Chiesa dei Santi Nazaro e Celso (Verona): differenze tra le versioni

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[[File:Iconografia rateriana.jpg|miniatura|[[Iconografia rateriana]], la più antica rappresentazione visuale di Verona (prima metà del [[X secolo]]); è visibile la primitiva chiesa dei Santi Nazaro e Celso]]
 
Nessun documento è pervenuto riguardo al primitivo insediamento monastico [[alto medioevo|alto medioevale]], che sicuramente accolse la [[Ordine di San Benedetto|regola benedettina]] come per gli altri monasteri verso il IX secolo, tuttavia il complesso religioso viene citato nel ''[[Versus de Verona]]'', un poema della fine del [[VIII secolo]], ed è ben riconoscibile nella cosiddetta [[iconografia rateriana]], la più antica rappresentazione grafica di Verona, realizzata dal vescovo [[Raterio di Verona|Raterio]] intorno alla prima metà del [[X secolo]].<ref name="Forno20" />
 
Agli inizi dell'[[XI secolo]], il progressivo aumento della popolazione spinse i benedettini a promuovere la realizzazione di un nuovo edificio di maggiori dimensioni rispetto al precedente. Tale iniziativa venne portata a termine durante gli ultimi anni dell'episcopato del vescovo Giovanni,<ref>{{cita|Biancolini, 1723|libro IV, p. 711; libro V, p. 55}}.</ref> mentre primo abate ne fu un certo Mauro.<ref>{{cita|Tessari, 1958|p. 6}}.</ref> Con ogni probabilità questa chiesa doveva essere impostata su di una tradizionale pianta [[Basilica (architettura cristiana)|basilicale]] a cinque [[navata|navate]] e doveva rispettare le caratteristiche dell'[[architettura romanica]], ma nulla di più sappiamo,<ref>{{cita|Viviani, 2004|pp. 226-227}}.</ref> così come nulla sappiamo circa l'istituzione della comunità benedettina in loco.<ref name="v227" /> La prima menzione conosciuta dell'esistenza della comunità monastica benedettina aggregata alla chiesa, infatti, risale ad un documento del 1035 in cui si attesta che l'[[abate]] di quel tempo era il già citato Mauro. Le fonti successive raccontano di un monastero in netta crescita grazie all'attribuzione di alcuni ''[[beneficium]]'' nella provincia<ref group="N">Questi benefici riguardavano diversi beni a [[Lavagno]], [[Mezzane di Sotto|Mezzane]], [[Illasi]] e [[Garda (Italia)|Garda]]. In particolare, nel 1037, il vescovo Giovanni con un diploma donò alcuni fondi presso Coriano, Rivalta, Vighizzolo e Gazzo: ''«Ego Joannes quamvis indignus divina tamen disponente gratia episcopali... et per hanc meam concessionem ibidem disposui confirmari, videlicet Corlianum cum omni iure, Rivalta, Graziolo, villa Vigizolo seu vinei vel terris dominibus quoque tam infra civitatem positis... anno dominacae incarnationis millesimo trigesimo septimo. Indicione quinta»''. In {{cita|Biancolini, 1723|Libro I, p. 263}} e in {{cita|Dal Forno, 1982|p. 21}}.</ref> concessi dai vescovi che si succedettero a capo della [[Diocesi di Verona|diocesi veronese]].<ref name=Forno21/>