Salvatore Riina: differenze tra le versioni
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=== Primi anni ===
[[File:Salvatore Riina ID Card.jpg|thumb|Cartellino della [[Carta d'identità]] di Salvatore Riina, rilasciata nel [[1955]].]]
Nato a Corleone in una famiglia di contadini il 16 novembre del [[1930]], nel settembre 1943 Riina perse il padre Giovanni e il fratello Francesco (di 7 anni) mentre, insieme al fratello [[Gaetano Riina|Gaetano]], stavano cercando di estrarre la polvere da sparo da una bomba inesplosa, rinvenuta tra le terre che curavano, per rivenderla insieme al metallo. Gaetano rimase ferito, mentre Totò rimase illeso<ref>Enrico Deaglio, ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', Feltrinelli, 1993, pag. 158.</ref>. In questi anni conobbe il [[Mafia|mafioso]] [[Luciano Liggio]], con il quale intraprese il furto di covoni di grano e bestiame e che lo affiliò nella locale [[cosca]] mafiosa, di cui faceva parte anche lo zio paterno di Riina, Giacomo<ref>
A 19 anni Riina fu condannato a una pena di 12 anni, scontata parzialmente nel carcere dell'[[Ucciardone]], per aver ucciso in una rissa un suo coetaneo<ref>Da [[Blu notte - Misteri italiani|Blu notte]] - La Mattanza, [[Rai3]]</ref>, Domenico Di Matteo, venendo scarcerato nel [[1956]]. Insieme a Liggio e alla sua banda, cominciò a occuparsi di macellazione clandestina di [[Abigeato|bestiame rubato]] nei terreni della società armentizia di contrada [[Corleone|Piano di Scala]]. Nel [[1958]] Liggio eliminò il suo capo [[Michele Navarra]] e nei mesi successivi, insieme alla sua banda, di cui faceva parte anche Riina, scatenò un conflitto contro gli ex-uomini di Navarra, che furono in gran parte assassinati fino al [[1963]]<ref>
Riina venne però arrestato nel dicembre del [[1963]] a Torre di Gaffe (Ag) nella parte alta del paese, da una pattuglia di agenti di Polizia di cui faceva parte anche il commissario [[Angelo Mangano]]<ref>{{Cita news|autore=|url=http://dweb.repubblica.it/dettaglio/i-leoni-addormentati/24102?page=3|titolo=Leoni addormentati|pubblicazione=la Repubblica|giorno=15|mese=ottobre|anno=2007|pagina=3|accesso=6 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131017211542/http://dweb.repubblica.it/dettaglio/i-leoni-addormentati/24102?page=3|dataarchivio=17 ottobre 2013|urlmorto=no}}</ref> il quale, nel 1964, parteciperà, sotto la direzione del tenente colonnello dei Carabinieri [[Ignazio Milillo]], alla cattura di Luciano Liggio<ref>{{Cita news|autore=Tony Zermo
Tuttavia, dopo aver scontato alcuni anni di prigione nel [[carcere dell'Ucciardone]] (dove conobbe [[Gaspare Mutolo]]), fu assolto per [[insufficienza di prove]] nel processo svoltosi a [[Bari]] nel [[1969]]<ref name="autogenerato1">{{Cita news|autore=Dino Paternostro|url=http://www.cittanuove-corleone.it/La%20Sicilia,%20Liggio%20incorona%20Riina%2023.10.2005%20pa03.pdf|titolo=Lo «sbarco» di Totò Riina a Palermo|pubblicazione=La Sicilia|giorno=23|mese=ottobre|anno=2005|pagina=31|accesso=6 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120226141026/http://www.cittanuove-corleone.it/La%20Sicilia,%20Liggio%20incorona%20Riina%2023.10.2005%20pa03.pdf|dataarchivio=26 febbraio 2012|urlmorto=no}}</ref>. Dopo l'assoluzione, Riina si trasferì con Liggio a [[Bitonto]], in [[provincia di Bari]], ma il Tribunale di [[Palermo]] emise un'ordinanza di custodia precauzionale nei loro confronti. Riina tornò da solo a Corleone, dove venne arrestato e gli venne applicata la misura del [[soggiorno obbligato]] nella cittadina di [[San Giovanni in Persiceto]] ([[Provincia di Bologna|BO]])<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/29/ma-ora-il-boss-dei-boss-vuole.html?refresh_ce|titolo=Ma ora il boss dei boss vuole sposare Ninetta|accesso=13 gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180113203200/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/29/ma-ora-il-boss-dei-boss-vuole.html?refresh_ce|dataarchivio=13 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref>; scarcerato e munito di foglio di via obbligatorio, Riina non raggiunse mai il luogo di soggiorno obbligato e si rese irreperibile, dando inizio alla sua lunga latitanza<ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/04_rel_02.pdf|titolo=Mafia, politica e poteri pubblici attraverso la storia di Luciano Leggio - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=5 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190812092007/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/04_rel_02.pdf|dataarchivio=12 agosto 2019|urlmorto=no}}</ref>.
