Tempo: differenze tra le versioni

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Dalla nascita dell'[[universo]], presumibilmente e secondo la [[conoscenza]] umana, emergerebbe l'esperienza umana conosciuta come "il trascorrere del tempo". Sono i fenomeni, i cambiamenti materiali e spaziali dell'esperienza umana, ma non della [[fisica]] dove non è possibile sequenziare gli eventi in assoluto ma solo localmente, che determinano apparentemente secondo l'osservazione umana, il corso degli eventi in apparente successione. Tutto ciò che si muove nello spazio localmente e/o si trasforma è descritto dalla mente umana a livello temporale. Alcuni esempi tra i più immediati dell'apparente correlazione tra tempo e moto sono la rotazione della [[Terra]] attorno al proprio asse, che determina ad esempio nell'uomo la distinzione tra il giorno e la notte, e il suo percorso di [[moto di rivoluzione|rivoluzione]] su un'orbita ellittica intorno al [[Sole]], che determina le variazioni stagionali e la durata dell'anno, "solare" per l'appunto predicibile dall'uomo.
 
Il dato dell'esperienza umana è che tutto ciò che interessa i nostri sensi sia ciò che appare come [[energia]] o [[materia (fisica)|materia]], ovvero, le loro trasformazioni. La materia, come più intuibile riferimento, ''"è"'', e (contestualmente) ''"diviene"'' (ossia assume altra forma). L'ovvietà di questa asserzione non tragga in inganno: essa sottende una contraddizione, perché l'essere di un oggetto è certificato dalla sua identità (nel tempo), ovvero dal suo permanente esistere; il divenire, invece, presuppone la trasformazione, ovvero la diversità (della forma), per cui impone un "prima" e un "dopo", vale a dire un (intervallo di) "tempo" che scientificamente invece è senza spiegazione. In filosofia occidentale il tempo trae origine dalla trasformazione. <!-- Questa sarebbe la concezione aristotelica, però insomma, mah...mah… tento di integrarla in una più estesa visione contemporanea-->
 
La percezione umana del "tempo" è la proiezione che la coscienza costruisce in modo che la realtà di cui siamo parte si sarebbe materialmente modificata. Se una persona osserva una formica che si muove, la diversità delle posizioni assunte, o se un uomo presta attenzione al susseguirsi dei pensieri di un individuo o ai battiti del suo cuore, fatti fisiologici, e in ultima analisi, fisici, ciò appare ad una mente umana che è trascorso un "intervallo di tempo", tempo che peró presuppone una logica circolare poiché la sua spiegazione è anche la sua definizione. Si evidenzia "intervallo", apparente in una cornice temporale, a significare che il tempo è apparentemente una "durata" (unico sinonimo di tempo), e come tale ha un inizio e una fine come assioma ma senza alcuna dimostrazione.
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== La misura del tempo ==
[[File:Wooden hourglass 3.jpg|miniatura|80px|Una [[clessidra]]]]
L'unità di misura standard del [[Sistema internazionale di unità di misura|Sistema Internazionale]] è il [[secondo]]. In base a esso sono definite misure più ampie come il [[minuto]], l'[[ora (unità di misura)|ora]], il [[giorno]], la [[settimana]], il [[mese]], l'lt[[anno]], il [[lustro]], il [[decennio]], il [[secolo]] e il [[millennio]]. Il tempo può essere misurato, esattamente come le altre dimensioni fisiche. Gli strumenti per la misurazione del tempo sono chiamati [[orologio|orologi]]. Gli orologi molto accurati vengono detti [[cronometro|cronometri]]. I migliori orologi disponibili sono gli [[orologio atomico|orologi atomici]].
 
