Stevia rebaudiana: differenze tra le versioni

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La S. rebaudiana è stata usata nel corso dei secoli dal [[Guaraní|popolo guaraní]] del Brasile e del Paraguay, che la chiamavano kaʼa heʼẽ ("erba dolce"), per addolcire il [[Ilex paraguariensis|mate]], come medicina e come dolcificante <ref>{{Cita pubblicazione|nome=Bk|cognome=Mehta|data=2011|titolo=Antidiabetic activity of medium-polar extract from the leaves of Stevia rebaudiana Bert. (Bertoni) on alloxan-induced diabetic rats|rivista=Journal of Pharmacy and Bioallied Sciences|volume=3|numero=2|pp=242|lingua=en|accesso=2020-05-14|doi=10.4103/0975-7406.80779|url=http://www.jpbsonline.org/text.asp?2011/3/2/242/80779|nome2=Dc|cognome2=Jain|nome3=Himanshu|cognome3=Misra}}</ref>.
 
Nel 1899, il botanico svizzero [[Mosè Bertoni|Mosè Giacomo Bertoni]] descrisse per la prima volta la pianta come spontanea nel [[Paraguay]] orientale e ne osservò il sapore dolce.
 
Nel 1931, i chimici M. Bridel e R. Lavielle isolarono i [[glicosidi]] [[stevioside]] e [[Rebaudioside A|rebaudioside]] che conferiscono alle foglie il loro sapore dolce <ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bridel, M.; Lavielle, R. (1931).|titolo="Sur le principe sucre des feuilles de kaa-he-e (stevia rebaundiana B)".|rivista=Comptes rendus de l'Académie des sciences (Parts 192): 1123–5.|volume=|numero=}}</ref>. Le esatte strutture chiniche dell'aglicone [[steviolo]] e del suo glicoside furono pubblicate nel 1955.