=== Anni settanta e ottanta ===
Il 10 dicembre [[1969]] Riina fu tra gli esecutori della cosiddetta [[strage di Viale Lazio]], che doveva punire il [[Boss mafioso|boss]] [[Michele Cavataio]]<ref name="autogenerato1" />. Nel periodo successivo Riina sostituì spesso Liggio nel "triumvirato" provvisorio di cui faceva parte assieme ai boss [[Stefano Bontate]] e [[Gaetano Badalamenti]], che aveva il compito di dirimere le dispute tra le varie cosche della [[provincia di Palermo]]<ref name="autogenerato7">
Attraverso Liggio, Riina divenne "compare di anello" di [[Mico Tripodo]], boss della [['Ndrangheta]]<ref name="autogenerato5">{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0004_Vol_011.pdf|titolo=Ordinanza contro Michele Greco+18 per gli omicidi Reina-Mattarella-La Torre|pubblicazione=|accesso=4 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180820234824/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0004_Vol_011.pdf|dataarchivio=20 agosto 2018|urlmorto=no}}</ref>, e si legò ai [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]], [[Camorra|camorristi]] [[Napoli|napoletani]] affiliati a [[Cosa nostra]], con cui avviò un contrabbando di sigarette estere<ref>{{cita web |url=http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=5 febbraio 2007 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070205102450/http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf |dataarchivio=5 febbraio 2007 }}</ref>. Nel [[1974]] Riina divenne il reggente della cosca di [[Corleone]] dopo l'arresto di Liggio e l'anno successivo fece sequestrare e uccidere Luigi Corleo, suocero di [[Nino Salvo]], ricco e famoso esattore affiliato alla cosca di [[Salemi]]; il sequestro venne attuato per dare un duro colpo al prestigio di Badalamenti e di Bontate, i quali erano legati a Salvo e non riusciranno a ottenere né la liberazione dell'ostaggio, né la restituzione del corpo, anche se Riina negò con forza ogni coinvolgimento nel sequestro<ref name="autogenerato2" /><ref>
Nel [[1978]] Riina ottenne l'espulsione di Badalamenti dalla Commissione, con l'accusa di aver ordinato l'uccisione di Francesco Madonia, capo della cosca di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta) e strettamente legato ai Corleonesi;<ref name=autogenerato2 /> l'incarico di dirigere la "[[Commissione interprovinciale|Commissione]]" passò a [[Michele Greco]], che avallerà tutte le successive decisioni di Riina.<ref>
Nel [[1981]] Riina fece eliminare Giuseppe Panno, capo della cosca di [[Casteldaccia]], strettamente legato a Bontate, il quale reagì organizzando un complotto per uccidere Riina, che però venne rivelato da Michele Greco<ref name=autogenerato6 />; Riina allora orchestrò l'assassinio di Bontate, avvalendosi anche del tradimento del fratello di quest'ultimo, Giovanni, e del suo capo-decina Pietro Lo Iacono. L'11 maggio 1981 venne ucciso anche il boss [[Salvatore Inzerillo]], strettamente legato a Bontate. I due omicidi diedero inizio alla cosiddetta «[[seconda guerra di mafia]]» e, nei mesi successivi, nella [[provincia di Palermo]], i ''boss'' dello schieramento che faceva capo a Riina uccisero oltre 200 [[Cosa nostra|mafiosi]] della fazione Bontate-Inzerillo-Badalamenti, mentre molti altri rimasero vittime della cosiddetta «[[lupara bianca]]»<ref name=autogenerato3 />. Il massacro continuò fino al [[1982]], quando si insediò una nuova "Commissione", composta soltanto da [[capomandamento|capimandamento]] fedeli a Riina e guidata dallo stesso Riina.
