Potëmkin (nave da battaglia): differenze tra le versioni

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L'ammiragliato russo inviò allora due squadroni di navi da battaglia col compito di riprendere la nave o di affondarla e quando la corazzata Potëmkin, lasciata la base di Odessa puntò sul gruppo da battaglia e lo scontro sembrò inevitabile, i marinai delle navi zariste rifiutarono di fare fuoco, esternando la loro solidarietà verso gli ammutinati e consentendo loro di passare indisturbati attraverso la flotta per dirigersi in mare aperto e scappare. Un'altra corazzata, la ''Georgij Pobiedonosec'', si unì ai ribelli e le due corazzate insieme alla silurante puntarono verso [[Sebastopoli]]; tuttavia, sulla corazzata ''Georgij Pobiedonosec'' le forze lealiste ebbero in seguito il sopravvento e la nave abbandonò gli ammutinati.
 
La corazzata Potëmkin dopo aver peregrinato a lungo nel Mar Nero, si diresse verso la [[Romania]] giungendo nel porto di [[Costanza (Romania)|Costanza]] dove le autorità negarono il permesso di attracco, sparando anche su un gruppo da sbarco della nave. Tra i membri dell'equipaggio che si erano recati a terra, molti trovarono rifugio clandestinamente in Romania. Tra coloro che vennero rimpatriati in Russia, una parte furono condannati a varie pene detentive, mentre taluni dei capi della rivolta finirono davanti laalla [[corte marziale]] e alcuni di essi fucilati.
 
Tra i rivoltosi che avevano trovato rifugio in Romania, mischiandosi con la popolazione locale, c'era anche colui che era stato portavoce dei rivoltosi, Afanasij Matjušenko, il quale nel giugno [[1907]] si trasferì in Ucraina per svolgere attività [[Anarco-comunismo|anarco-comunista]] nella città di [[Odessa]] (allora appartenente alla Russia zarista). Il 30 luglio dello stesso anno venne arrestato a [[Mykolayiv|Nikolaev]], processato da un tribunale militare, condannato a morte e giustiziato mediante [[impiccagione]] a Sebastopoli, il successivo 20 ottobre.