonico e priva di abbellimenti rilevanti all'esterno, se non il portale in stile classico rinascimentale. Il campanile era a torre, con cuspide conica, modificata nel primo '900 in cuspide cipollinea, per poi essere abbattuta insieme a gran parte della torre, perché pericolante, nel 1929. La facciata aveva il portale in stile classico e due piccoli rosoni circolari; l'interno era a due navate irregolari, con otto finestre laterali per le luci. Il portale corrispondeva alla navata di destra, v'erano un piccolo organo, il pulpito in gesso, otto altari e una piccola cappella dedicata a San Cetteo. Le due navate erano divise da cinque arcate, quella di destra era più piccola. La chiesa fu descritta nelle ''[[Novelle della Pescara]]'' da [[Gabriele d'Annunzio]], nel racconto de "La vergine Orsola", accennando ai pilastri, ai lacerti di mosaici e all'ambone decorato con motivi vegetali.
 
=== La rotonda di Santa Gerusalemme e l'arco "Porta nuova "===
Una seconda chiesa, dedicataera aappunto Sanquella Cetteo (emedievale futura cappelladi dellaSanta chiesa del Sacramento fino al 1929), sorgeva accanto a questaGerusalemme. La chiesa era detta impropriamente "duomo", e fu ricostruita nel [[1783]] grazie all'architetto Giovanni Fontana per 2700 ducati, a pianta circolare, e con campanile laterale, posto accanto alla torre di San Cetteo. La chiesa era dotata di cupola, crollata per il collasso di sei pilastri qualche anno dopo. Per i soldi si attinse alle rendite della badia di Santa Maria de Mejulano di [[Corropoli]]. Nel 1798 i lavori furono sospesi per la guerra tra borbonici e francesi; la chiesa rimase in grave stato di abbandono fino al [[1837]], con molte parti del tetto scoperchiate, quando successivamente il parroco Settimio de Marinis si prese l'impegno della ricostruzione. Nel 1845 il progetto fu affidato all'ingegnere Giovanni Gazzella di [[Chieti]], ma nel 1857 la sede parrocchiale fu trasferita nella chiesa del Sacramento, e anche se il provvedimento era provvisorio, tale chiesa assunse fino alla sua demolizione le funzioni parrocchiali di Porta Nuova. Un nuovo progetto di ricostruzione di una grande chiesa per Pescara fu proposto dopo il 1860 dall'abate Giuseppe Corazzini, finanziato dal governo borbonico, ma dopo la caduta di [[Francesco II delle Due Sicilie]], non se ne fece nulla. La chiesa a pianta centrale, in grave stato dei abbandono, venne semi-demolita nel 1892 e accorpata alla parrocchia. Rimaneva in piedi l'arco della porta, detto volgarmente "Porta nuova", perché ci si transitava per andare al ponte sul fiume, insieme all'arco distrutto nel 1943 compreso nelle mura delle casermette militari della fortezza; rimaneva in piedi anche la torre campanaria con l'orologio,ma ambedue i eesti della chiesa furono definitivamente distrutti nel 1902 per consentire un migliore accesso al quartiere dal viale Umberto I, ossia viale D'Annunzio.
 
=== La nuova cattedrale di Pescara ===
Lo scrittore [[Gabriele d'Annunzio]] in una lettera del 15 dicembre 1929 lamentava il cattivo stato della chiesa del Sacramento, dato che da due anni Pescara era diventata capoluogo di provincia, e chiedeva che le spoglie della madre LuisaLuisade Benedictis venissero traslate nella parrocchia dal cimitero comunale. Il rilevamento del Genio Civile di Pescara constatò il cattivo stato della chiesa e si propose la demolizione per una nuova struttura centrale religiosa per la nuova città. Nel 1930 fu abbattuto il campanile pericolante. Il 12 aprile 1933 don Brandano, parroco della chiesa, comunicava per lettera con D'Annunzio di un futuro rifacimento della chiesa; il progetto fu affidato a [[Cesare Bazzani]], che concordò con D'Annunzio un tempio in stile romanico abruzzese; il nuovo tempio sorse sopra la chiesa vecchia.
 
=== La [[Basilica della Madonna dei sette dolori]] ===
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La chiesa ha pianta basilicale a pianta rettangolare con transetto sporgente, e abside semicircolare. La facciata è delimitata da un ordine di doppie lesene corinzie e da un timpano triangolare, accanto alla quali si dispongono due ali più basse, determinate dai medesimi elementi decorativi. Alla tripartizione del prospetto corrisponde l'andamento longitudinale delle tre navate interne, ritmate da una volta a pilastri cruciformi, destinati a sorreggere archi a tutto sesto. L'illuminazione proviene da vetrate policrome. Un monumentale arco di trionfo conduce al presbiterio, legata all'abside, illuminata da finestre istoriate con santi. Nei pressi della basilica si trovano due fontane di cui una risalente con certezza al millesettecento e presumibilmente anche l'altra, nonché il [[convento]], iniziato nel [[1800]]<ref>{{Cita web|url=http://www.settedolori.pe.it/|titolo=Sito della Basilica|accesso=20 novembre 2010}}</ref>.
 
