Daodejing: differenze tra le versioni

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{{F|opere letterarie|arg2=filosofia|marzo 2013}}{{Libro
{{tmp|libro}}{{Libro
|titolo = Dàodéjīng (Pinyin), Tao Tê Ching (Wade-Giles) «Libro della Via e della Virtù»
|autore = Lǎozi (Pinyin), Lao Tzŭ (Wade-Giles)
|annoorig = Presumibilmente tra il IV e il III secolo a.C.
|genere = Saggio filosofico
|lingua = Cinese
}}
 
"''Raggiungi il vuoto estremo e conserva una rigorosa tranquillità''"<ref name=":0" />(cap.XVI)
 
<br />[[File:Lao Tzu - Project Gutenberg eText 15250.jpg|thumb|verticale=1.4|Laozi]]
<small>"''Raggiungi il vuoto estremo e conserva una rigorosa tranquillità''"</small><ref name=":0" />(cap.XVI)[[File:Lao Tzu - Project Gutenberg eText 15250.jpg|thumb|verticale=1.4|Laozi]]
 
 
Il '''''Daodejing''''' ({{cinese|t=道德經}}, {{zh-s|道德经}}, [[Pinyin]]: ''Dàodéjīng'', [[Wade-Giles]]: '''''Tao Te Ching''''' «Libro della Via e della Virtù») è un testo [[Lingua cinese|cinese]] di prosa talvolta rimata, la cui composizione risale a un periodo compreso tra il [[IV secolo a.C.|IV]] e il [[III secolo a.C.]]
 
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== Struttura del testo ==
Il Daodejing è un testo relativamente breve, che consta di 5 000 [[Caratteri cinesi|caratteri]]: per questo motivo è noto anche come 五千文 (''wù qian wen'') o "[Classico] dei cinquemila caratteri".<ref name=prefazScarpari>{{cita libro|Attilio|Andreini|Laozi: genesi del Daodejing| 2004| Einaudi|Torino|capitolo=prefazione a cura di M. Scarpari|p=VIII}}</ref> Il testo è suddiviso in ottantuno capitoli o "stanze" di lunghezza diversa, all'interno dei quali si ritrovano numerosi passaggi in [[rima]], costituiti da veri e propri versi ritmati. Il numero non è casuale, è infatti sacro per il [[taoismo]], certamente frutto di una divisione artificiosa fatta durante o dopo la [[Dinastia Han]].<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Lao-tzu|curatore=J.J.L. Duyvendak|traduttore=Anna Devoto|titolo=Tao Te Ching Il Libro Della Via E Della Virtù|edizione=1 edizione Oscar Mondadori novembre 1978|ed=1|collana=Gli Oscar|editore=Mondadori|lingua=Italiano}}</ref> Difatti in uno scavo nella località di [[Mawangdui]] della provincia dello [[Hunan]], furono trovati vari manoscritti Taoisti scritti ad inchiostro su seta, tra questi due versioni del testo di Laozi. Esse sono probabilmente le più antiche a noi pervenute e sprovviste della suddivisione in 81 capitoli, inoltre sono sostanzialmente diverse: vi è un'inversione del corpo del testo. Ciò ha alimentato le discussioni sulle possibili variazioni incorse neidel millennitempo.<ref name=":1" />
 
Alla luce di questi elementi è facile capire perché siano state prodotte differenti versioni ad opera di [[Sinologia|sinologi]] competenti e di chi si è avventurato nella traduzione dell'opera.
 