Il principale referente politico di Riina inizialmente fu [[Vito Ciancimino]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/20/morto-vito-ciancimino-la-dc-ai.html|titolo=è morto Vito Ciancimino la Dc ai tempi dei Corleonesi - la Repubblica.it|sito=Repubblica.it|data=20 novembre 2002|accesso=2019-04-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190428092023/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/20/morto-vito-ciancimino-la-dc-ai.html|dataarchivio=28 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref>, il quale nel [[1976]] instaurò un rapporto di collaborazione con la corrente di [[Giulio Andreotti]], in particolare con [[Salvo Lima]], che sfociò poi in un formale inserimento in tale gruppo politico e nell'appoggio dato dai delegati vicini a Ciancimino alla corrente [[Giulio Andreotti|andreottiana]] in occasione dei congressi nazionali della [[Democrazia Cristiana]] svoltisi nel [[1980]] e nel [[1983]]<ref name="autogenerato8">{{Cita news|url=http://www.diritto.net/il-foro-penale/181/709.html|titolo=Processo di 1º grado al senatore Giulio Andreotti|pubblicazione=Diritto.net|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130509010116/http://www.diritto.net/il-foro-penale/181/709.html|urlmorto=yes}}</ref>. Per proteggere gli interessi di Ciancimino, Riina propose alla "Commissione" gli omicidi dei suoi avversari politici: il 9 marzo [[1979]] fu ucciso [[Michele Reina]], segretario provinciale della [[Democrazia Cristiana]] che era entrato in contrasto con costruttori legati a Ciancimino; il 6 gennaio [[1980]] venne eliminato [[Piersanti Mattarella]], presidente della Regione che contrastava Ciancimino per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi; il 30 aprile [[1982]] venne trucidato [[Pio La Torre]], segretario regionale del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] che aveva più volte indicato pubblicamente Ciancimino come personaggio legato a Cosa Nostra<ref>
Dopo l'inizio della [[seconda guerra di mafia]], i cugini [[Ignazio e Nino Salvo]], ricchi e famosi esattori affiliati alla cosca di [[Salemi]], passarono dalla parte dello schieramento dei [[Corleonesi]], che faceva capo proprio a Riina, e furono incaricati di curare le relazioni con [[Salvo Lima]], che divenne il nuovo referente politico di Riina, soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicende processuali<ref name=autogenerato8 /><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805094998/articoli-arretrati/andreotti-assolto-ma-amico-dei-boss.html Andreotti assolto ma amico dei boss - Antimafiaduemila.com<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130606040834/http://www.antimafiaduemila.com/200805094998/articoli-arretrati/andreotti-assolto-ma-amico-dei-boss.html |data=6 giugno 2013 }}</ref><ref>
=== Anni novanta ===
Tuttavia il 30 gennaio [[1992]] la [[Suprema corte di cassazione|Cassazione]] confermò gli ergastoli del [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]]<ref>{{Cita news|autore=Francesco La Licata|url=http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1004477|titolo=RETROSCENA IL TEOREMA DI BUSCETTA Aveva <tradito> Cosa Nostra nell'era di Falcone e Borsellino Nell'87, i padrini finanziarono psi e radicali per dare un segnale|pubblicazione=La Stampa|data=22 ottobre 1992|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019110307/http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1004477|urlmorto=yes}}</ref> e sancì l'attendibilità delle dichiarazioni rese dal pentito [[Tommaso Buscetta]]. Sempre secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, Riina decise allora di lanciare un avvertimento ad Andreotti, che si era disinteressato alla sentenza e anzi aveva firmato un [[decreto-legge]] che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari<ref name=autogenerato8 /><ref>
Le deposizioni dei [[Collaboratore di giustizia|collaboratori di giustizia]] (su tutti [[Tommaso Buscetta]]) scateneranno la ritorsione di Cosa Nostra su precisa indicazione di Totò Riina, il quale autorizzò i capofamiglia a eliminare i familiari dei pentiti "sino al 20º grado di parentela"<ref name="ReferenceB">
L'allora vicecomandante dei Ros, [[Mario Mori]], incontrò nei primi giorni di giugno e nei mesi successivi [[Vito Ciancimino]], proponendo una trattativa con Cosa Nostra per mettere fine alla lunga scia di stragi che insanguinavano Palermo.
Mori si difese raccontando di avere avviato i contatti per tendere una trappola volta a stanare qualche latitante, ma Riina rispose con il [[Papello]]<ref>
L'esistenza della trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra è stata successivamente confermata da varie sentenze e dalle dichiarazioni di numerosi pentiti e di Uomini dello stato che per 20 anni avevano taciuto sulla trattativa. La stessa trattativa, secondo l'accusa, si sarebbe svolta per mezzo del papello che Riina avrebbe fatto avere al Ros dei carabinieri. Le richieste del boss Corleonese riguardavano il 41 bis, la chiusura delle carceri di Pianosa e Asinara e l'abolizione dell'ergastolo. <ref>{{Cita news|url=http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_20/mori-processo-mafia-palermo_81ef49f4-bd58-11de-a737-00144f02aabc.shtml|titolo=Mori: «Non ci fu nessuna trattativa Stato-mafia»|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=20|mese=10|anno=2009|accesso=20 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091022232606/https://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_20/mori-processo-mafia-palermo_81ef49f4-bd58-11de-a737-00144f02aabc.shtml|dataarchivio=22 ottobre 2009|urlmorto=no}}</ref> Il 12 marzo 2012, poi, nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del 1992 - 1993, i giudici scrivono che la trattativa tra Stato e Cosa nostra "ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des [...] L'iniziativa fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia".<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/03/12/visualizza_new.html_131045328.html|titolo=Stragi '93, trattativa Stato-Mafia ci fu|pubblicazione=[[Ansa.it]]|giorno=12|mese=3|anno=2012|accesso=12 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120312222611/http://ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/03/12/visualizza_new.html_131045328.html|dataarchivio=12 marzo 2012|urlmorto=no}}</ref>
Nell'estate del [[1992]] fu il principale responsabile della [[strage di Capaci]] e della [[strage di via D'Amelio]].
