Differenze tra le versioni di "Storia di Napoli"
→Il Viceregno spagnolo
La [[Napoli]] spagnola copre un arco di tempo che va dal [[1503]] al [[1713]]<ref>La Corona di Spagna cedette ufficialmente il Regno di Napoli con il [[trattato di Utrecht]] del [[1713]].</ref>: una grande moltitudine di viceré si susseguì al governo cittadino, e dovette fare i conti con i dirigenti che risiedevano molto lontano, nella capitale (in realtà, prima del [[1561]] l'[[Impero spagnolo]] non aveva una capitale ufficiale. Venne stabilita nella piccola cittadina di [[Madrid]] da [[Filippo II di Spagna|Filippo II]], a causa della sua posizione centrale nella penisola Iberica<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/madrid_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/ Treccani.it]</ref>), i quali percependo le problematiche secondo la loro prospettiva, solo alquanto di rado erano propensi ad intendere quanto veniva riferito dalla periferia. In aggiunta vi furono complicanze locali, non tanto perché i viceré erano spagnoli e per dovere di mandato delineavano i compensi della [[Spagna]], quanto per vantaggi personali, dispute, ecc. A loro volta tali figure erano poi mosse da vizi, debolezze, ecc. che influenzarono senza dubbio il loro operato politico.<ref>Giuseppe Conigli, ''I viceré Spagnoli di Napoli'', Ed. Fausto Fiorentino, Napoli 1967</ref>
Durante questa parentesi storica, la città partenopea non cadrà in una condizione provinciale<ref name=Storia/><ref name=Cesare/>, tutt'altro. Napoli assurse ad un grado di crescita demografica (il secondo agglomerato urbano del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] dopo [[Istanbul]]; il primo, probabilmente, del cristianesimo occidentale del [[XVI secolo]]<ref name=Storia>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=fR8sEqPDmucC&pg=PA157&lpg=PA157&dq=napoli+popolosa+d%27occidente+spagnolo&source=bl&ots=2HBQAQvZU2&sig=HJDUhjna7szC1_Ghsfy6S958swU&hl=it&ei=KD7uTdObE9Ci-gbX4ZXxBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CDwQ6AEwBQ#v=onepage&q&f=false|titolo=Enciclopedia tematica aperta|accesso=7 settembre 2011}} pp. 388 e 157</ref>), economica, culturale, urbanistica, divenendo uno dei massimi centri della monarchia in oggetto ma divenendo anzitutto il grande centro del Mediterraneo occidentale<ref>[https://books.google.it/books?id=txV2uP9FrtgC&pg=PA156&lpg=PA156&dq=napoli+capitale+illuminista&source=bl&ots=lOp-F-9G4z&sig=ZNZB9zCYuA_0u77hLl7P25hc83s&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi7_4v5wq7UAhWqDsAKHSx1BbU4ChDoAQg7MAU#v=snippet&q=impero&f=false Aurelio Musi, ''Una capitale e il suo regno'', ed. Touring, Milano 2003 p. 118]</ref><ref name=Mediterranea/>. Il suo enorme rifornimento alimentare<ref>
La città, sul piano urbanistico, vide le trasformazioni attuate da [[Pedro Álvarez de Toledo y Zuñiga|Don Pedro di Toledo]]. Costui raddoppiò il perimetro urbano, chiuse la città sia da terra che da mare e fece costruire [[via Toledo]] e i ''[[Quartieri Spagnoli|Quarteras]]''.
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