Il testo tratta argomenti molto eterogenei nelle diverse stanze: si tratta molto spesso di [[aforisma|aforismi]], massime e precetti che vengono proposti in un linguaggio oscuro e criptico in cui abbondano metafore e termini di significato ambiguo, spesso di difficile traduzione. Per questo motivo sono possibili diverse interpretazioni degli stessi passaggi.<ref name=prefazScarpari />
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== Il titolo ==
 
Circa il significato del titolo:
* ''[[Tao|Dào/Tao]]'' [[Wikt:道|道]] letteralmente ha il significato di "via". Si può pensare a essa come forza fondamentale generativa e costantemente mutevole. L'eterno divenire che pervade l'universo.
* ''[[De (Chinese)|Dé/Te]]'' [[Wikt:德|德]] traducibile con "virtù". Tuttavia in origine questo termine non riguardava la sfera [[morale]], piuttosto è l'influenza che si irraggia dalla ''Via'', è la Forza Spirituale in senso magico; ''Te'' è potenza magica. Solo in seguito la "buona condotta" in senso naturalistico diventa la "buona condotta" in senso [[Etica|etico]]. Ma comunque spesso i due significati si confondono e sovrappongono. Difatti "Il Santo" a cui è rivolto il libro è colui che si identifica e si abbandona alla ''Via''; il suo obbiettivo principale è coltivare il ''Te'', forza vitale e potenziale magico. Lo fa con una profonda [[Ascetismo|ascesi]], una vita all'insegna della morigeratezza; resta dunque inattivo e passivo evitando ogni sforzo teso a raggiungere un qualche fine. Il suo fine è il ''[[Wu wei]]'' il Non-agire praticato con un'intenzione cosciente: atteggiamento dettato dalla certezza che il corso naturale delle cose (la ''Via'') lo favorirà. Qui si cela la potenza magica.
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=== Acqua come immagine della Via ===
Nel capitolo ottavo viene detto: <small>"''La bontà dell'acqua consiste nel fatto che si reca senza profitto ai diecimila esseri senza lottare. Essa si reca nel posto ( il più basso) che ogni uomo detesta. Ecco perché è molto vicina alla Via''"</small><ref name=":0" /><small>(capitolo XVIII)</small>
 
L'acqua rappresenta tutto ciò che c'è di buono e di propizio. La sua debolezza è intrinseca eppure senza fretta scava le valli e frantuma le rocce. Essa segue il suo corso naturale nello scendere a valle senza sforzo, si reca da tutti gli esseri viventi senza eccezione e nel posto più basso. Questo simboleggia "la bontà" delle cose comuni, il posto più discreto, più basso è il migliore e il più conforme alla Via. In questo senso l'acqua rappresentante la ''Via'' ci insegna, che le piccole cose e con esse la morigeratezza, l'umiltà e la discrezione sono profittevoli, virtuose ed auspicabili. Riguardo a questi concetti, riferendosi al "Santo" (di cui parleremo più avanti), vi è un passo del capitolo ventiduesimo molto esplicativo:

''<small>"Egli non si esibisce, e perciò risplende. Egli non si afferma, e perciò si manifesta. Egli non si vanta, e perciò riesce. Egli non si gloria, e perciò diventa il capo. Infatti, appunto perché non lotta, non c'è nessuno nell'impero che possa lottare con lui."</small>'' <small>(capitolo XXII)</small><ref name=":0" />

E Ancora meglio un passo del sessantatreesimoancora:

<small>''"Pratica il Non-agire, bada a non fare niente, assapora il senza sapore; considera il piccolo come grande, il poco come molto!" (capitolo LXIII)''<ref name=":0" /></small>
 
=== L'eterno divenire della Via ===
[[File:Ba-Gua animated.gif|miniatura|Diagramma taoista della [[Creazione (teologia)|creazione]] dei «diecimila esseri» dall'originale [[Uno (filosofia)|unità]] del [[Tao]] attraverso lo ''[[Yin-Yang|yin-yang]]'' e i trigrammi dell'''[[I-Ching]]'']]
L'immagine dell'acqua veicola anche un altro importante significato: il cambiamento, il mondo è concepito non in maniera statica ma dinamica. Qui si apre una stretta parentela con le idee fondamentali di un altro testo (anch'esso oscuro) che funge da pilastro della cultura cinese: [[I Ching|I-ching (Il libro dei Mutamenti)]] un libro di aforismi e [[divinazione]] in cui ogni cosa è rappresentata da dei simboli (esagrammi). Essi sono formati da un'alternanza di linee continue _____ (Yang) e spezzate __ __ (Yin), le combinazioni di tre linee formano otto trigrammi, questi ultimi vanno a creare i 64 esagrammi. Questi esagrammi a loro volta non sono permanenti ma mutano in un'alternanza di Yin (buio, freddo, femminilità, passività) e Yang (luce, caldo, mascolinità, attività).<ref>{{Cita libro|titolo=I Ching|ISBN=978-8845911309|titolo 2=Il libro dei Mutamenti}}</ref> Questa alternanza è la Via (il Tao). Tutto nella via è mutevole, temporaneo, costantemente incostante; ben raffigurato da un'alternanza di [[Ossimoro|ossimori]]: l'immobilità del ''non-agire'' e il dinamismo della ''Via.''
 