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Il 15 gennaio del [[1993]] fu [[Arresto di Salvatore Riina|catturato]] dal [[CRIMOR]] (squadra speciale dei [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] guidata dal [[Sergio De Caprio|Capitano Ultimo]])<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1040678 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>. Riina, latitante dal [[1969]], venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa, in via Bernini n. 54, insieme al suo autista [[Salvatore Biondino]]<ref>[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1040671 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130404185027/http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1040671 |data=4 aprile 2013 }}</ref>, a Palermo. Nella villa aveva trascorso alcuni anni della sua latitanza, insieme alla moglie [[Antonietta Bagarella]] e ai suoi figli<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1040666 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>. L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese nei giorni precedenti al generale dei carabinieri [[Francesco Delfino]] dall'ex autista di Riina, [[Baldassare Di Maggio|Baldassare (Balduccio) Di Maggio]], che decise di collaborare per ritorsione verso Cosa Nostra, che lo aveva condannato a morte<ref>[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1041119 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131224105722/http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1041119 |data=24 dicembre 2013 }}</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1041141 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
A partire dal dicembre [[1995]], Riina è stato rinchiuso nel supercarcere dell'[[Asinara]], in [[Sardegna]]<ref>
Proprio mentre era sottoposto a regime di [[41 bis|41-bis]], il 24 maggio [[1994]], durante una pausa del processo di primo grado a [[Reggio Calabria]] per l'uccisione del giudice [[Antonino Scopelliti]] fu raggiunto da Michele Carlino, giornalista di un'agenzia video (Med Media News), al quale rilasciò dichiarazioni minacciose contro il procuratore [[Giancarlo Caselli]] e altri rappresentanti delle [[istituzione|istituzioni]], lamentandosi delle severe condizioni imposte dal [[carcere]] duro. L'intervento di Riina causò l'apertura di un provvedimento disciplinare da parte del [[Consiglio Superiore della Magistratura]] contro il pubblico ministero [[Salvatore Boemi]], accusato di non aver vigilato sul detenuto.<ref>(fonte: Cap. "Le tre facce della medaglia", pag. 121 - Primo sangue, Aldo Pecora, Bur Rizzoli, Milano 2010)</ref>
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=== Anni 2000-2017 ===
A metà marzo del [[2003]] subisce un intervento chirurgico per problemi cardiaci e nel maggio dello stesso anno viene ricoverato nell'ospedale di [[Ascoli Piceno]] per un [[infarto]]<ref name="ReferenceC">{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/29/ascoli-toto-riina-ricoverato-in-ospedale-dopo.html|titolo=
Il 22 maggio [[2004]], nell'udienza del processo di Firenze per la [[strage di via dei Georgofili]], accusa il coinvolgimento dei servizi segreti nelle stragi di [[Capaci]] e via d'Amelio, e riferisce dei contatti fra l'allora colonnello [[Mario Mori]] e [[Vito Ciancimino]], attraverso il figlio di lui Massimo, al tempo non convocato in dibattimento.<ref>{{cita web|url=http://www.avvenire.it/Multimedia/AudioGallery/audio+rina.htm|titolo=I vecchi veleni di Riina|accesso=25 luglio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100527233749/http://www.avvenire.it/Multimedia/AudioGallery/audio+rina.htm|dataarchivio=27 maggio 2010|urlmorto=sì}}</ref>
Trasferito nel carcere milanese di Opera, viene nuovamente ricoverato nel [[2006]], sempre per problemi cardiaci, all'ospedale ''San Paolo'' di Milano.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/12/20/toto-riina-ricoverato-per-problemi-al-cuore.html|titolo=
Nel [[2017]], gli avvocati di Riina fanno richiesta al Tribunale di sorveglianza di Bologna per il differimento della pena a detenzione domiciliare, sottoponendo come motivazione lo stato precario di salute dello stesso Riina. Il 19 luglio il Tribunale si pronuncia negativamente su questa istanza, spiegando che Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero, ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione domiciliare".<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/07/19/tribunale-no-a-scarcerazione-riina_ce62ccd1-909b-412e-aca9-a340a4330706.html|titolo=Tribunale, no a scarcerazione Riina|pubblicazione=ANSA|data=19 luglio 2017|accesso=19 luglio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191001000253/http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/07/19/tribunale-no-a-scarcerazione-riina_ce62ccd1-909b-412e-aca9-a340a4330706.html|dataarchivio=1 ottobre 2019|urlmorto=no}}</ref>
Dopo essere entrato in coma in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute, è morto alle ore 3:37 del 17 novembre [[2017]]<ref>{{Cita news|url=https://www.corriere.it/cronache/17_novembre_16/mafia-boss-riina-fin-vita-3aa1a70e-caec-11e7-bd3e-51a6bf213dd1.shtml|titolo=È morto il boss Totò Riina, il «capo dei capi» della mafia non si era mai pentito|autore=Claudio Del Frate e Annalisa Grandi|pubblicazione=Corriere della Sera|data=16 novembre 2017|accesso=2019-04-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190428121342/https://www.corriere.it/cronache/17_novembre_16/mafia-boss-riina-fin-vita-3aa1a70e-caec-11e7-bd3e-51a6bf213dd1.shtml|dataarchivio=28 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref>, il giorno successivo al suo ottantasettesimo compleanno, nel reparto detenuti dell'[[ospedale Maggiore di Parma]].<ref name="morte">{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/17/news/e_morto_il_boss_toto_riina_da_24_anni_era_al_41_bis-181309472/|titolo=
== Processi ==
'''Condanne'''
* Nel [[1992]] Riina venne condannato in [[contumacia]] all'ergastolo insieme al ''boss'' [[Francesco Madonia]], per l'omicidio del capitano [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]<ref>
* Nell'ottobre del [[1993]] subisce la seconda condanna all'ergastolo, come mandante dell'omicidio del boss [[Vincenzo Puccio]]<ref>
* Nel [[1994]], altro ergastolo per l'omicidio di tre pentiti e quello di un cognato di [[Tommaso Buscetta]]<ref>
* Nel [[1995]], nel processo per l'omicidio del tenente colonnello [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], venne condannato all'ergastolo insieme a [[Bernardo Provenzano]], [[Michele Greco]] e [[Leoluca Bagarella]].
