U+I: differenze tra le versioni

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== Storia ==
 
==== Le postazioni telefoniche fino agli anni sessantacinquanta ====
Fino agli anni cinquanta le postazioni dei telefoni pubblici non erano numerose; inoltre all'epoca la gestione del servizio telefonico era assegnato a cinque concessionarie, secondo competenza territoriale: [[STIPEL]], [[TELVE]] e TIMO (controllate da [[STET|STET,]] con un'utenza e una tecnologia su cui erano stati eseguiti maggiori investimenti) e [[TETI]] e [[SET]] (controllate da [[IRI]]), che svilupparono le infrastrutture per le chiamate urbane e interurbane all'interno della propria zona di competenza. Sebbene dal 1958 tutte e cinque fossero passate sotto il controllo di STET<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Marco Saporiti|titolo=Storia della telefonia in Italia|anno=2009|editore=Cerebro}}</ref>, di fatto ogni concessionaria aveva "carta bianca" sulla scelta della tipologica di eventuali apparecchi pubblici, e sui luoghi della loro installazione.
Fino agli inizi degli [[anni 1960|anni sessanta]] le postazioni dei telefoni pubblici non erano numerose; inoltre all'epoca ogni concessionaria territoriale aveva "carta bianca" sulla loro installazione.
 
Le postazioni telefoniche pubblichedisponibili al pubblico erano ubicate quasi esclusivamente presso esercizi commerciali (bar, alberghi, strutture ricettive) o altri impianti di pubblica utilità, comunque legate a un contratto fra il fornitore di servizi (la società telefonica) ed il gestore delle strutture. Di conseguenza, i telefoni non erano fruibili senza pagamento di un corrispettivo - anticipato o posticipato - a un'eventuale cassa o a una figura legata a un tesoriere; senzatrattandosi contare- inoltrein chepratica la- di telefoni intestati al titolare dell'esercizio,al di là del duratacosto della telefonatachiamata noncalcolato erain regolamentatabase daal un contaminuticontascatti legato allaod all' uso di una "gettoniera" (alcune concessionarie avevano coniato propri gettoni utilizzabili solo nei loro apparecchi) <ref>[https://www.youtube.com/watch?v=GWwq9DKxYlo Filmato amatoriale sulla storia del telefono]</ref>,la possibilità di ottenere la linea per machiamare passava spesso attraverso unil centralino del gestore, quindi ilquesti gestore- o il titolare dell'apparecchio - si potevapotevano rifiutare di offrire questo servizio ai non clienti della struttura, o senza che il possibile utente avesse avuto l'obbligo del consumo del servizioconsumato offerto da quell'esercizioqualcosa; per esempio, se si voleva telefonare da un bar come minimo si doveva anche bere e pagare una tazzina di caffè.
 
==== Gli anni sessanta, ed il primo telefono a''unificato'' gettonicon unificatoi nuovi gettoni ====
All'inizio degli anni sessanta, grazie ad una nuova gestione "centralizzata" da parte di STET<ref name=":1" />, in alcune parti d'Italia, cominciarono ad essere installati i primi telefoni utilizzabili direttamente dagli utenti con dei nuovi ''[[Gettone telefonico|gettoni]]'', coniati nel 1959, e di tipo universale (ovvero utilizzabili in questi nuovi telefoni, ed in tutta Italia<ref>{{Cita libro|autore=Franco Rapposelli|titolo=Il gettone telefonico italiano. Breve storia della telefonia in Italia attraverso il relativo gettone|anno=2001|editore=CPE}}</ref>) - inseribili uno per volta - autonomamente . I primi modelli, standard di telefono, denominati "''prepagato urbano a comando locale" (S119'' - dove S stava per circuito della ''[[Siemens AG|Siemens]]'' - in varie versioni contraddistinte da progressive lettere) erano stati ideati da progettisti della IPM (Industria Politecnica Meridionale di Napoli) e, come accadrà per i modelli successivi, prodotti poi anche da altre aziende, fra cui la ''C3'' di Roma. Di forma parallelepipeda, e dimensioni contenute, conavevano sul frontale un disco ed una tabella, e sul lato sinistro l'aggancio per la cornetta: -parti mutuate da quelle dei telefoni domestici -, prima in bachelite, poi in plastica,. La fessura per i gettoni (che non venivano in alcun caso restituiti) era sul lato superiore. Tali apparecchi potevano effettuare solo brevi chiamate urbane (la tariffa forfetaria era di 5 minuti per gettone) attraverso una procedura farraginosa, indicata su unasulla targhetta, che permetteva l'inserimento di un solo gettone che cadeva al momento dello stabilirsi della comunicazione. Nel corso della loro esistenza, andarono incontro a modifiche, che permisero alle ultime versioni (denominate "''a gettone universale per servizio urbano''") di sostenere chiamate urbane anche più lunghe inserendo progressivamente, via via, nuovi gettoni. Le chiamate interurbane - soprattutto quelle a lunga distanza, sulle linee gestite da ASST <ref name=":1" />- avevano ancora necessità di un operatore.
 