Esistono svariate [[scala temporale|scale temporali]] continue di utilizzo corrente: il [[tempo universale]], il [[tempo atomico internazionale]] (TAI), che è la base per le altre scale, il [[tempo coordinato universale]] (UTC), che è lo standard per l'orario civile, il [[tempo terrestre]] (TT), ecc. L'umanità ha inventato i calendari per tenere traccia del passaggio di giorni, settimane, mesi e anni.
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Anche [[Platone]] è stato influenzato da questa concezione. Secondo la sua celebre definizione il tempo è "l'immagine mobile dell'eternità". Per [[Aristotele]], invece, è la misura del movimento secondo il "prima" e il "poi", per cui lo spazio è strettamente necessario per definire il tempo. Solo Dio è motore immobile, eterno e immateriale.<ref>Aristotele per primo, nella Fisica IV 217b, analizza il tempo nell'ambito della metafisica. Afferma che il tempo è ciò che «non è» o che «è appena, e debolmente», bisogna necessariamente concludere che esso appartiene più al non-essere che all'essere, in quanto è composto di «istanti», ovvero di qualcosa che non è più o non è ancora, e dunque di non-enti. Il nyn, ora - istante presente, è ciò che è, ed è una parte o meglio un punto, aprendo la via alla spazializzazione e numerazione del tempo che si compirà nella sua matematizzazione operata dalla scienza moderna. Il tempo è collegato al movimento [kinesis] e al cambiamento [metabolé], in particolare dell'anima, la forma di ciò che può trascorrere ''en tè psychè'' (Fisica, 219a). Dal momento in cui contiene come suo componente fondamentale il ni-ente, il tempo non può partecipare della presenza, della sostanza e quindi dell'essere metafisicamente inteso: la coscienza, unico luogo diverso dagli enti che possa quindi contenere un tempo che è più relativo al non-essere, è il luogo di misurazione e di fondazione del tempo. Il tempo esiste solamente se c'è una coscienza (umana, divina o di altro genere) in grado di porlo in essere e contarlo. L'ora è l'impossibilità di coesistere con sé (IV, 218a), l'essere ''hic et nunc'' (qui e ora) in singolo punto dello spazio e singolo punto del tempo, è qualcosa di unico e irripetibile.</ref>
 
Secondo [[sant'Agostino d'Ippona|Agostino]] il tempo è stato creato da Dio assieme all'Universo, ma la sua natura resta profondamente misteriosa, tanto che il filosofo, vissuto tra il IV e il V secolo d.C., afferma ironicamente: "Se non mi chiedono cosa sia il tempo lo so, ma se me lo chiedono non lo so". Agostino critica una concezione del tempo aristotelica inteso come misura del moto (degli astri): nelle "Confessioni" afferma che il tempo è "distensione dell'animo" ed è riconducibile a una percezione propria del soggetto che, pur vivendo solo nel presente (con l'attenzione), ha coscienza del passato grazie alla memoria e del futuro in virtù dell'attesa. Per Agostino, insomma, il tempo è un'entità soggettiva. Tuttavia ne riconosce anche una dimensione oggettiva quando, nella "Città di Dio", il santo di Ippona lo definisce, ad esempio, "divenire del movimento secondo il prima e il poi, dato che le sue parti non possono essere simultaneamente",<ref>{{Cita libro|titolo=La Città di Dio, Libro XII, 15.1}}</ref> oppure quando afferma che senza creatura non esiste il tempo giacché non esiste alcun essere mutevole e che l'eternità, propria di Dio, al contrario, è l'assenza assoluta della mutabilità, del movimento, concludendone che il tempo non preesiste al mondo ma è stato creato con esso perché questi è sottoposto alla caducità, al cambiamento, in una parola, al divenire.<ref>{{Cita libro|titolo=La Città di Dio, Libro XI, 6}}</ref> Inoltre, nel tentativo di spiegare come gli angeli sono sempre esistiti, eppure non sono coeterni al Creatore, il santo di Ippona giunge ad affermare esplicitamente che è ragionevole sostenere che esisteva il tempo prima dell'uomo e di Abramo, e che gli angeli sono sempre esistiti, ma nel tempo perché senza i loro movimenti, soggetti al futuro e al passato, era impossibile che si avesse il tempo, ribadendo la differenza tra eternità che non diviene e tempo che muta e mostrando così chiaramente come egli non vincoli il tempo alla sola percezione/esistenza dell'uomo.<ref>{{Cita libro|titolo=La Città di Dio, Libro XII, 15.2}}</ref>
 