* Lo stesso anno, nel processo per gli omicidi dei commissari [[Beppe Montana]] e [[Ninni Cassarà]], venne condannato all'ergastolo insieme a [[Michele Greco]], [[Bernardo Brusca]], [[Francesco Madonia]] e [[Bernardo Provenzano]]
* Seguì il processo per gli omicidi di [[Piersanti Mattarella]], [[Pio La Torre]] e [[Michele Reina]], nel quale gli viene inflitto un ulteriore ergastolo insieme a [[Michele Greco]], [[Bernardo Brusca]], [[Bernardo Provenzano]], [[Giuseppe Calò]], [[Francesco Madonia]] e [[Nenè Geraci]]<ref name="autogenerato4">{{Cita web |url=http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp |titolo=Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=4 febbraio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071214175116/http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/cronologiamafieantimafia/schedabase.asp |dataarchivio=14 dicembre 2007 |urlmorto=sì }}</ref>.
* Nel [[1995]], nel processo per l'omicidio del generale [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], del capo della mobile [[Boris Giuliano]] e del professor [[Paolo Giaccone]], Riina venne condannato all'ergastolo insieme a [[Bernardo Provenzano]], [[Giuseppe Calò]], [[Bernardo Brusca]], [[Francesco Madonia]], [[Nenè Geraci]] e Francesco Spadaro<ref>
* Nel [[1996]] venne nuovamente condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice [[Antonino Scopelliti]] insieme ai boss [[Giuseppe Calò]], [[Francesco Madonia]], [[Giuseppe Giacomo Gambino]], [[Giuseppe Lucchese]], [[Bernardo Brusca]], [[Salvatore Montalto]], Salvatore Buscemi, [[Nenè Geraci]] e [[Pietro Aglieri]]<ref name="autogenerato4" />.
* Nel [[1997]], nel processo per la [[strage di Capaci]], in cui vennero uccisi il magistrato [[Giovanni Falcone]], la moglie [[Francesca Morvillo]] e la scorta ([[Antonio Montinaro]], [[Vito Schifani]], [[Rocco Dicillo]]), Riina venne condannato all'ergastolo insieme ai boss [[Pietro Aglieri]], [[Bernardo Brusca]], [[Giuseppe Calò]], [[Raffaele Ganci]], [[Nenè Geraci]], [[Benedetto Spera]], [[Nitto Santapaola]], [[Bernardo Provenzano]], [[Salvatore Montalto]], [[Giuseppe Graviano]] e Matteo Motisi<ref>[http://www.fondazionefalcone.it/a_documenti/c_ergast.htm Sentenza Strage - CONDANNE ALL'ERGASTOLO<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130613062857/http://www.fondazionefalcone.it/a_documenti/c_ergast.htm |data=13 giugno 2013 }}</ref>.
* Lo stesso anno, nel processo per l'omicidio del giudice [[Cesare Terranova]], Riina ricevette un altro ergastolo insieme a [[Michele Greco]], [[Bernardo Brusca]], [[Giuseppe Calò]], [[Nenè Geraci]], [[Francesco Madonia]] e [[Bernardo Provenzano]]<ref>
* Nel [[1998]] venne condannato all'ergastolo insieme al boss [[Mariano Agate]] per l'omicidio del giudice [[Giangiacomo Ciaccio Montalto]]<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805034292/articoli-arretrati/notizie-in-breve-nd3.html NOTIZIE IN BREVE N3] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131004232906/http://www.antimafiaduemila.com/200805034292/articoli-arretrati/notizie-in-breve-nd3.html |data=4 ottobre 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>.
