Niccolò Piccinino: differenze tra le versioni

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|dinastia = [[Piccinino (famiglia)|Piccinino]]
|padre = Francesco Piccinino
|madre = Nina ?<ref>Si veda il collegamento esterno sul ''[[Dizionario Biograficobiografico degli Italiani]]italiani''.</ref>
|coniuge 1 = Gabriella da Sesto
|coniuge 2 = Angelella [[Celano (famiglia)|da Celano]]
|coniuge 3 = ? [[Fortebraccio (famiglia)|Fortebraccio]]
|figli = [[Francesco Piccinino|Francesco]]<br />[[Jacopo Piccinino|Jacopo]]<br />Angelo
|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
}}
{{Infobox militare
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Nato a Callisciana, nei pressi di [[Perugia]], era figlio di un macellaio. Fu avviato al mestiere di lanaiolo, ma preferì trasferirsi in [[Romagna]] come garzone di un uomo d'armi che gli insegnò l'arte della guerra.
 
Nel [[1416]] iniziò la sua carriera militare al servizio di [[Braccio da Montone]]. Alla morte del suo condottiero, avvenuta durante la [[guerra dell'Aquila]] ([[1423]]-[[1424]]), subito seguita da quella del figlio di quest'ultimo, [[Oddo Fortebraccio]], il Piccinino divenne la guida della ''condotta'' di Braccio. Dopo un breve periodo al servizio della [[Repubblica di Firenze]], servì [[Filippo Maria Visconti]], [[duca di Milano]] ([[1425]]), per il quale, insieme a [[Niccolò Fortebraccio]] combatté contro la lega formata dal [[Papa Eugenio IV]], la [[Repubblica di Venezia]] e [[Firenze]].<ref>Wolfang Block, p. 31.</ref>.
 
Nel [[1427]] prese parte alla [[battaglia di Maclodio]] a beneficio del [[Ducato di Milano]].
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Il Piccinino indusse il duca di Milano a destinarlo in Umbria dove sperava, come altri condottieri, di conquistare un proprio dominio.
 
Il 29 giugno [[1440]] Niccolò si recò a [[Sansepolcro]], dove, lasciati i bagagli ed arruolati 2.000 uomini del luogo che odiavano la città rivale, mosse contro [[Anghiari]]. Nella piana tra le due città l'esercito del duca, condotto dal Piccinino, venne travolto dai fiorentini comandati da [[Michele Attendolo|Micheletto Attendolo]] e Giampaolo Orsini: la battaglia verrà poi immortalata dal genio di [[Leonardo da Vinci]] negli studi per il perduto affresco della [[Battaglia di Anghiari]]. Al Piccinino non restò che ritornare in Lombardia.<ref>Ercole Ricotti, p. 77.</ref>.
 
[[File:Peter Paul Ruben's copy of the lost Battle of Anghiari.jpg|thumb|right|[[Pieter Paul Rubens]], ''Battaglia di Anghiari'', copia dell'[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|omonima opera]] di [[Leonardo da Vinci]]. Niccolò Piccinino è il secondo cavaliere da sinistra.]]
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Nel febbraio del [[1441]], guidando le truppe milanesi, invase la bassa pianura bresciana, nel tentativo di riportarla sotto le insegne [[Visconti|viscontee]]. Venezia mosse il proprio esercito e lo affidò al conte [[Francesco Sforza]] che, partendo da Verona, marciò su Brescia e quindi discese fino a [[Cignano]] dove i due eserciti il 25 giugno si affrontarono.
 
Nel novembre del [[1442]] con l'aiuto dei perugini pose l'assedio di [[Assisi]]. Dopo diversi giorni di inutili tentativi, le truppe del Piccinino, anche grazie all'aiuto di un frate traditore che indicò un accesso nascosto in un antico acquedotto romano, riuscirono a penetrare all'interno della cerchia di mura e la città, difesa in quel periodo da [[Alessandro Sforza]], venne duramente saccheggiata e devastata. Il Piccinino si oppose comunque alla completa distruzione della città rifiutando i 15.000 [[Fiorino|fiorini]] offerti dai perugini al riguardo<ref>Arnaldo Fortini, in ''Assisi nel Medioevo'', Società internazionale degli studi francescani, Edizioni Roma, 1940.</ref>.
 
Nel [[1443]] pose l'assedio a [[Monteleone d'Orvieto]] e dopo un mese, avendola ridotta alla fame, cercò di cacciare Ugolino di Montemarte da [[Corbara (Orvieto)|Corbara]]. Ugolino fu costretto a lasciare Monteleone, [[Montegabbione]] e [[Carnaiola]]. In seguito venne richiamato dal duca di Milano e, durante la sua assenza, le sue truppe furono sconfitte a [[Montolmo]].
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== Discendenza ==
Niccolò Piccinino si sposò con Gabriella da Sesto nel [[1406]], da cui ebbe [[Francesco Piccinino|Francesco]]. Gabriella, accusata di [[adulterio]], venne fatta uccidere dal marito.<ref name = A>Si veda il collegamento esterno sul sito web Condottieridiventura''condottieridiventura.it''.</ref>. Si risposò con Angelella [[Celano (famiglia)|da Celano]], sorella della più nota [[Jacovella da Celano|Jacovella]].<ref>Il Piccinino vincola alcuni beni dotali tra cui i castelli di Pescina, Cocullo Gagliano ecc., si veda Rodolfo Lanciani, ''Il patrimonio della famiglia Colonna al tempo di Martino V (1417-1431)'', in R. Società Romana di storia patria, 1897, p. 396-399.</ref>. Il matrimonio durò fino al [[1423]], quando il condottiero si risposò con una nipote di [[Braccio da Montone]], da cui ebbe due figli, [[Jacopo Piccinino|Jacopo]] e Angelo. Questa nuova unione coniugale deve essere terminata nel [[1440]], in quanto in tale anno si ritrova il condottiero tra i pretendenti al matrimonio con [[Bianca Maria Visconti]], matrimonio che poi non si realizzerà.<ref name = A/>.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Ariodante Fabretti]], ''Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, scritte ed illustrate con documenti'', Angiolo Fumi Tipografo, Montepulciano, 1842.
* Wolfang Block, ''Die Condottieri'', Anghieri, Berlino, 1913.
* [[Ercole Ricotti]], ''Storia delle compagnie di ventura in Italia'', Torino, 1844.
* [[Giovan Battista Bracciolini]], ''Vita di Niccolò Piccinino'', Venezia, 1572.
* [[Giovanni Antonio Campano]], ''L'historie et vite di Braccio Fortebracci detto da Montone, et di Nicolò Piccinino pervgini'', Venezia, 1572.
* Giulio Roscio, Agostino Mascardi, Fabio Leonida, Ottavio Tronsarelli et al., ''Ritratti et elogii di capitani illvstri'', Roma, 1646.
* [[Ariodante Fabretti]], ''Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, scritte ed illustrate con documenti'', Angiolo Fumi Tipografo, Montepulciano, 1842.
* [[Lorenzo Spirito Gualtieri]], ''L'altro Marte'', Vicenza, 1849.
* {{DBI||PICCININO, Niccolò|autore=Serena Ferente|vol=83|anno=2015}}
* Wolfang Block, ''Die Condottieri'', AnghieriBerlino, BerlinoAnghieri, 1913.
* [[Ercole Ricotti]], ''Storia delle compagnie di ventura in Italia'', Torino, 1844.
* Giulio Roscio, Agostino Mascardi, Fabio Leonida, Ottavio Tronsarelli et al., ''Ritratti et elogii di capitani illvstri'', Roma, 1646.
 
== Voci correlate ==