Anschluss: differenze tra le versioni

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Il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di St. Germain en Laye]], all'articolo 88, sanciva il divieto per la nuova Repubblica d'[[Austria]] di procedere all'Anschluss. L'Italia, in questo frangente, agiva di concerto con la [[Terza repubblica francese|Francia]], la quale, nel tentativo di neutralizzare il potenziale economico-militare tedesco, oltre a richiedere ingenti somme di [[Indennità di guerra|riparazioni]], faceva imporre dalla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di Pace di Parigi]] nel [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]] il divieto di Anschluss per la [[Germania nazista|Germania]].
 
{{Citazione necessaria|In [[Austria]] il sentimento popolare era nettamente orientato verso l'unione della Nazione tedesca}}, così come sembravano indicare ragioni di ordine economico, essendo la nuova repubblica austriaca ridotta a una piccola entità di {{formatnum:84000}} km² e di {{formatnum:6500000}} abitanti. Indicativo di tale opinione era il fatto che già il 12 novembre 1918 la Repubblica d'[[Austria]] appena proclamata si definisse come “facente parte del Reich tedesco”.
 
Il divieto di Anschluss imposto da [[Terza repubblica francese|Francia]] e [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] costituiva uno dei molti controsensi del [[principio di nazionalità]], che dominava la sistemazione territoriale voluta dal presidente statunitense [[Thomas Woodrow Wilson|Woodrow Wilson]]; l'opposizione franco-italiana si manifestò nuovamente nel 1922, allorquando in maggio il nuovo Cancelliere Mons. [[Ignaz Seipel]], nell'intento di rendere più vitale l'economia austriaca, si indirizzò verso i governi europei per ottenere prestiti e impegni finanziari. La Francia, la cui situazione economica in quel momento era la migliore tra le potenze europee, acconsentì a tale prestito, ma impose a Seipel di firmare i [[protocolli di Ginevra]] del settembre 1922, con i quali si riaffermava la volontà d'indipendenza dell'[[Austria]].