* Lo stesso anno, nel processo per l'omicidio del politico [[Salvo Lima]], venne condannato all'ergastolo insieme a [[Francesco Madonia]], [[Bernardo Brusca]], [[Giuseppe Calò|Pippo Calò]], [[Giuseppe Graviano]], [[Pietro Aglieri]], [[Salvatore Montalto]], Giuseppe Montalto, Salvatore Buscemi, [[Nenè Geraci]], [[Raffaele Ganci]], Giuseppe Farinella, [[Benedetto Spera]], [[Nino Giuffrè|Antonino Giuffrè]], [[Salvatore Biondino]], Michelangelo La Barbera, Simone Scalici e Salvatore Biondo mentre [[Salvatore Cancemi]] e [[Giovanni Brusca]] vennero condannati a 18 anni di carcere e i collaboratori di giustizia Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante (che confessarono il delitto) vennero condannati a 13 anni come esecutori materiali dell'agguato<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/16/Processo_Lima_ergastoli_padrini_Cosa_co_0_980716632.shtml Processo Lima: 18 ergastoli ai padrini di Cosa Nostra] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151204132847/http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/16/Processo_Lima_ergastoli_padrini_Cosa_co_0_980716632.shtml |date=4 dicembre 2015 }} Corriere della Sera, 16 luglio 1998</ref>. Nel [[2003]] la Cassazione annullò la condanna all'[[ergastolo]] per [[Pietro Aglieri]], Giuseppe Farinella, [[Giuseppe Graviano]] e [[Benedetto Spera]] mentre confermò le altre condanne<ref>
* Nel [[1999]] viene condannato all'ergastolo come mandante per la [[strage di via D'Amelio]], in cui persero la vita il giudice [[Paolo Borsellino]] e cinque dei suoi uomini di scorta ([[Emanuela Loi]], [[Agostino Catalano]], [[Vincenzo Li Muli]], [[Walter Eddie Cosina]] e [[Claudio Traina]]). Insieme a lui vengono condannati, alla stessa pena, i boss [[Pietro Aglieri]], Salvatore Biondino, Carlo Greco, [[Giuseppe Graviano]], Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia<ref>
* Nel [[2000]] subisce un'ulteriore condanna all'ergastolo insieme a [[Giuseppe Graviano]], [[Leoluca Bagarella]] e [[Bernardo Provenzano]], per l'attentato in [[via dei Georgofili]], in cui persero la vita cinque persone e subirono danni musei e chiese<ref>
* Nel [[2002]], per l'omicidio del giudice in pensione [[Alberto Giacomelli]], Riina venne condannato all'ergastolo come mandante<ref>
* lo stesso anno la Corte d'Assise di [[Caltanissetta]] condannò Riina all'ergastolo per l'omicidio del giudice [[Rocco Chinnici]] insieme ai boss [[Bernardo Provenzano]], [[Raffaele Ganci]], [[Antonino Madonia]], Salvatore Buscemi, [[Nenè Geraci]], [[Giuseppe Calò]], [[Francesco Madonia]], [[Salvatore Montalto|Salvatore]] e Giuseppe Montalto, Stefano Ganci e Vincenzo Galatolo<ref>
* sempre lo stesso anno, Riina venne condannato nuovamente all'ergastolo insieme al boss [[Vincenzo Virga]] per la [[strage di Pizzolungo]], in cui persero la vita Barbara Rizzo e i suoi figli, Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805216548/articoli-arretrati/era-toto-riina-a-volere-la-morte-del-giudice-carlo-palermo.html Era Toto' Riina a volere la morte del giudice Carlo Palermo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130725055008/http://www.antimafiaduemila.com/200805216548/articoli-arretrati/era-toto-riina-a-volere-la-morte-del-giudice-carlo-palermo.html |data=25 luglio 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>.
* Nel [[2009]] Riina ricevette un altro ergastolo, insieme a [[Bernardo Provenzano]], per la [[strage di viale Lazio]]<ref>
* Nel febbraio [[2010]] un altro ergastolo per Riina, che insieme ai boss Giuseppe Madonia, Gaetano Leonardo e Giacomo Sollami, decise, nel [[1983]], l'omicidio di Giovanni Mungiovino, politico della DC che si era opposto alla mafia corleonese, Giuseppe Cammarata, scomparso nel [[1989]], e Salvatore Saitta, ucciso nel [[1992]]<ref>[http://www.sicilianews24.it/index.php?option=com_content&task=view&id=12740&Itemid Notizie Sicilia Informazioni del giornale di Sicilia News24 online<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
* Il 26 gennaio [[2012]] gli viene inflitta una condanna all'ergastolo da parte della [[Corte di Assise|Corte d'Assise]] di [[Milano]] perché ritenuto il mandante dell'omicidio di [[Alfio Trovato]] del 2 maggio [[1992]], avvenuto in via Palmanova a Milano.<ref>
'''Assoluzioni'''
* Il 10 giugno [[2011]] viene assolto, per "incompletezza della prova" (ex art. 530 c.p.p.), dalla Corte d'Assise di [[Palermo]] per l'omicidio del 16 settembre 1970 del giornalista [[Mauro De Mauro]]<ref>{{cita web|url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/06/10/news/omicidio_de_mauro_assolto_tot_riina_la_procura_aveva_chiesto_l_ergastolo-17522015/|titolo=Repubblica Palermo 10 giugno 2011|accesso=3 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131210225249/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/06/10/news/omicidio_de_mauro_assolto_tot_riina_la_procura_aveva_chiesto_l_ergastolo-17522015/|dataarchivio=10 dicembre 2013|urlmorto=no}}</ref>.
