Umberto II di Savoia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Corretto errore "Il Principe Umberto di Svoia"
Riga 232:
A sintetizzare tutta la situazione, con i pro e i contro e un giudizio valido anche per gli avvenimenti futuri, fu ancora Caviglia nel suo diario, riportando un proprio colloquio con De Bono: Umberto non accettava sia perché aveva già delle armate assegnate, sia perché si sarebbe trovato gerarchicamente agli ordini dei tedeschi, cosa che Caviglia trovava anche accettabile. Eppure il maresciallo era d'idea che il principe dovesse andare lo stesso in [[Russia]], così da farsi "fama di buon soldato. Se la situazione della dinastia, oggi, in [[Italia]], fosse migliore, se l'attuale sovrano non fosse tanto scaduto nella opinione pubblica [...] non vi sarebbe bisogno del sacrificio del [[Principe di Piemonte]]. Perché, in caso di rovescio militare, quel sacrificio potrebbe salvare la dinastia"<ref>E. Caviglia, ''Diario (1925-1945)'', Gherardo Casini Editore, Roma, 1952, p. 354.</ref>.
 
[[File:Hautecombe - Appartements du Roi 09.JPG|miniatura|''Ritratto di Umberto II di SvoiaSavoia'' situato nell'[[Abbazia di Altacomba]]]]
Così, scartata anche l'eventualità di un incarico in [[Africa Orientale Italiana]], a Umberto e a [[Maria José del Belgio|Maria José]] rimase solo la possibilità di alleviare con gesti pratici le sorti degli italiani vittime delle ristrettezze dei lutti apportati dalla guerra: si prodigò per il rientro dalla prigionia in mani inglesi del generale [[Alberto Cordero di Montezemolo]] e della famiglia; a fine [[1942]] provvide, su richiesta di [[Enrico Marone Cinzano]] alla sistemazione di circa 200 persone, dipendenti e famiglie della [[Cinzano (azienda)|Cinzano]], tutti sfollati per i bombardamenti; donò indumenti ai sinistrati e fece restaurare a sue spese oggetti antichi delle collezioni d'arte torinesi danneggiate dai bombardamenti<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 399.</ref>. E mentre Maria José si intratteneva al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] con antifascisti di vari ambienti come [[Benedetto Croce]], [[Paolo VI|monsignor Montini]], [[Paolo Monelli]], [[Antoni Gonella]], Umberto incontrò più volte il capo della polizia [[Carmine Senise]], membri delle Forze armate come Caviglia e [[Ugo Cavallero|Cavallero]], e del partito fascista come [[Giuseppe Bottai|Bottai]]. Questi il 21 ottobre [[1942]] registrò sul suo diario che "Gente, per solito sennata, viene a confidarti [...] di complotti capitanati dal principe ereditario e dalla sua consorte. Si danno per veri ordini impartiti alla polizia di sorvegliare gli edifici tipici dei colpi di stato"<ref>G. Bottai, op. cit, p. 331.</ref>.
 
Riga 302:
=== Luogotenenza ===
[[File:Umberto II Italia.jpg|miniatura|Umberto II d'Italia come luogotenente generale]]
Nel febbraio 1944 il governo del Sud si era trasferito a [[Salerno]]. Il 12 aprile 1944 un radiomessaggio diffondeva la decisione del Sovrano di nominare il figlio Umberto luogotenente a liberazione della Capitale avvenuta.
Il 5 giugno del [[1944]], dopo la [[liberazione di Roma]], [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] nominò il figlio [[Luogotenenza del regno|luogotenente generale del Regno]], in base agli accordi tra le varie forze politiche che formavano il [[Comitato di Liberazione Nazionale]], e che prevedevano di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto.