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Nella storia del Paracadutismo italiano la controinterdizione ha trovato attuazione in un'operazione di [[controguerriglia]] condotta nel Carso Goriziano contro i partigiani Jugoslavi nella primavera del [[1943]] dal 185º Reggimento paracadutisti (III e, in seguito, anche XI Battaglione) con procedimenti innovativi, fondati su tecniche proprie della guerriglia, attività incessante, spiccata iniziativa, determinazione unita a comportamento corretto nei confronti sia della controparte, sia della popolazione. I risultati premiarono l'impegno dei paracadutisti: l'area fu "bonificata"; i partigiani furono costretti a migrare verso altre zone, mentre i paracadutisti rientrarono alla sede stanziale. Anche nel periodo della guerra civile in Italia vi furono tentativi da parte del III Gruppo esplorante della [[3ª Divisione fanteria di marina San Marco|Divisione "San Marco" della RSI]], al comando del maggiore Marcianò (già comandante del II/[[10º Reggimento arditi]]), di impostare la lotta antipartigiana adottando i procedimenti dell'avversario. I risultati furono di qualche rilievo.
Dagli anni 2000 questi compiti sono svolti dal [[185º Reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi "Folgore"]].
== I metodi di infiltrazione ==
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