Infatti:
Infatti nel capitolo trentasettesimo: ''"La Via è costantemente inattiva, eppure non c'è niente che non si faccia [...] Se a questo potessero attenersi i re vassalli, i diecimila esseri accorrerebbero spontaneamente. Il cielo e la terra si unirebbero per far cadere una dolce rugiada, che il popolo riceverebbe spontaneamente in parti uguali senza che nessuno debba prendersene cura. In verità diventerebbero anch'essi privi di desideri. Essendo privi di desideri, diventerebbero tranquilli, e l'impero si consoliderebbe da solo."''<ref name=":0" />
 
Infatti nel capitolo trentasettesimo: <small>''"La Via è costantemente inattiva, eppure non c'è niente che non si faccia [...] Se a questo potessero attenersi i re vassalli, i diecimila esseri accorrerebbero spontaneamente. Il cielo e la terra si unirebbero per far cadere una dolce rugiada, che il popolo riceverebbe spontaneamente in parti uguali senza che nessuno debba prendersene cura. In verità diventerebbero anch'essi privi di desideri. Essendo privi di desideri, diventerebbero tranquilli, e l'impero si consoliderebbe da solo." (capitolo XXXVII)''<ref name=":0" /></small>
 
L'allusione all'impero è caratteristica del periodo intorno al 300 a.C. degli [[Periodo degli Stati Combattenti|Stati combattenti]] (che va dal [[453 a.C.]] al [[221 a.C.]]) durante il quale lo scopo dell'alta politica era l'unificazione della [[Cina]].
 
Difatti sul finire degli [[Periodo degli Stati Combattenti|Stati combattenti]] erano ormai avvenute ovunque riforme feudali e le divisioni territoriali rappresentavanoerano viste come un grave impedimento ad ulteriori sviluppi economici e culturali. Sono quindi molti e famosi i pensatori ([[Confucio]], [[Mencio]], [[Xunzi]], [[Han Fei]] e [[Li Si]]) che durante i periodi "[[Periodo delle primavere e degli autunni|delle primavere e degli autunni]]" e degli Stati combattenti si interrogarono sul tema dell'unificazione vista come tendenza inevitabile dello sviluppo storico.<ref name=":1">{{Cita libro|titolo=7000 anni di Cina|pp=p.60 e pp.21-22|ISBN=88-366-0016-6|titolo 2=Arte e archeologia cinese dal neolitico alla dinastia degli Han}}</ref>
 
=== Il Santo e il governo ===
QuiIl emergegoverno unè un'ulteriore elemento centrale del libro. Infatti il Tao-te-ching si rivolge principalmente al "Santo", ma questo santo è il Principe: colui che guida la nazione. Il libro vuole dare regole alla comunità degli uomini affinché seguano la ''Via''. In questo senso è figlio di idee totalitarie elaborate dalla [[Cento scuole di pensiero|scuola dei Legisti]], una tendenza politica del terzo secolo a.C. diretta contro la [[Feudalesimo|feudalità]] e un sistema di privilegi e istituzioni rituali. Lo strumento di cui bisognavanecessita il Principe per imporre la propria autorità assoluta è la [[Legge]], una legge che opera inesorabilmente come la ''Via''. Un principio che si basa sulla considerazione che la natura dell'uomo è malvagia o abbietta e soltanto con la Legge, che si impone con pene severe, si può costringerlo a una "buona condotta" e con lui tutta la nazione.
 
