Lubiana: differenze tra le versioni
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Durante la [[Seconda guerra mondiale]], la città fu occupata e annessa dall'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] nel [[1941]].<ref name="Histo4"/> Lubiana e il territorio circostante ([[Bassa Carniola]]) divennero una [[Provincia di Lubiana|provincia italiana]] della regione [[Venezia Giulia]], di cui Lubiana fu capoluogo con sigla automobilistica LB. L'attuale territorio comunale era articolato - oltre che nel comune capoluogo di Lubiana Città - anche nei comuni di Dobrugne (''Dobrunje''), Gesizza (''Ježica'') e San Vito (''Šentvid''). Per contrastare gli atti di rivolta compiuti dalla popolazione locale, nella notte fra il 22 e il 23 febbraio 1942 le autorità militari italiane cinsero con filo spinato e reticolati l'intero perimetro di Lubiana,<ref>{{cita web|url=https://www.burger.si/Ljubljana/ITA_Ljubljana_Zanimivosti.htm|titolo=LUBIANA come museo all'aperto - Curiosità di cronaca|accesso=1º febbraio 2020}}</ref> disponendo un ferreo controllo su tutte le entrate e le uscite. Il recinto era lungo ben 41 chilometri. Furono arrestati {{Formatnum:18708}} uomini; di questi 878 furono mandati in campo di concentramento.<ref>Davide Conti, ''L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della "brava gente" (1940-1943)'', Odradek, pagina 23.</ref> Fino alla capitolazione dell'Italia, avvenuta l'8 settembre 1943, le autorità militari italiane fucilarono, per rappresaglia, oltre 100 ostaggi. Le fucilazioni furono compiute presso la cava abbandonata ''Gramozna Jama'', alla periferia di Lubiana.
=== Dal Dopoguerra ad oggi ===
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