=== Sviluppo di [[Castellammare Adriatico]] ===
L'antica Castellammare esisteva come piccolo borgo dal XVIII secolo, sviluppatosi attorno la basilica della Madonna dei Sette Dolori, esisteva anche il palazzo comunale (dal 1808 Castellammare fu municipio), ma fu distrutto nel 1943; le case si trovano tutt'ora tra via Madonna, via Santuario via di Sotto.
 
=== Il piano urbanistico di Leopoldo Muzii ===
Leopoldo Muzii, nato nel 1847, erede di una delle principali famiglie teramane che avevano possedimenti nel territorio di Castellammare sulla sponda sinistra del fiume, fu tra i personaggi più in vista della vita politica locale tra il 1800 e il 1900 e una delle figure centrali per lo sviluppo di Castellammare Adriatico.
[[File:Leopoldo-muzii.png|thumb|Leopoldo Muzii]]
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Il primo atto politico di Leopoldo Muzii fu il trasferimento del municipio dai Colli alla piana di Castellammare, il 1 gennaio 1881 nel Palazzo Mezzopreti (oggi sede del conservatorio musicale di Pescara), di proprietà di Giuseppe Coppa, di fronte alla famiglia dei Muzii. Il palazzo vero e proprio come lo si vede oggi è frutto di un rifacimento del 1883.
 
Tale atto dimostrò la chiara intenzione del Muzii di una nuova e moderna dirigenza politica, con lo spostamento del baricentro del potere e del centro vitale nella piana di Castellammare, per valorizzare non solo l'edificazione di quest'are ancora poco popolata, ma anche del turismo balneare alto-borghese, come accadrà qualche anno più tardi alle soglie del XX secolo. Lo stesso [[Gabriele d'Annunzio]] approvò queste scelte di improvviso rinnovamento urbano della città, anche se nelle ''[[Novelle della Pescara]]'' (1902) lo canzona come un "gran nemico", in ricordo dell'astio insanabile tra castellamaresi e pescaresi. Nel 1882 il Muzii stilò il primo piano regolatore di Castellammare, al fine di garantire una disposizione ordinata dell'abitato, con assi ortogonali ancora oggi visibili, la salubrità e la funzionalità del sistema viario in relazione alle nuove direttrici di sviluppo commerciali e turistico-balneari.<br/>

===La nuova Castellammare ===
Quattro grandi assi viari orizzontali, che finivano verso Piazzail Umberto Imare (PiazzaLungomare SalottoMatteotti) all'altezza della rotonda dello Stabilimento Muzii, attuale
piazza I Maggio, vennero tracciati, andando dal mare verso la collina: viale Regina Elena, viale Regina Margherita, viale Giovanni Bovio, viale Silvio Pellico, lasciando l'area giardino della Villa Sabucchi, strade che s'intersecano con l'attuale viale L. Muzii, viale De Amicis, viale Mazzini e corso Umberto I, continuando poi per l'area della Vallicella con i decumani di via Umbria, via Firenze, via Battisti, via Milano, via Torquato Tasso e viale Nicola Fabrizi, ricavata dalla bonifica del lago, che permetteva un diretto collegamento con la sponda nord del fiume, dove si trovava, presso il porto, il villaggio di pescatori del Borgo Marino.
 