Capitolo terzo: <small>''"Se non si esaltano gli uomini di talento, si ottiene che il popolo non lotti. Se non si dà valore ai beni difficili da ottenere, si ottiene che il popolo non rubi. Se non gli si mostra ciò che potrebbe bramare, si ottiene che il cuore del popolo non sia turbato. Ecco per quale ragione il Santo, nella sua opera di governo, svuota il cuore (degli uomini) e riempie il loro ventre, indebolisce la loro volontà e rafforza le loro ossa, in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri, e coloro che sanno non osino agire. Egli pratica il Non-agire, e in questo caso non c'è nulla che non sia ben governato." (capitolo III)''<ref name=":0" /></small>
Le misure del Principe mirano quindi all'abbruttimento del popolo, a tenerlo in salute ma culturalmente ignorante, ingrassarlo ma non arricchirlo, perché la ricchezza favorisce i prodotti culturali. Gli onori causano ambizioni e l'oro cupidigia, l'oro e gli onori sono ricompense a sforzi, attività e passioni che non si armonizzano con la Via. Nell'applicazione politica il Taoismo è quindi anti-culturale, i piaceri che solleticano i sensi intralciano l'uomo, ogni sforzo morale e culturale non è che un'ostacolo all'ordine naturale delle cose. Difatti il Santo, il "vero Taoista", si scaglia anche contro le regole formali dell'etichetta rituale e della buona condotta morale il cui studio è senza fine:''"Abolisci lo studio e sarai senza preoccupazioni".''<ref name=":0" />
 
Le misure del Principe mirano quindi all'abbruttimento del popolo, a tenerlo in salute ma culturalmente ignorante, ingrassarlo ma non arricchirlo, perché la ricchezza favorisce i prodotti culturali. Gli onori causano ambizioni e l'oro cupidigia, l'oro e gli onori sono ricompense a sforzi, attività e passioni che non si armonizzano con la Via. Nell'applicazione politica il Taoismo è quindi anti-culturale, i piaceri che solleticano i sensi intralciano l'uomo, ogni sforzo morale e culturale non è che un'ostacolo all'ordine naturale delle cose. Difatti il Santo, il "vero Taoista", si scaglia anche contro le regole formali dell'etichetta rituale e della buona condotta morale il cui studio è senza fine:''"Abolisci lo studio e sarai senza preoccupazioni".''<ref name=":0" />
Capitolo terzo: ''"Se non si esaltano gli uomini di talento, si ottiene che il popolo non lotti. Se non si dà valore ai beni difficili da ottenere, si ottiene che il popolo non rubi. Se non gli si mostra ciò che potrebbe bramare, si ottiene che il cuore del popolo non sia turbato. Ecco per quale ragione il Santo, nella sua opera di governo, svuota il cuore (degli uomini) e riempie il loro ventre, indebolisce la loro volontà e rafforza le loro ossa, in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri, e coloro che sanno non osino agire. Egli pratica il Non-agire, e in questo caso non c'è nulla che non sia ben governato."''<ref name=":0" />
 
Tutto questo, al contrario delle idee militariste della [[Cento scuole di pensiero|scuola Legista]], è però accompagnato dal pacifismo: la guerra porta solo miseria e non è conforme al ''non-agire.''
 
Capitolo trentesimo: <small>''"Colui che assiste un signore degli uomini per mezzo della via, non fa violenza all'impero con le armi. Questo modo di agire provoca un contraccolpo. Là dove gli eserciti si accampano crescono spine e cardi. A grandi guerre seguono anni di carestia. [...] che sia risoluto, ma non altero. Che sia risoluto per necessità. Che sia risoluto senza violenza." (capitolo XXX)''<ref name=":0" /></small>
 
== Edizioni italiane ==
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[[Categoria:Testi sacri del taoismo]]
[[Categoria:Filosofia antica]]
[[Categoria:Cina]]