* Il 14 aprile [[2015]] viene assolto dalla Corte d'Assise di [[Firenze]] dall'accusa di essere stato il mandante della [[strage del Rapido 904]] del 23 dicembre [[1984]] per mancanza di prove; il pubblico ministero aveva richiesto l'ergastolo per Riina, unico imputato. Nel [[1992]] erano stati condannati [[Pippo Calò]] fratello di [[Carlo Calò]], [[Guido Cercola]], [[Franco Di Agostino]] e l'artificiere tedesco [[Friedrich Schaudinn]].<ref>
== Il processo per la trattativa Stato-Mafia ==
{{vedi anche|Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra}}
Dal carcere di Opera, il 19 luglio [[2009]], nel ricorrerne l'anniversario, Riina espresse di nuovo la sua posizione secondo cui la [[strage di via D'Amelio]] sarebbe da imputare ad altri soggetti e non a lui, nello stesso periodo in cui [[Massimo Ciancimino]] annunciò che avrebbe consegnato ai magistrati il “papello”, una sola pagina a firma di Riina che conterrebbe le condizioni poste dalla mafia allo Stato.<ref>{{Cita news|autore=[[Attilio Bolzoni]]|coautori=Francesco Viviano|url=http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/ciancimino-patto/ciancimino-patto.html|titolo=Ciancimino jr, l'ultimo segreto "Patto mafia-Stato, ecco la prova"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=14 luglio 2009|accesso=16 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090717060116/http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/ciancimino-patto/ciancimino-patto.html|dataarchivio=17 luglio 2009}}</ref><ref>
Il 24 luglio [[2012]] la Procura di Palermo, sotto [[Antonio Ingroia]] e in riferimento all'indagine sulla [[Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra|Trattativa Stato-Mafia]], ha chiesto il rinvio a giudizio di Riina e altri 11 indagati accusati di ''"concorso esterno in associazione mafiosa"'' e ''"violenza o minaccia a corpo politico dello Stato"''. Gli altri imputati sono i politici [[Calogero Mannino]], [[Marcello Dell'Utri]], gli ufficiali [[Mario Mori]] e [[Giuseppe De Donno]], i boss [[Giovanni Brusca]], [[Leoluca Bagarella]], [[Antonino Cinà]] e [[Bernardo Provenzano]], il collaboratore di giustizia [[Massimo Ciancimino]] (anche ''"calunnia"'') e l'ex ministro [[Nicola Mancino]] (''"falsa testimonianza"'').<ref>[http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/24/news/trattati_la_procura_chiede_il_rinvio_a_giudizio-39613634/?ref=HRER2-1 ''Trattativa, la Procura chiede il rinvio a giudizio: processo per Riina, Provenzano e Mancino''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140221183232/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/24/news/trattati_la_procura_chiede_il_rinvio_a_giudizio-39613634/?ref=HRER2-1 |date=21 febbraio 2014 }}. Repubblica. Cronaca. 24 luglio 2012.</ref>
Nel novembre 2013 trapela la notizia di minacce da parte di Riina nei confronti del magistrato [[Antonino Di Matteo]], il pm che aveva retto l'accusa in numerosi procedimenti penali a suo carico<ref>{{Cita web|autore = SALVO PALAZZOLO su Repubblica.it|url = http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/11/13/news/riina_ordina_dal_carcere_il_pm_di_matteo_deve_morire-70883643/|titolo = Riina ordina dal carcere:
il pm Di Matteo deve morire|accesso = |data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140903063149/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/11/13/news/riina_ordina_dal_carcere_il_pm_di_matteo_deve_morire-70883643/|dataarchivio = 3 settembre 2014|urlmorto = no}}</ref>, e degli altri magistrati che svolgevano il ruolo di pubblici ministeri nel processo sulla Trattativa: [[Roberto Tartaglia]], Vittorio Teresi, Francesco Del Bene<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_13/riina-carcere-minaccia-pm-matteo-deve-morire-mi-stanno-facendo-impazzire-26d78516-4c44-11e3-b498-cf01e116218a.shtml|titolo=Riina dal carcere minaccia il pm Di Matteo: «Deve morire. Mi stanno facendo impazzire»|sito=Corriere della Sera|data=2013-11-13|lingua=it|accesso=2019-05-29|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140213012456/http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_13/riina-carcere-minaccia-pm-matteo-deve-morire-mi-stanno-facendo-impazzire-26d78516-4c44-11e3-b498-cf01e116218a.shtml|dataarchivio=13 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref>.
