Guerra di Candia: differenze tra le versioni
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Il 15 maggio 1654 gli Ottomani vengono sconfitti durante l'[[assedio di Perasto]].
Ancora scontri navali si hanno ripetutamente nel [[1654]], nel [[1655]] e nel [[1656]], quando, all'apice della guerra di Candia, la flotta di Lazzaro Mocenigo, annientata il 21 giugno quella ottomana, riesce a forzare con una squadra guidata da [[Lorenzo Marcello]] lo stretto dei [[Dardanelli]] arrivando a minacciare il 26 agosto, sotto una pioggia di fuoco, la stessa Istanbul. Il 26 giugno entrava nello stretto il capitano ottomano
La flotta ottomana fu praticamente annientata, la sconfitta provocò il panico a Istanbul, addirittura la corte imperiale decise di lasciare il [[Palazzo Topkapı]] per paura di un imminente attacco veneziano. <ref>''La guerra di Candia'', Mugnai Secco Soldiershop pubblishing</ref>
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Nel [[1666]] fallisce una spedizione per tentare di riconquistare La [[Canea]] e nel [[1667]] il [[Gran Visir]] in persona giunge a Candia per condurre le operazioni militari di un assedio che dura oramai ininterrottamente da 19 anni.
Nella città assediata accorrono ormai contingenti di volontari da tutt'[[Europa]] per concorrere alla difesa di quello che ai loro occhi è l'ultimo lembo della [[Cristianità]] in Oriente, e tra questi [[Ghiron Francesco Villa]], che inizialmente ottiene qualche successo prima di essere richiamato in Italia. La città è però allo stremo, completamente distrutta e spopolata, resiste ad un continuo stillicidio di bombardamenti, attacchi, contrattacchi ed esplosioni di [[Mina terrestre|mine]]. Il 5 settembre [[1669]] Candia firma la resa e i suoi difensori ottengono l'[[onore delle armi]]. I turchi alla fine della guerra avevano perso 130.000 soldati e 3/4 del budget imperiale.<ref> Geoffrey Parker, ''Global Crisis, war climate change & catastrophe in the seventeenth century'',
== La pace ==
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