Luciano Cafagna: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Studioso dei problemi dello sviluppo economico italiano, insegnò [[Storia contemporanea]] all'[[Università di Pisa]] e alla [[Scuola Normale Superiore]].
 
"Curioso di tutto, aveva letto e leggeva di tutto (non da ultimo romanzi e poesia). E sapeva di tutto. La realtà presente e quella passata, anche la più remota, non finivano mai d’interessarlo. Era insieme fermissimo sui principi quanto pronto anche a capire le ragioni di cose o persone contrarissime a quei principi stessi. Napoletano d’origine, era un conversatore appassionato, pronto alla battuta caustica, ma al tempo stesso profondo, e anche nella conversazione conservava quell'abito di equanimità condita di arguzia che era il suo"<ref>[[Ernesto Galli della Loggia]], ''Credere, tradire, vivere. Un viaggio negli anni della Repubblica'', Il Mulino Bologna, 2016. Cfr. Cap. V. "Il PSI o dell'irrilevanza politica". Ebook posizione 3368.</ref>.
 
Fece parte, nel [[1950]], del gruppo dei "Giovani Storici" del [[Partito Comunista Italiano]], ma nel [[1956]], dopo l'[[invasione sovietica dell'Ungheria]], fu tra i protagonisti della "[[Manifesto dei 101|diaspora]]" e seguì il destino politico di [[Antonio Giolitti]], di cui è stato uno stretto collaboratore. Ha avuto anche autorevoli incarichi politici, come quando [[Antonio Giolitti]], nominato [[Commissario europeo per la politica regionale]] nella [[Commissione Jenkins|Jenkins]] nel 1975, lo volle come suo capo di gabinetto.
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Durante gli anni di [[Mani pulite]] sviluppò un'accorta riflessione sulle cause della degenerazione del sistema dei [[partiti politici italiani]], non mancando di evidenziare in essa la fine del ciclo del partito-Stato, inaugurato dal fascismo ma non modificato nel passaggio dal partito unico al pluralismo dei partiti<ref>L. Cafagna, ''La grande slavina'', Venezia, 1993, pp. 64-64.</ref>: si tratta di una riflessione che fu trasferita "nel vivo di una drammatica attualità politica"<ref>[[Luigi Covatta]], ''Da una partitocrazia all'altra'', in ''IL LASCITO DI CAFAGNA'', Quaderni di [[Mondoperaio]], p. 60.</ref> dal [[Giuliano_Amato#Nella Prima Repubblica|discorso a Montecitorio del 12 aprile 1993]], con cui furono annunciate le dimissioni del [[governo Amato I]].
 
== Giudizi ==
"Curioso di tutto, aveva letto e leggeva di tutto (non da ultimo romanzi e poesia). E sapeva di tutto. La realtà presente e quella passata, anche la più remota, non finivano mai d’interessarlo. Era insieme fermissimo sui principi quanto pronto anche a capire le ragioni di cose o persone contrarissime a quei principi stessi. Napoletano d’origine, era un conversatore appassionato, pronto alla battuta caustica, ma al tempo stesso profondo, e anche nella conversazione conservava quell'abito di equanimità condita di arguzia che era il suo"<ref>[[Ernesto Galli della Loggia]], ''Credere, tradire, vivere. Un viaggio negli anni della Repubblica'', Il Mulino Bologna, 2016. Cfr. Cap. V. "Il PSI o dell'irrilevanza politica". Ebook posizione 3368.</ref>.
 
== Opere principali ==