Il 4 marzo 2014 viene nuovamente ricoverato.<ref>{{cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/04/mafia-il-boss-toto-riina-ricoverato-in-ospedale-gravissimo/902228/|titolo=Mafia, il boss Totò Riina ricoverato in ospedale: “Non in pericolo di vita”|editore=''[[il Fatto Quotidiano]]''|autore=Giovanna Trinchella|data=4 marzo 2014|accesso=4 marzo 2014|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191001000250/https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/04/mafia-il-boss-toto-riina-ricoverato-in-ospedale-gravissimo/902228/|dataarchivio=1 ottobre 2019|urlmorto=no}}</ref> Il 31 agosto 2014 i giornali riferiscono che nel novembre dell'anno prima Riina avrebbe rivolto minacce anche nei confronti di [[Don Luigi Ciotti]]<ref>{{Cita web|autore = Redazione Il Fatto Quotidiano|url = http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/31/riina-il-boss-su-don-luigi-ciotti-somiglia-a-puglisi-possiamo-pure-ammazzarlo/1103600/#.VAMtWAVIGWk.facebook|titolo = Riina minaccia Don Ciotti. Il prete: “Lotta alla mafia è atto di fedeltà al Vangelo”|accesso = |data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20191001000403/https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/31/riina-il-boss-su-don-luigi-ciotti-somiglia-a-puglisi-possiamo-pure-ammazzarlo/1103600/#.VAMtWAVIGWk.facebook|dataarchivio = 1 ottobre 2019|urlmorto = no}}</ref>.
== Vita privata ==
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Giovanni Francesco è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi avvenuti nell'anno [[1995]].
Giuseppe Salvatore è prima stato condannato per [[Associazione di tipo mafioso|associazione mafiosa]], quindi scarcerato il 29 febbraio [[2008]] per decorrenza dei termini dopo essere stato detenuto per otto anni<ref>[http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/mafia-2/libero-figlio-riina/libero-figlio-riina.html Libero figlio di Riina] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090717031057/http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/mafia-2/libero-figlio-riina/libero-figlio-riina.html |date=17 luglio 2009 }} Repubblica.it</ref>. Il 2 ottobre [[2011]], dopo aver scontato completamente la pena di 8 anni e 10 mesi, viene nuovamente rilasciato sotto prevenzione con obbligo di dimora a [[Corleone]]<ref>[http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_02/riina-libero-corleone_a02fa3dc-ece5-11e0-9c5b-49e285760169.shtml Riina jr esce dal carcere e torna a Corleone] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111003195528/http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_02/riina-libero-corleone_a02fa3dc-ece5-11e0-9c5b-49e285760169.shtml |date=3 ottobre 2011 }} Corriere.it, 02-10-2011</ref> e comincia a trapelare la notizia di un suo piano per fare un attentato all'ex Ministro della Giustizia [[Angelino Alfano]] per via dell'inasprimento del [[Articolo 41 bis|regime dell'articolo 41-bis]]<ref>[http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_03/riina-progetto-attentato-alfano_218d1a46-edb2-11e0-8721-690dea02417b.shtml Un pentito: Riina Jr progettava di uccidere l'ex ministro Alfano] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111003195511/http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_03/riina-progetto-attentato-alfano_218d1a46-edb2-11e0-8721-690dea02417b.shtml |date=3 ottobre 2011 }} Corriere.it, 03-10-2011</ref>.
== Impatto culturale ==
* ''[[Ultimo (miniserie televisiva)|Ultimo]]'', miniserie TV del [[1998]] di [[Canale 5]] di [[Stefano Reali]] sul capitano [[Sergio De Caprio|Ultimo]]. In questo film il personaggio di Salvatore Partanna, boss [[Mafia|mafioso]] ispirato a [[Totò Riina]], è interpretato da [[Victor Cavallo]] nella prima stagione, e da [[Enzo Rai]] nella [[Ultimo - L'occhio del falco|quarta stagione]] di [[Michele Soavi]] nel [[2013]].
* ''[[I giudici - Excellent Cadavers]]'', film del [[1999]] di [[Ricky Tognazzi]] su [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]]: Victor Cavallo
* ''[[Il capo dei capi]]'', miniserie TV del [[2007]] di [[Canale 5]]<ref>
* ''[[L'ultimo dei corleonesi]]'', film TV del 2007 di [[Rai Uno]], regia di [[Alberto Negrin]]: [[Marcello Mazzarella]]
* ''[[Il divo (film)|Il divo]]'', film del [[2008]] di [[Paolo Sorrentino]] su [[Giulio Andreotti]]: Enzo Rai
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