Dialetto reggiano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Joana (discussione | contributi)
miniminuzia
alcune piccole correzioni
Riga 24:
|estratto=Tót'al cheriatûri umâni e nâsen lébri e cumpâgn in dignitê e dirét. Chilòur j'în pruvésti ed cunisiòun e'd cunsînsia, e e gh'ân da cumpurtêres ciaschedóna vêrs cl'êtra cun ûn sentimèint ed fradlânsa.}}
 
Il '''dialetto reggiano''' è una varietà [[Dialetto|dialettale]] del gruppo [[lingua emiliano-romagnola|emiliano-romagnolo]], più specificatamentespecificamente fa parte del gruppo dell'[[Dialetto emiliano centrale|emiliano centrale]]. È parlato principalmente nella zona tra [[Guastalla]] (anche se il dialetto guastallese ha forti influenze del [[dialetto mantovano]]) e [[Collagna]]. Si stima che circa la metà della popolazione delle [[provincia di Reggio Emilia]] sia almeno in grado di comprendere il dialetto parlato.
 
==Dizionari ed opere generali==
 
Nella sezione conservazione della biblioteca Panizzi di [[Reggio Emilia]] esistono, a livello di bozza, vari manoscritti di progetti di [[vocabolario|vocabolari]] reggiano-italiano; tuttavia, solamente due opere sono state date alle stampe. La prima è il datato dizionario reggiano-[[dialetto toscano|toscano]] di (Giovan Battista Ferrari, 1832), che non può essere usato acriticamente come riferimento, perché, come rilevato da alcuni autori, non è fedele nella trascrizione e spesso non è coerente nell'accentazione. L'opera più recente è il dizionario di (Luigi Ferrari e Luciano Serra, 1989), che invece si sforza di affrontare il problema della [[grafia]] in maniera sistematica. Nella prefazione si può anche trovare una discussione delle convenzioni precedentemente adottate da alcuni autori [[vernacolo|vernacolari]]. Nel dicembre del 2006 è infine uscito il primo vocabolario italiano-reggiano, ad opera degli stessi autori (L.Ferrari ed L.Serra, 2006), che contiene circa trentamila parole ed una ricca [[fraseologia]].
 
Alcune considerazioni interessanti, anche se non sempre coerenti, si possono inoltre trovare anche nell'ultima raccolta di versi di (Giuseppe Davoli, 1974)<ref>Si veda in particolare l'appendice ''Piccola guida alla grafia in dialetto''.</ref>. Una panoramica molto esaustiva della letteratura vernacolare reggiana si trova nell'opera in più volumi di [[Ugo Bellocchi|Bellocchi]] (Ugo Bellocchi, 1976; 1999). La fraseologia e le [[proverbio|espressioni proverbiali]] sono ampiamente documentate in (Mario Mazzaperlini, 1976).
Riga 34:
===Convenzioni di scrittura===
 
Fino a tempi relativamente recenti, non è esistita un'ortografia esatta del dialetto reggiano. La pubblicazione dei due dizionari di L. Ferrari ed L. Serra, nel 1989 dal reggiano all'italiano e nel 2006 dall'italiano al reggiano (vedere bibliografia) ha portato ad una proposta di convenzione di scrittura, anche se è ancora in dubbio quanto ampiamente questa convenzione verrà adottata da altri autori. Il Ferrari ed il Serra sostanzialmente introducono [[segni diacritici]] per specificare la [[quantità (metrica)|quantità]] e l'apertura delle vocali toniche, e la pronunzia di alcune consonanti. Parte delleLe convenzioni ortografiche che non si trovano anche nell'italiano standard sono riportate nella tabella sottostante. (ilEsse restovengono èutilizzate ugualenel allaseguito scritturadi questo articolo. (Nota: la dell'italiano)'i'' ede la ''u'' toniche brevi non sono utilizzate nel seguitodialetto direggiano questo articolomoderno.)
 
{| {{prettytable}} style="text-align:center;"
Riga 52:
| i || /[[:en:Close front unrounded vowel|iː]]/ || î ||
| i || /[[:en:Close front unrounded vowel|i]]/ ||bgcolor="gray"| ì ||
| s sorda emiliana<ref>Si veda la [http://www.bulgnais.com/fonetica.html pagina di fonetica] del ''sit bulgnais'' che descrive la "s bolognese", identica a quella reggiana.</ref>
| s sorda emiliana || ~ /[[fricativa alveolare sorda|s]]/ || s
|-
| u || /[[:en:Close back rounded vowel|uː]]/ || û ||
Line 384 ⟶ 385:
| DŎMĬNAM/AS || ''la dòna'' || ''al dòn''(''i'') || donna/e
|-
| DURAM/AS || ''la dûra'' || ''al dûr''(''i'') || dura/e ''(agg.)''
|-
| CLĀVEM/ES || ''la cêva'' || ''al cêvi'' || chiave/i
Line 582 ⟶ 583:
 
<div><div style="float:left; width:25em; margin-right:2em; margin-bottom:1em;">
La negazione posposta ha poi finito col soppiantare quella propria, dal momento che ''an'' è talvolta pronunciato troppo flebilmente per svolgere il suo ruolo. Delle due quindi, ''mìa'' è la parte obbligatoria, mentre ''an'' quella facoltativa (lo stesso fenomeno si osserva nel francese popolare del giorno d'oggi). Vi sono tuttavia alcune frasi fatte di uso molto frequente che testimoniano una fase precedente del processo, in cui ''an'' manteneva il suo ruolo di negazione e ''mia'' non era obbligatorio:
 
La negazione posposta ha poi finito col soppiantare quella propria, dal momento che ''an'' è talvolta pronunciato troppo flebilmente per svolgere il suo ruolo. Delle due quindi, ''mìa'' è la parte obbligatoria, mentre ''an'' quella facoltativa (lo stesso fenomeno si osserva nel francese popolare del giorno d'oggi).</div><div Vi sono tuttavia alcune frasi fatte di uso molto frequente che testimoniano una fase precedente del processo, in cui ''an'' manteneva il suo ruolo di negazione e ''mia'' non era obbligatoriostyle="float:left;">
"Cme 'ndòm-ja?" "'''An''' gh'è mêl!" ("Come andiamo?" "Non c'è male!")
 
