Ostrogota: differenze tra le versioni

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Qui l'invasione ebbe termine per l'avanzata del solito generale di Filippo l'Arabo, Decio Traiano, futuro imperatore. La città che era rimasta sotto assedio per lungo tempo fu liberata. La resa fu anche possibile grazie all'ignoranza dei Germani in fatto di [[macchina d'assedio|macchine d'assedio]] e probabilmente, come suggerisce [[Giordane]], «dalla somma versata loro dagli abitanti».<ref>Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', XVII, 1.</ref><ref>Michael Grant, ''Gli imperatori romani'', Roma 1984, p. 212.</ref>
 
Giordane racconta, infine, che i [[Goti]] tornati in patria con il ricco bottino romano, provocarono l'invidia dei vicini [[Gepidi]] (che hanno la stessa origine dei Goti), i quali, comandanticomandati da un certo [[Fastida]], mossero guerra ad Ostrogota, violando i loro stessi legami di sangue.
{{Citazione|Fastida inviò un'ambasceria ad Ostrogota, che comandava [[Ostrogoti]] e [[Visigoti]], le due genti con identica razza a quel tempo ancora uniti, e lamentandosi di essere chiuso da montagne assai aspre [ndr. i [[Carpazi]]], come da folte foreste, chiedeva in alternativa o la guerra o la concessione di nuove terre. Ostrogota rispose [...] che una simile guerra gli faceva orrore per la consanguineità dei popoli [...] ma che non intendeva cedere le terre.|Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', XVII.}}
I due eserciti si scontrarono di lì a poco presso la cittadella di ''Galti'', presso la quale scorre il fiume ''Aucha''. Lo scontro fu equilibrato soprattutto poiché entrambe le parti vi erano le stesse armi e la stessa tecnica di combattimento. Alla fine della giornata però prevalsero i Goti per un migliore talento tattico, in parte imparato dai Romani che poco prima avevano combattuto.