Da sant'Agostino in poi nel pensiero cristiano il tempo è concepito in senso lineare-progressivo e non più circolare-ciclico come nel mondo pagano. Dalla caduta di [[Adamo]] l'[[Escatologia (Bibbia)#Nuovo Testamento|escatologia cristiana]] procede verso la "consumazione del tempo", il riscatto dell'uomo verso [[Dio]], il Giudizio Universale e l'eternità spirituale.<ref>''Garzantina'' della Filosofia, p. 1111</ref>
 
=== L'epoca moderna: il dibattito tra tempo assoluto e tempo illusorio ===
Il tempo è stato considerato in vari modi nel corso della storia del pensiero, ma le definizioni di Platone e Aristotele sono state di riferimento per moltissimi secoli (magari criticate o reinterpretate in senso [[cristianità|cristiano]]), fino a giungere alla rivoluzione [[scienza|scientifica]]. Di questo periodo è fondamentale la definizione di [[Isaac Newton]] (1642-1727), secondo il quale il tempo (al pari dello spazio) è "sensorium Dei" (senso di [[Dio]]) e scorrerebbe immutabile, sempre uguale a sé stesso (una concezione analoga è presente nelle opere di [[Galileo Galilei]]). Degna di nota è la contesa tra [[Isaac Newton|Newton]] e [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz]], che riguardava la questione del tempo assoluto: mentre il primo credeva che il tempo fosse, analogamente allo [[Spazio (fisica)|spazio]], un contenitore di eventi, il secondo riteneva che esso, come lo spazio, fosse un apparato concettuale che descriveva le interrelazioni tra gli eventi stessi. [[John Ellis McTaggart]] credeva, dal canto suo, che il tempo e il cambiamento fossero semplici illusioni.
 
=== Dal tempo soggettivo alla teoria della relatività ===
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Un grande contributo alla riflessione sul problema del tempo si deve al filosofo francese [[Henri Bergson]] il quale, nel suo ''Saggio sui dati immediati della coscienza'' osserva che il tempo della fisica non coincide con quello della coscienza. Il tempo come unità di misura dei fenomeni fisici, infatti, si risolve in una spazializzazione (come ad esempio le lancette dell'orologio) in cui ogni istante è oggettivamente rappresentato e qualitativamente identico a tutti gli altri; il tempo originario, invece, si trova nella nostra coscienza che lo conosce mediante intuizione; esso è soggettivo, e ogni istante risulta qualitativamente diverso da tutti gli altri.
 
Un cambiamento radicale del concetto di tempo in fisica è stato invece introdotto dalla [[teoria della relatività]] ("ristretta" nel [[1905]] e "generale" nel [[1916]]) di [[Albert Einstein|Einstein]]. Secondo la [[relatività ristretta]], la misura degli intervalli di tempo non è assoluta, ma relativa all'osservatore. Quello che è uguale per tutti gli osservatori, infatti, è il valore dalla velocità della luce: è una costante universale: c = 299{{M|299792.792,458 [[chilometro|ul=km]] al [[secondo]]/s}}. Le quantità invarianti per tutti gli osservatori non sono quelle relative separatamente allo spazio e al tempo, bensì quelle definite nello [[spaziotempo]] quadridimensionale. La decomposizione di quest'ultimo in tre dimensioni spaziali e una temporale è invece relativa a ciascun osservatore. A sua volta, la presenza del [[Interazione gravitazionale|campo gravitazionale]] determina una curvatura dello spaziotempo, capace di deflettere la [[luce]] e di rallentare il tempo ([[Relatività generale|teoria della relatività generale]]).
 
Secondo la [[relatività ristretta]] l’intervallo di tempo fra due eventi misurato da un osservatore differisce da quello misurato da un altro osservatore per un fattore moltiplicativo, che dipende dalla velocità relativa dei due osservatori. Più in particolare le [[Trasformazione di Lorentz|formule di Lorentz]] sono le seguenti:
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* ''v'' è la velocità relativa fra i due osservatori;
* ''c'' è la costante della velocità della luce nel vuoto;
* <math> \gamma = \frac{1}{\sqrt {1-\frac{v^2/}{c^2}} }</math> è il fattore di dilatazione temporale di Lorentz.
 
Alcuni effetti previsti dalla [[teoria della relatività]] furono inizialmente considerati come paradossi. Uno dei più noti è il cosiddetto ''[[paradosso dei gemelli]]''. La premessa del paradosso è che esistano due gemelli, di cui uno parte per un viaggio interstellare con un'astronave capace di andare a una velocità prossima a quella della luce, mentre l'altro rimane sulla [[Terra]]. In base all’effetto di dilatazione degli intervalli temporali descritto dalle formule di Lorentz, il gemello rimasto sulla Terra dovrebbe aspettarsi che il tempo sia trascorso più lentamente per il gemello astronauta, e quindi che quest'ultimo apparirà più giovane quando i due si incontreranno nuovamente sulla Terra. Ma il gemello astronauta, facendo lo stesso ragionamento nel suo sistema di riferimento, si aspetta invece di trovare più giovane il gemello rimasto sulla Terra: in questo consisterebbe il paradosso. In realtà la situazione descritta non si può ricondurre a una singola trasformazione di Lorentz che connetta i due osservatori: se i due gemelli si allontanano fra loro e successivamente si riavvicinano, non possono essersi mossi di moto rettilineo uniforme l'uno rispetto all’altro. In presenza di moti accelerati, il calcolo del tempo trascorso per ciascuno dei due deve essere fatto mediante il calcolo del [[tempo proprio]] lungo la sua traiettoria spaziotemporale ([[linea di universo]]): la differenza fra i due valori del tempo proprio trascorso lungo le due traiettorie (valori che non dipendono dal sistema di riferimento considerato) fornisce la differenza di età finale fra i due gemelli, senza alcuna ambiguità o paradosso. Si può dimostrare che il tempo proprio trascorso fra due eventi è massimo per una traiettoria inerziale rispetto a ogni altra traiettoria possibile fra gli stessi due eventi.
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=== Il tempo nella fisica moderna ===
{{vedi anche|Spaziotempo|Spazio-tempoSpaziotempo di Minkowski}}
In [[fisica moderna]], il tempo è definito come [[Distanza (matematica)|distanza]] tra gli [[evento (teoria della probabilità)|eventi]] calcolata nelle coordinate [[spaziotempo|spaziotemporali quadridimensionali]]. La [[relatività ristretta|relatività speciale]] mostrò che il tempo non può essere compreso se non come una parte del [[spaziotempo|cronotopo]] (altra parola per definire lo spaziotempo, una combinazione di spazio e tempo). La distanza tra gli eventi dipende dalla velocità relativa dell'osservatore rispetto a essi. La [[Relativitàrelatività Generalegenerale]] modificò ulteriormente la nozione di tempo introducendo l'idea di uno spazio-tempo capace di ''curvarsi'' in presenza di [[forzaCampo (fisica)|campi]] [[gravitàInterazione gravitazionale|gravitazionali]]. Un'importante unità di misura del tempo in fisica teorica è il [[tempo di Planck]].<ref>Si veda [[Unità di misura di Planck|unità di Planck]] per i dettagli.</ref>
 
=== Tempo quantizzato ===
Il tempo quantizzato è un concetto sviluppato a livello teorico. Il [[tempo di Planck]] è il tempo che impiega un [[fotone]] che viaggia alla velocità della luce per percorrere una distanza pari alla [[lunghezza di Planck]]. Il tempo di Planck (~ {{M|5,4 × 10<sup>−44</sup> 4e-44|u=s|p=~}}) è la più piccola quantità di tempo tecnicamente misurabile, nonché potrebbe essere la più piccola quantità ad avere un significato fisico nell'effettivo caso di tempo parcellizzato.
 