"Vin-et anca té?" "'''An''' gh'è dóbi!" ("Vieni anche tu?" "Senz'altro!", lett. "Non c'è dubbio!")</div><div style="float:left;">
{| {{prettytable}} style="text-align:center; width:38em;"
|+ Costruzione della negazione in dialetto reggiano
|-
!style="width:55%;"|reggiano!!italiano
<!--|-
| ''A('''’n''') vègn '''mìa''' incō''. || Oggi non vengo.-->
|-
| ''T'''’an''' (''o'' Et) vîn '''mìa''' dimòndi despès''. || Non vieni molto spesso.
|-
| ma: '''''An''' tvōl '''mìa'''in tōr!dîr'' || Non te laimplica prendere!necessariamente
|-
| ''Chilōr ''''n''' în '''mìa''' di nèsi'' || (Loro) non sono stupidi
|}</div><div style="clear:both;"/></div>
 
<div><div style="float:left; width:25em; margin-right:2em; margin-bottom:1em;">
Vi sono tuttavia alcune frasi fatte di uso molto frequente che testimoniano una fase precedente del processo, in cui ''an'' manteneva il suo ruolo di negazione e ''mia'' non era obbligatorio:</div><div style="float:left;">
{| {{prettytable}} style="text-align:center; width:38em;"
<!--|+ Forme arcaiche di negazione senza ''mìa''
|-
!style="width:55%;"|reggiano!!italiano'-->
|-
|style="width:55%;"|''Cme 'ndòm-ja?" "'''An''' gh'è mêl!"'' || ("Come andiamo?" "Non c'è male!")
|-
"| ''Vin-et anca té?" "'''An''' gh'è dóbi!"'' || ("Vieni anche tu?" "Senz'altro!", lett. "Non c'è dubbio!")</div><div style="float:left;">
|-
| '''''An''' t'in tōr!'' || Non te la prendere!
|}</div><div style="clear:both;"/></div>
 
 
<div><div style="float:left; width:25em; margin-right:2em; margin-bottom:1em;">
Line 751 ⟶ 766:
 
<div style="max-width:65em;">
L’[[Apofonia|alternanza vocalica]] del sistema verbale, che dipende dalla presenza dell’accento sulla [[Radice (linguistica)|radice]] o sulla [[desinenza]], è molto estesa e varia in reggiano. Osservando i verbi reggiani della prima e seconda coniugazione, nonché i verbi irregolari, si nota come lo spostamento dell’accento non influisca solo sulla lunghezza e sull’intensità della vocale radicale, ma frequentemente anche sulla sua qualità. Al contrario, quasi tutti i verbi della terza coniugazione (verbi in ''–îr'') hanno sempre l’accento sulla desinenza, e la vocale radicale rimane perciò sempre atona. Le possibili alternanze vocaliche sono riportareriportate nella seguente tabella.
 
{| style="width:100%;"
Line 819 ⟶ 834:
 
<div><div style="float:left; width:25em; margin-right:2em;">
In reggiano, l'uso del modo [[gerundio]] è quasi completamente scomparso, essendo limitato a registri alti, come la poesia, o a modi di dire arcaici. Tuttavia, anche in reggiano esiste la possibilità di una [[gerundio|perifrasi progressiva]] (come nell'espressione "sto mangiando" in italiano), che viene costruita posponendo ad una forma finita di ''èser'' la costruzione ''drē a'' seguita da un infinito. QuestaCostruzioni costruzione è simile a ciò chesimili si trovatrovano in altre lingue europee, come "''je suis en train de manger''" in francese, e "''ich bin dabei zu essen''" in tedesco.</div><div style="float:left;">
{| {{prettytable}} style="width:38em; text-align:center;"
|+ Esempi di perifrasi progressiva in reggiano
Line 1 003 ⟶ 1 018:
Per quanto riguarda la prima persona singolare e le tre persone del plurale, va detto che l’uso dei pronomi clitici soggetto è molto diffuso (soprattutto alla terza persona plurale), ma non è strettamente obbligatorio, specie in frasi affermative con soggetto pronominale (cioè, non è completamente scorretto dire ''Vâgh a cà'' invece di ''E vâgh a cà'').
 
Il discorso è diverso per la seconda e terza persona singolare, poiché la presenza del clitico soggetto è qui categoricamentequasi sempre obbligatoria, anche in presenza di un pronome soggetto libero (cioè, ''Té t'é vèc'' non può mai diventare ''Té é vèc'' o ''É vèc''.), così come di un soggetto lessicale o di un pronome relativo (cioè, le frasi ''Gîgi mâgna ...'' e ''Gîgi che mâgna ...'' sono sempre scorrette in dialetto reggiano, mentre la loro traduzione letterale sarebbe grammaticale in italiano).</div><div style="float:left;">
{| {{prettytable}} style="width:38em; text-align:center;"
|+ Esempi di uso dei pronomi clitici in reggiano