Molosso (razza canina): differenze tra le versioni

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==Storia==
La razza originò in tempi molto antichi dall'[[archetipo]] razziale dei "[[Molossoidi]]", un grandegrandi [[cane da montagna|cani da montagna]] selezionatoselezionati in epoca [[Protostoria del Vicino Oriente|protostorica]] nel [[Medioriente]] (fond.principalmente nella [[Mezzaluna Fertile]]), dove la nascente [[pastorizia]] aveva evidenziato la necessità di selezionare un grosso cane difensore del gregge, evolutosie si evolvette durante l'[[Età del ferro]] come [[cane da guerra]]/ o da palazzo nelle prime grandi civiltà ([[assiri]], [[babilonesi]], [[ittiti]], [[egizi]]). Dalla [[Mesopotamia]], il Molossoide si diffuse verso il [[Mediterraneo]] originando diversi ceppi locali: tutti cani accomunati da una certa tipologia caratteriale (forte, dominante, territoriale e protettiva verso la famiglia umana) ma con varianti morfologiche dovute alle diversità climatiche e del territorio.<br>
 
L'ipotesi che il nome possa trovar la sua origine in un particolarederivare dall'uso didei cani da combattimento da attribuirsiattribuito all'antico popolo epirota dei ''Molossi'', anche se sostenutadivenuta oggicol datempo tuttimolto comune, è moderna e del tutto immaginosa; in verità, nessuno degli antichi autori che scrissero di cani sostiene una fantasia del genere e intendiamo dire: né Aristotele, né Plinio, né Columella, né Virgilio, né Petronio, né tanto meno Giulio Polluce, il quale, anche se pochifatto lopoco sannonoto, dei cani fu quellocolui che più scrisse dia più.proposito Indei realtàcani. ilIl nome deriva in realtà da un vocabolo del greco antico e cioè, ''molos'', (''μῶλος'') <ref>Suida, ''Lexicon, graece et latine''. Tomo II, p. 581. Halle e Brunswick, 1705.</ref>, il qualeche significa '"combattimento' e", quindi ''molossi'' non vuol dire altro che '"cani da combattimento'"; d'altra parte il nome dello storico popolo deriva invece da quello del lorosuo primo re, che la tradizione vuole si chiamasse appunto ''Molosso''.
 
Il molosso fu sempre usato in verità, più che in guerra, come cane da gregge, e ce ne da conferma illa [[Suda (enciclopedia)|Suida]] (X sec.), ilche qualelo cosìdescriveva brevemente lo descrivevacosì:
 
'''Molosso’ e ‘cane molosso’: grande cane pastorale (Μολοσσὸς, χαὶ Μολοττὸς κύων. ὀ ποιμενικὸς, χαὶ μέγας.)'' (''Ib.'' P. 570.)
 
Si è dunque sempre distinto per le sue qualità di guardiano e combattente rispettopiuttosto alleche per le prestazioni più prettamente venatorie del ''[[canis laconicus]]'' apprezzato dagli [[Spartani]]. Ai primordi dell'[[ellenismo]], il [[filosofo]] [[Aristotele]] cita il cane molosso nella sua ''[[Historia animalium]]'' (parte dei libri della [[Fisica (Aristotele)|Fisica]]), apprezzandone il coraggio ed il vigore fisico<ref>[[Aristotele]], ''[[Historia animalium]]'', IX : ''quando impegnato nella caccia, la razza del Molosso non è preferibile a qualunque altra ma, per quel che concerne la difesa del gregge, egli non ha uguali, e questo grazie alla sua taglia e al suo coraggio nell'affrontare animali selvatici''.</ref>.
 
Le caratteristiche fisico-caratteriali del molosso gli garantirono ampia diffusione anche presso i [[Civiltà romana|Romani]] che apprezzarono grandemente il coraggio e la forza dell'''acrem Molossum'' (it. "feroce Molosso"), come ebbe a definirlo il [[poeta]] [[Virgilio]], facendone il guardiano delle loro lussuose ''[[villa romana|villae]]'' come raccomandato da [[Marco Porcio Catone]] nel suo ''[[De agri cultura]]''. Virgilio, nelle ''[[Georgiche]]''<ref>[[Publio Virgilio Marone]] ([[I secolo a.C.]]), ''[[Georgiche]]'', III, 404-408.</ref>, raccomandava inoltre di allevare i cuccioli di Molosso insieme a quelli del ''Canis laconicus'' per massimizzare le doti delle due razze garantendo così alla ''villa'' un'adeguata difesa sia contro aggressori animali sia umani. L'accoppiata ''Laconicus''-Molosso era tanto diffusa che lo stesso [[Petronio Arbitro|Petronio]] ci presenta, nel ''[[Satyricon]]'', l'[[anfitrione]] [[Trimalcione]] munito di uno spaventoso molosso da guardia ed una muta di cani da caccia laconici<ref>[[Petronio Arbitro]] (I secolo), ''[[Satyricon]]'', 27-28.</ref>.
 
==Aspetto e carattere==
Catone descrive il ''canis epiroticus'' come scuro di mantello, pesante di testa e di corpo, a pelo raso, feroce, adatto per la guardia alla proprietà più che per le attività di pastorizia o di caccia. Due secoli dopo Catone, [[Lucio Giunio Moderato Columella]], parlando del cane da guardia della ''villa'', indicato come ''[canis] villaticus'', descrive: "di corpo grande e grosso [...] di colore unito [...] nero [...] con il capo tanto grande che sembri la maggior parte del corpo [...] con il petto ampio e peloso, spalle larghe, zampe tozze e irte"<ref>[[Lucio Giunio Moderato Columella]] ([[I secolo]]), ''[[De re rustica]]'', l. VII, c. XII ''De canibus''.</ref>.
 
==Note==