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Ne fa fede l'improvvisa comparsa di sepolcri che utilizzavano il rito dell'[[Cremazione|incenerazione]]<ref>[https://www.controluce.it/notizie/il-sito-archeologico-della-necropoli-di-osteria-dell-osa/ Il sito archeologico dell'Osa]</ref>, laddove invece i sepolcri di epoche precedenti utilizzavano esclusivamente il rito dell'[[inumazione]]. I primi sepolcri contraddistinti da questo nuovo rito sono databili attorno al [[X secolo a.C.]], e comparvero prima nella zona dei [[Colli Albani]], a sud dell'attuale [[Grottaferrata]], per poi diffondersi in altre parti del ''[[Latium]]'', [[Roma (città antica)|Roma]] compresa. Sulla base di queste considerazioni, troverebbe riscontro la tradizione romana che indicava in questo gruppo collinare il fulcro della nazione latina.
 
In questa prima età del ferro, la forma di popolamento dei latini si articolava in una serie di raggruppamenti rurali autonomi, con spesso al centro un borgo fortificato (''oppidum''), e strettamente collegati fra di loro. Profondamente sentito era all'epoca il senso di un'origine, di un'appartenenza e di culti comuni, che indusse molte di queste entità a dare vita a delle vere e proprie federazioni o leghe. Queste, pur avendo originariamente un carattere religioso, col tempo riuscirono a darsi degli ordinamenti comuni che disciplinavano la difesa del territorio, il commercio ed altre materie di interesse generale. La Lega albense fu forse la più antica fra le federazioni del ''[[Latium vetus]]'': era costituita da una trentina di centri, situatii suicosidetti colli Albani (''[[Popoli albensi|populi albenses]]''), ricordati da [[Plinio il Vecchio]]. Centro di questo ampio raggruppamento urbano era la città di [[Alba Longa]], rasa al suolo attorno alla metà del VII secolo a.C. da Roma (al tempo di [[Tullo Ostilio]]),<ref name="LivioPeriochae1.14-16">[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 1.14-16.</ref> che si sostituì ad essa nella direzione della Lega. Ancora il quarto [[Età regia di Roma|re di Roma]], [[Anco Marzio]], li vinse.<ref name="LivioPeriochae1.18">[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 1.18.</ref><ref name="EutropioI.5">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', I, 5.</ref><ref>[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 1.32.</ref> Alla fine di questo stesso secolo e in quello successivo, molti altri centri latini furono assorbiti nello stato romano. [[Dionisio di Alicarnasso]], allora[[Strabone]] governatoe [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]] si sono soffermati, nelle loro opere, sulle comunità più antiche del Latium Vetus, molte delle quali erano già scomparse da unasecoli dinastiaquando etruscai tre scrittori si accinsero a descriverle. Di alcune non si riesce neppure a stabilirne esattamente l'esatta ubicazione e fra queste la stessa Alba Longa.
 
Secondo la storiografia tradizionale uno sviluppo propriamente urbano di Roma e del [[Latium]] si era iniziato a delineare solo nel periodo fra la fine del [[VII secolo a.C.]] e la prima metà del secolo successivo. Negli ultimi tre decenni tale impostazione è stata messa in discussione dalle ricerche, dai ritrovamenti e dagli importanti contributi dottrinari di un gruppo di archeologi e storici, non solo italiani, con alla testa [[Andrea Carandini]]. Nel [[1988]] venne scoperta la prima cinta muraria di Roma databile attorno al [[725 a.C.]], mentre ancor prima erano già venute alla luce significative testimonianze, dell'VIII secolo a.C., relative alle città di [[Palestrina|Praeneste]] e [[Tivoli|Tibur]], i due massimi centri, dopo Roma, del mondo latino, fino almeno all'assorbimento del Latium Vetus nello Stato romano.
 
È difficile stabilire una linea netta di demarcazione fra fenomeno urbano e protourbano, purtuttavia è evidente che già a partire dal [[750 a.C.]] circa, alcuni centri, per struttura e dimensioni, potevano essere equiparati a delle vere e proprie città sul modello di quanto era già avvenuto in [[Etruria]] un paio di generazioni prima<ref>Andrea Carandini, ''La nascita di Roma'', pag.481, 1997, Torino, Einaudi</ref> e nel sud peninsulare con i primi stanziamenti ellenici. Questi ultimi sembrano essere addirittura posteriori a quelli etruschi o latini che quindi potrebbero essere sorti in forma autonoma, perseguendo cioè un modello di sviluppo del tutto autoctono.<ref>''Ibidem'', p. 486</ref>
 
[[Dionisio di Alicarnasso]], [[Strabone]] e [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]] si sono soffermati, nelle loro opere, sulle comunità più antiche del [[Latium|Latium Vetus]], molte delle quali erano già scomparse da secoli quando i tre scrittori si accinsero a descriverle. Di alcune non si riesce neppure a stabilirne esattamente l'esatta ubicazione e fra queste la stessa [[Albalonga]], centro nevralgico della Lega Latina attorno alla prima metà del [[VII secolo a.C.]], prima cioè di venire distrutta da Roma. Di Plinio (3.68-69) ci restano due dettagliati elenchi di città, il secondo dei quali fa riferimento ai ''populi'' della ''foederatio albensis''. Fra questi ultimi appaiono Albalonga, Cora ([[Cori]]), Manates ([[Tivoli|Tibur]]), Fidenates ([[Fidenae]]), Foreti ([[Gabii]]) Accienses ([[Ariccia|Aricia]]), Tolerus ([[Valmontone]]), ed alcuni che costituivano parte integrante della città di Roma: Velienses ([[Velia (colle)|Velia]]), Querquetulani ([[Celio]]), Munienses ([[Quirinale (colle)|Quirinale]], ma secondo alcuni storici trattasi di [[Marino (Italia)|Castrimoenium]]) ecc.
 
=== Dal VII al VI secolo a.C. ===