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Trebbia (discussione | contributi)
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::::: Ciao! La questione non è semplice, mi sono ripromesso di studiare la questione ma la chiusura delle biblioteche non m ha aiutato. Però... le fonti! In tutti i libri che ho consultato nella mia vita sulle chiese di Verona, e non sono pochi, mai ho visto citare Bobbio e pertanto mi atterrei ad esse. Il ragionamento che fa l'utente Trebbia è certamente interessante e certamente non privo di approfondimento, ma ho già sottolineato l'eccessiva enfasi che pone verso Bobbio, avendo inserito riferimenti in ogni dove, spesso con copia-incolla non proprio pertinenti. Per il momento mi risulta difficile dare un'opinione al riguardo perché, come ho detto, dovrei documentarmi ed è mia intenzione farlo, ma con la ripresa delle attività di questo periodo ho veramente poco tempo a disposizione. Per quanto riguarda le chiese di Verona, ribadisco: abbiamo fonti specifiche scritte da autori di livello, usiamo quelle, altrimenti si rischia di sfociare nella ricerca originale, anche se corretta. Per il resto, come già volevo fare, spero quanto prima di scrivere sul progetto Medioevo. Grazie! --[[Utente:Adert|Adert]] ([[Discussioni utente:Adert|msg]]) 09:09, 23 mag 2020 (CEST)
::::::{{ping|Adert}} nemmeno io non ho mai sentito citare Bobbio, solo in un caso l'abbazia di Pomposa. Infatti eviterei assolutamente di inserire dei riferimenti a quello, per evitare ricerche originali (e per questo motivo ho rollbackato gli interventi di {{ping|Trebbia}})...ciò non toglie che se effettivamente l'ordine benedettino nasce dopo la fondazione dei monasteri veronesi, allora non possono essere benedettini all'origine. Magari gli autori dei testi scrivono "monastero benedettino" perché lo sono stati per quasi tutta la loro vita, senza per forza voler fare riferimento alla fondazione. Dovrei spulciare i due megavolumi che ho sulla chiese e monasteri di Verona e provincia, solo che sono dei pacchi colossali, e soprattutto non ce li ho a portata, in questo momento. Appena posso però provo a sfogliarli. A presto, e buon wikilavoro, --<span style="background:#1a46a8">[[Discussioni utente:Lo Scaligero|<span style="color:#ffec01;font-size:95%">'''Lo'''</span>]] [[Utente:Lo Scaligero|<span style="color:#ffec01;font-size:95%">'''Scaligero'''</span>]]</span> 09:40, 23 mag 2020 (CEST)
:::::::Salvo le proprietà di Bobbio del priorato di Bardolino, nel territorio benacense, della Valpolicella e di qualche località veronese come da codice diplomatico del monastero, non ho mai detto che ritenevo i monasteri veronesi una proprietà di Bobbio o che vi operassero monaci di Bobbio, ma che le fondazioni erano probabilmente regie, vista l'assegnazione feudale di proprietà terriere e che vi operassero monaci che seguissero la regola di San Colombano o "colombaniana" non potendo esservi monaci dell'ordine di San Benedetto prima del capitolare di Aquisgrana del 817 o comunque di regola mista colombaniana-benedettina fra la metà del VIII secolo e l'817. E quindi anche se qualunque testo anche il più autorevole cita una fondazione benedettina, vi è una erronea indicazione storica definita da tutti gli studiosi, in molti casi si è usato il termine benedettino per fondazioni precedenti per diplomazia e per testimoniare la presenza antica con diplomi reali o imperiali (nel caso non più esistenti) che ne attestino l'antica proprietà feudale e quindi da impugnarsi contro i vescovi o il papato nel caso di diverse assegnazioni, come è avventuto in molti casi in cui dal controllo reale longobardo, dei ducati e gastaldati vi erano immense proprietà faudali date ai monasteri regi con attribuzione regia del sovrano e rendite a lui spettanti in cambio del feudo dato al monastero, quindi controllo giurisdizionale del territorio da parte del sovrano nelle corti regie, dei duchi, dei gastaldi e degli abati (solitamente le corti regie e ducali e i gastaldati erano nei territori cittadini di pianura e di facile controllo, mentre i monasteri si occupavano di territori complicati, alpini, appennini (passi alpini ed appenninici da tenere aperti) o zone da disboscare, bonificare, canalizzare e da rendere agricoli e fruttevoli. In epoca carolingia le nomine degli abati sono imputate all'imperatore e non più ai monaci con approvazione reale e la nuova realtà delle contee è spesso assegnata ai conti-vescovi nelle città con un territorio circostante di circa 2-3 miglia, mentre la restante parte della contea rimaneva in gestione ai monasteri, ma via via le cose sono cambiate con l'aumento del controllo vescovile e dopo il mille con l'entrata della feudalità laica e via via con la perdita di potere politico-amministrativo-giurisdizionale da perte degli abati che conservavano le proprietà spesso oggetto di contestazioni e quindi il ricercare attribuzioni antiche benedettine reali, ma non più documentate da documenti reali o imperiali e in taluni casi anche se l'abate giustificava un proprio documento imperiale, in seguito ne veniva contestata l'autenticità, quindi in mancanza di documentazione comprovante, attribuire la storicità della fondazione benedettina anche in epoca longobarda era basilare per confermare la posizione giuridica, anche se comunque tutti i monasteri che seguivano la regola colombaniana essendo regi e poi imperiali confluivano in quella benedettina conservando le attribuzioni giuridiche e di proprietà originarie della fondazione monastica feudale.--[[Utente:Trebbia|Trebbia]] ([[Discussioni utente:Trebbia|msg]]) 11:48, 25 mag 2020 (CEST)