In [[fisica]], nel [[modello standard]] il tempo non è quantizzato ma viene trattato come continuo.
 
== Concetto di ''tempo'' in [[geologia]] ==
Il concetto di tempo in [[geologia]] è un argomento complesso in quanto non è quasi mai possibile determinare l'età esatta di un corpo geologico o di un fossile. Molto spesso le età sono relative (prima di...di…, dopo la comparsa di...di…) o presentano un margine di incertezza, che cresce con l'aumentare dell'età dell'oggetto. Sin dagli albori della geologia e della [[paleontologia]] si è preferito organizzare il tempo in funzione degli organismi che hanno popolato la [[Terra]] durante la sua storia: il ''tempo geologico'' ha pertanto struttura gerarchica e la gerarchia rappresenta l'entità del cambiamento nel contenuto fossilifero tra un'età e la successiva.
 
Solo nella seconda metà del [[XX secolo]], con la comprensione dei meccanismi che regolano la [[radioattività]], si è incominciato a determinare fisicamente l'età delle rocce. La precisione massima ottenibile non potrà mai scendere al di sotto di un certo limite in quanto i processi di decadimento atomico sono processi stocastici e legati al numero di [[atomo|atomi]] radioattivi presenti all'interno della roccia nel momento della sua formazione. Le migliori datazioni possibili si attestano sull'ordine delle centinaia di migliaia di anni per le rocce con le più antiche testimonianze di vita (nel [[Precambriano]]) mentre possono arrivare a precisioni dell'ordine di qualche mese per rocce molto recenti.
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{{vedi anche|concezione del tempo}}
[[Karl von Vierordt]] alla fine dell'Ottocento, scoprì il cosiddetto "punto di indifferenza" del tempo, ovvero il punto in cui il ''tempo soggettivo'' e il ''tempo fisico'' coincidono che è situato sotto i tre secondi, passati i quali il ''tempo soggettivo'' si accorcia<ref>Arnaldo Benini, ''Che cosa sono io.Il cervello alla ricerca di se stesso.'', 2009, Garzanti, pag 101, ISBN 978-88-11-60085-5</ref>.
A volte si percepisce il passare del tempo come più rapido ("il tempo vola"), significando che la durata appare inferiore a quanto è in realtà; al contrario accade anche di percepire il passare del tempo come più lento ("non finisce mai"). Il primo caso viene associato a situazioni piacevoli, o di grande occupazione, mentre il secondo si applica a situazioni meno interessanti o di attesa (noia). Inoltre sembra che il tempo passi più in fretta quando si dorme. Il problema della percezione del tempo si trova in stretta correlazione con i problemi relativi al [[Funzione (ingegneria)|funzionamento]] e alla [[fisiologia]] del [[cervello]]. Un esempio di ciò è la [[cronostasi]], un'illusione che sembra far durare più di quanto realmente è avvenuta un'immagine che precede un rapido movimento dell'occhio.
 
=== Nelle diverse culture ===
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"il tempo sacro è per sua natura anche reversibile, nel senso che è, parlando propriamente, un Tempo mitico primordiale reso presente. Ogni festa religiosa, ogni tempo liturgico, consiste nella riattualizzazione di un avvenimento sacro che ha avuto luogo in un passato mitico, "agli inizi". Partecipare religiosamente a una festa implica che si esce dalla durata temporale "ordinaria" per reintegrare il tempo mitico riattualizzato dalla festa stessa"<ref>Mircea Eliade, ''Le sacré et le profaine'', Folio essais, ed. Gallimard, 1965, p. 63</ref>. Questo Tempo sacro, riattualizzato periodicamente nelle religioni precristiane, è un Tempo mitico, primordiale, originale, non-identificabile nel passato storico, raccontato dal mito, prima del quale non esisteva alcun Tempo<ref>Mircea Eliade, op. cit, p. 66.</ref>.
 