In origine la strada maggiore era corso Umberto I, che era uno stradone continuo da piazza Stazione fino alla riviera; durante le ricostruzioni dei bombardamenti piatbellici, col piano di Luigi Piccinato verrà creata la nota [[Piazza Salotto]] o della Rinascita.
[[File:Pescara 2008 -Chiesa del Sacro Cuore- by-RaBoe 02.jpg|thumb|Interno neogotico della chiesa del Sacro Cuore di Gesù]]
Quest'ultimo erano un semplice villaggio di case fabbricate in mattoni, a un unico piano e con due vani ciascuno, esistente sin dal XVIII secolo con case di legno, successivamente nel primo Novecento divenute in pietra. Occupavano l'area del bosco della Villa del Barone De Riseis, a cui pagavano l'affitto, e vivevano di sola pesca, per lo più erano braccianti, impiegati anche per lavori saltuari, e svolgevano una vita a sé stante, lontano dagli eventi di Pescara e Castellammare. Soltanto negli anni '50, con l'espansione edilizia del quartiere Castellammare, compreso nel 1927 nel municipio unico di Pescara con l'abitato di Porta Nuova, il Borgo Marino entrò nelle sorti della città tutta di Pescara: venne realizzata la strada asfaltata di via Pietro Gobetti, vennero nel 1962 costruita la nuova parrocchia di Sant'Andrea Apostolo e si può dire che alla fine degli anni '80 la popolazione locale si fosse ben fusa con il resto della città, determinando tuttavia in parte la perdita delle antiche e umili tradizioni, dall'altra la scomparsa e l'abbandono di molte casette popolari in mattoni, per cui delle associazioni si sono impegnate e si impegnano per impedirne la completa distruzione a favore dell'edilizia moderna.
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Essendo stato creato anche lo scalo ferroviario di Pescara Centrale nel 1863, la costruzione, spostandosi verso sud del nuovo centro di Castellammare, rientrava perfettamente nei piani del Muzii di sviluppo economico-sociale. Costruita la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, con le prime abitazioni residenziali attorno, si andò a costituire la Piazza del Mercato e successivamente nel tardo Ottocento potevano dirsi già pienamente formati i due assi ortogonali del corso Vittorio Emanuele II, che conduceva sino al fiume Pescara presso il ponte di ferro, e del corso Umberto I, che attraversava perpendicolarmente l'abitato nuovo, sino al mare, passando per piazza Principe Umberto di Savoia, divenuto il nuovo cuore del salotto cittadino. Nel 1883 si creò il primo caffè concerto per dilettare i villeggianti e dare un luogo centrale di ritrovo, nel frattempo si dava avvio alla stagione balneare sulla riviera, con la costruzione dei primi stabilimenti e dei casotti.
 
=== Il quartiere Castellammare come nuova realtà economica di Pescara===
Castellammare dunque assunse l'aspetto di città residenziale alto-borghese, con la schiera di case popolari, alcune delle quali ancora visibili, lungo il corso Vittorio Emanuele, divenuto il sobborgo dei ferrovieri, data l'estrema vicinanza alla stazione centrale. Il corso Umberto I, con i relativi decumani di via Cesare Battisti, via Milano, via Firenze invece, come è ancora in parte visibile in alcune zone di queste strade, divenne zona di residenza. L'arte architettonica poté dare pienamente svilupparsi con lo sperimentalismo eclettico, del liberty, del moresco e del neorinascimentale, il cui massimo esempio in questa zona oggi è il Palazzo Muzii in piazza Salotto, dato che la stessa parrocchia del Sacro Cuore era stata eretta in uno stile misto tra il neoromanico e il neogotico.
 
Purtroppo, a causa dei danni bellici del 1943, e della ricostruzione in stile moderno, molte di queste strutture oggi sono andate perdute, sopratutto perché il quartiere fu pesantemente bombardato il 31 agosto 1943, sulla riviera, sul corso Umberto e corso Vittorio Emanuele, via Regina Elena, via Ravenna, via Fabrizi. Inoltre durante il boom economico, nel pieno del fervore edilizio, molte strutture rimaste intatte furono demolite per lasciare posto a condomini.
 
=== La città giardino e realizzazioni nel fascismo ===
[[File:Via-regina-elena-palazzo-ciaranca.jpg|thumb|Palazzo Ciaranca: incrocio via Regina Elena con il corso Umberto I]]
Già dai primi anni del 900 si andava formando, in parallelo all'attenuarsi delle rivalità fra i due centri, l'idea dell'unificazione delle cittadine, ma primi concreti progetti di fusione risalgono al [[1922]], quando su interessamento di [[Giacomo Acerbo]] e [[Gabriele d'Annunzio]], essendo ormai evidenti le grandi potenzialità di sviluppo dell'area, iniziarono le prime attività di [[Gruppo di pressione|lobby]] sul governo centrale. In seguito [[Benito Mussolini]], nel [[1924]], annunciò dal balcone del Circolo Aternino l'imminente costituzione della quarta provincia d'Abruzzo, e infine l'opera avvenne nel [[1927]], quando la città venne unita e contestualmente elevata a capoluogo di una provincia che occupava i territori dell'ex [[Circondario di Penne]] (salvo il [[Mandamento di Bisenti]]) e dei comuni a sud del fiume Pescara sino alla [[Majella]]. A ricordo di questo processo fu ridenominato il piazzale del bastione San Cristoforo come piazza Unione.
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Negli anni fra il [[1933]] ed il [[1938]] (dopo la demolizione della precedente chiesa nel [[1929]] per peircoli statici), su sollecitazione anche del poeta D'Annunzio,l'architetto [[Cesare Bazzani|Bazzani]] lavorò al cantiere della nuova [[Cattedrale di San Cetteo|Cattedrale di Pescara]], dedicata a San Cetteo, cosegnando ai cittadini un edificio più moderno e ampio della duecentesca chiesetta del SS. Sacramento. Per la nuova chiesa fu scelto lo stile neoromanico all'abruzzese.
 
