Pedaliera: differenze tra le versioni

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[[File:Weissenau Holzhey-Orgel Pedal.jpg|thumb|left|upright=0.7|Una pedaliera con i tasti paralleli a bottone di tipo francese.]]
Verso gli inizi del [[XVII secolo]], però, soprattutto nell'area [[Germania|tedesca]] e [[OlandaPaesi Bassi|olandese]], si ebbe la necessità di pedaliere con estensione maggiore che arrivarono ad avere fino a 28-30 pedali, ossia con un'estensione di circa due ottave. Disponendo di una pedaliera così ampia, l'organista aveva la possibilità di suonare al pedale una parte completa e autonoma, necessaria per il contrappunto strumentale praticato dai tedeschi e dai fiamminghi; si prenda per esempio [[Johann Sebastian Bach]] ([[1685]]-[[1750]])<ref>L'estensione della pedaliera per i pezzi di Bach è più ampia rispetto allo standard del periodo, poiché nella toccata in fa maggiore BWV 540 si trova un fa acuto e nella fantasia in sol maggiore BWV 572, probabilmente un ''unicum'' nella letteratura per organo, si trova un si grave.</ref>, ma già anche [[Dietrich Buxtehude]] ([[1637]]-[[1707]]) o [[Nicolaus Bruhns]] ([[1665]]-[[1697]]), che scrissero pezzi per organo in cui l'importanza della pedaliera è pari a quella delle tastiere.
 
[[Johann Christian Kittel]], allievo di Johann Sebastian Bach, informa che, almeno sino alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]], la regola era di suonare la pedaliera solamente con le punte dei [[Piede|piedi]]. L'uso dei [[Tacco|tacchi]], infatti, era considerata pratica «da organisti ignoranti e bifolchi, che impastano il suono e rischiano pure di rompere la pedaliera»<ref>Johann Christian Kittel, ''Neues Choral-Buch'', Altona, 1803.</ref>.