Il [[Giudaismo]] presenta una grande novità: "Per il Giudaismo, il Tempo ha un inizio e avrà una fine. L'idea del Tempo ciclico è superata. [[Yahweh|Jahvè]] non si manifesta più nel Tempo cosmico (come gli dei di altre religioni), ma in un Tempo storico, che è irreversibile. Ogni nuova manifestazione di [[Yahweh|Jahvè]] non è più riconducibile a una manifestazione anteriore. [...] L'avvenimento storico guadagna qui una nuova dimensione: diviene una [[teofania]].<ref>Mircea Eliade, op. cit., p. 98.</ref>.
 
Per la maggior parte del [[Cristianesimo]] (non tutto: i [[Testimoni di Geova]] non condividono questa idea di incarnazione) "Dio si è incarnato, ha assunto un'esistenza umana storicamente condizionata, la Storia diventa suscettibile di essere santificata". [[Cristo]], con la sua presenza, ha santificato il preciso Tempo storico in cui venne sulla Terra, il Tempo evocato dai [[Vangelo|Vangeli]]. Siamo in presenza di una [[teologia]] della storia, non di una [[filosofia]] della storia: "Gli interventi di [[Dio]] nella Storia, e soprattutto l'Incarnazione nella persona storica di [[Gesù|Gesù Cristo]], hanno un fine trans-storico: la salvezza dell'uomo".<ref>Mircea Eliade, op. cit., 99.</ref>
 
Eliade scrive anche in un altro suo saggio: "Questo Dio del popolo ebraico non è una divinità orientale creatrice di gesti [[archetipo|archetipali]], ma una ''personalità'' che interviene senza sosta nella ''storia'', che rivela la sua volontà attraverso gli avvenimenti (invasioni, assedi, battaglie, ecc.). I fatti storici diventano anche delle "situazioni" dell'uomo di fronte a Dio, e come tali acquisiscono un valore religioso che nulla fino a quel momento poteva loro assicurare. Pure, è vero dire che gli [[Ebrei]] furono i primi a scoprire il significato della storia come [[epifania]] di Dio, e questa concezione, come ci si doveva attendere, fu ripresa e ampliata dal [[Cristianesimo]]".<ref>''Le Mythe de l'éternel retour'' (''Il mito dell'eterno ritorno''), Folio essais, ed. Gallimard, 1969, pag. 122.</ref>
 
A proposito del concetto [[bibbia|biblico]]-[[cristianesimo|cristiano]] di "tempo" scrive il [[cardinale]] e [[teologo]] [[Gerhard Ludwig Müller]]: "Per il pensiero greco ''[[Crono|Kronos]]'' (il "Tempo") è un mostro che divora i propri figli, perciò il tempo non è salvifico, e non ha altro significato che portare alla morte, all'eterno ritorno. Per la fede biblica, invece, il tempo (''kairòs'') è il luogo della rivelazione di [[Dio]], della salvezza; [[Cristo]] è in effetti la pienezza del tempo. [....] La salvezza compiuta in Cristo è un fatto storico che possiamo situare in un luogo e in un tempo ma presente ed efficace oggi perché la storia è il luogo dell'incarnazione".<ref>"Non facciamoci divorare da Krònos", ''L'Osservatore Romano'', 24 ottobre 2013, pag. 4</ref>
 
* '''Tempo della Chiesa e tempo del mercante '''
Riga 194:
** [[tempo universale]] (UT)
** [[scala dei tempi geologici]]
** [[oratempo solarestandard]]
** [[ora legale]]
** [[fuso orario]]
Riga 221:
** [[epoca geologica]]
** [[stagione]]
** [[tempocomplessità esponenzialetemporale]]
** [[tempo di rispostasalita]]
** [[emivita (fisica)|emivita]]
** [[periodizzazione]]
Riga 229:
* '''Tecniche di datazione'''
** [[datazione radiometrica]]
** [[datazionemetodo aldel radiocarboniocarbonio-14]]
** [[dendrocronologia]]
 
Riga 236:
** [[secondo]]
** [[minuto]]
** [[ora (unità di misura)|ora]]
** [[giorno]]
** [[settimana]]