=== La distruzione della seconda guerra mondiale ===
{{vedi anche|Bombardamento di Pescara}}
Gran parte del patrimonio edilizio della città andò distrutto o gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. I bombardamenti non furono seguiti soltanto dalla ricostruzione del volto monumentale di Pescara, che si apprestava ormai a diventare la città maggiore della regione già da prima del conflitto, ma vennero costruiti anche interi nuovi quartieri, col conseguente sviluppo delle aree rurali circostanti il centro abitato.
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La strage peggiore si consumò nella stazione Centrale, dove i pescaresi si erano ammassati per saccheggiare i vagoni di un treno di rifornimenti diretto a sud fermo in stazione, che trasportava viveri e risorse come farina, zucchero, sigarette, sale. Durante l'assalto ai vagoni giunse l'attacco aereo, ed in pochi minuti perirono in 600 o 900 persone, trucidate dalle bombe che bersagliarono la ferrovia. Questi ultimi eventi convinsero l'80% dei pescaresi ad abbandonare definitivamente la città, ridotta a un ammasso di macerie, mentre la sede amministrativa si spostava nel comune di [[Spoltore]], al tempo frazione della città. Pescara di fatto divenne una città fantasma, con pochi civili ancora nelle case, il che permise di contenere le morti nelle successive incursioni aeree. Fra gli utlimi atti della distruzione di Pescara vi fu il crollo del ponte Littorio, fatto saltare in aria dai tedeschi in ritirata verso nord nel giugno 1944, per impedire i collegamenti tra le sponde del fiume. Il ponte verrà immediatamente ricostruito alla fine della guerra, chiamato ''Ponte Risorgimento''.
 
=== La ricostruzione della città moderna ===
Nella ricostruzione del dopoguerra, le amministrazioni percepirono ugualmente il grande potenziale economico-sociale che la città stava esprimendo da un trentennio, ossia il fatto che Pescara era un importante punto di collegamento mediante la via Adriatica e Tiburtina con Roma e con le città maggiori di Ancona e Pesaro. La città contava circa 50.000 abitanti all'epoca della guerra, una realtà comunque di provincia, una città nastro che si trova lungo le grandi vie di comunicazione, impostata sin dall'inizio soprattutto per quanto riguarda il quartiere Castellammare su uno schema di lottizzazione a scacchiera.
 
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In sostanza, per via dell'eccessiva urbanizzazione, Pescara non pensò a rinnovare il suo aspetto estetico, cullandosi sul fatto di essere diventata la prima città economica e demografica d'Abruzzo, venendo anche definita dai visitatori una "Manhattan d'Italia". Gli anni più duri della speculazione edilizia furono quelli a cavallo tra il 1970 e il 1990, quando ad esempio l'antica zona di Porta Nuova, del corso Manthoné e via delle Caserme, eccettuata l'area della casa di D'Annunzio, divenne area di spaccio e di frequentazioni poco raccomandabili, sino al mento recupero iniziato dal 2005 in poi dell'antico quartiere storico.<br/>Alle soglie degli anni 2000, con il recupero culturale e materiale delle strutture storiche, se si eccepisce per la demolizione nel 2010 della Centrale del Latte degli anni '30, Pescara è tornata a far parlare di sé al livello artistico con il coinvolgimento delle amministrazioni di architetti e scultori di fama internazionale, oltre ai già citati membri della famiglia Cascella, che dal 1987 hanno dato lustro alla città con ''La Nave'' del lungomare, il Monumento ai Caduti in Piazza Garibaldi e le sculture del Ponte Risorgimento.<br/>Nel 2008 lo scultore giapponese [[Toyoo Itō]] è stato chiamato per la realizzazione del ''Calice'' in Piazza Salotto, opera che però dopo qualche mese si è incrinata e rimossa, mentre nel 2009 veniva completato il [[Ponte del Mare]] iniziato due anni prima, per collegare al livello pedonale e ciclabile il lungomare Matteotti e il Cristoforo Colombo tra le due sponde del fiume, nel 2017 invece veniva realizzato sia al livello estetico che funzionale, il [[Ponte Flaiano]], incidendo fortemente, e positivamente sul nuovo volto e sullo skyline di Pescara.<br/>Infatti sino ad allora i principali simboli della città erano la torre littoria del Palazzo Civico e la Nave di [[Pietro Cascella]]. Sempre sul lungomare sono state realizzate la Fontana "La Meridiana" (riviera Sud) e la Fontana delle Naiadi e il Monumento a Raffaele Paolucci (riviera Nord).
 
Monumenti architettonici ==
=== Architetture religiose ===
{{vedi anche|Chiese di Pescara}}