== Il progetto U+I e le aziende produttrici ==
Quando le concessionarie telefoniche furono assimilate e convertiteunificate nella società''Società Italiana per l'esercizio telefonico -'' [[SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico|SIP]], nel 1964, questa, intornogià alladopo la metà degli [[anni 1960|anni sessanta]] delegòsi la IPM allo studiopreoccupò di unrinnovare apparecchio,sia dettandonei letelefoni specificheposseduti tecniche,dagli esteticheitaliani enelle di utilizzo.<ref name=":0" /> : doveva utilizzare lo stesso tipo di gettone già in circolazione, essere finalmente posizionabile sia in luoghiloro internicase (esercizispesso commerciali, postazioni ad hocapparecchi in hotelbachelite, stazioni, aeroportivetusti) che anchequelli in cabine esternepubblici, quindisia nonper piùrinnovarne legatoil aglidesign, orariche deiper localiinserirvi eduna esercizi.circuiteria Dovevache esserepermettesse a provaall'utente di scassinamenti,poter robusto,effettuare in gradototale di accettare in "deposito" anche più gettoni, ed effettuare automaticamenteautonomia chiamate sia urbane che interurbane (in teleselezione) senza centralino. Un apparato che, al pari di altri prodotti, rispecchiassecome la tipologiatecnologia didelle societàreti chedell'epoca stavagià arrivandopermetteva. con gli anni settanta.
 
Nel primo caso l'operazione - affidata a Lino Saltini e su progetto dalla [[Sit-Siemens]] - portò in breve tempo, nel 1962, alla nascita e distribuzione agli abbonati del nuovo apparecchio [[S62]] (prodotto poi anche da FATME e Face Standard, tutti e tre storici fornitori delle ex concessionarie), utilizzato anche come telefono "a scatti" nelle cabine di molti esercizi commerciali. Nel caso dei telefoni pubblici, l'operazione richiese più tempo. Il compito che la SIP delegò nuovamente alla IPM, infatti, era di concezione innovativa. Dettandone le specifiche tecniche, estetiche e di utilizzo,<ref name=":0" /> SIP chiedeva un telefono che dovesse impiegare lo stesso tipo di gettone già in circolazione ed ormai diffuso, essere finalmente posizionabile sia in luoghi interni (esercizi commerciali, postazioni ad hoc in hotel, stazioni, aeroporti) ed anche in cabine esterne, quindi non più legato agli orari dei locali ed esercizi. Doveva essere a prova di scassinamenti, robusto, in grado di accettare in "deposito" anche più gettoni. Ma , soprattutto, al pari degli apparecchi domestici, l'utente doveva poter effettuare in totale autonomia chiamate sia urbane che interurbane (in teleselezione) senza centralino, come la tecnologia dell'epoca già permetteva. Un apparato di nuova concezione, che, al pari di altri prodotti, rispecchiasse la tipologia di società indipendente e veloce che stava arrivando con gli anni settanta, utilizzabile in libertà ad ogni ora del giorno e della notte, velocemente, e senza vincoli di destinazione.
La IPM progettò quindi il telefono denominato U+I unificato (acronimo per ''sistema unificato per chiamate interurbane ed urbane''). Lo U+I sarà prodotto principalmente dalla stessa ''IPM (Industria Politecnica Meridionale)'' di Napoli e - come da accordi all'epoca in vigore - anche dalla [[Urmet|URMET]] di Torino, azienda di riferimento della SIP ; pochi esemplari furono inizialmente prodotti anche dalla fiorentina ''Sime Telefonia.'' Nella sua lunga carriera, i mutamenti - seppure minori - vi furono, sia a livello estetico che a livello di elettromeccanica/elettronica, operando alcune modifiche anche alle schede. Negli anni ottanta l'assemblaggio fu delegato anche alla [[Italtel]]. Le parti furono prodotte da queste aziende e da innumerevoli fornitori terzi (fra le quali la ''C.I.V.E. spa'', dedicata solo alle piastre interne da aggiornare, ed al ripristino degli apparecchi), e cambiarono nel corso degli anni ed in base alle modifiche effettuate a circuiti e meccanica. Se infatti il progetto era IPM, in base agli accordi dell'epoca, mantenuto anche per il successivo telefono Rotor, le migliorie e gli adeguamenti alle evoluzioni delle reti e delle centrali, potevano essere anche appaltate o proposte dalla URMET o dalle altre aziende.<ref name=":0" /> .
 
La IPM progettò quindi il telefono denominato ''U+I unificato'' (acronimo per ''sistema unificato per chiamate interurbane ed urbane''). Lo U+I sarà prodotto principalmente dalla stessa ''IPM (Industria Politecnica Meridionale)'' di Napoli e - come da accordi all'epoca in vigore - anche dalla [[Urmet|URMET]] di Torino, azienda di riferimento della SIP ; pochi esemplari furono inizialmente prodotti anche dalla fiorentina ''Sime Telefonia.'' Entrò in servizio dalla fine degli anni sessanta - sia per i tempi e costi di progettazione e produzione, che in modo da permettere il recupero dei costi d'investimento dei precedenti apparecchi, in fondo installati solo da pochi anni. Nella sua lungalunghissima carriera, i mutamenti - seppure minori - vi furono, sia a livello estetico che a livello di elettromeccanica/elettronica, operando alcune modifiche anche alle schede. Negli anni ottanta l'assemblaggio fu delegato anche alla SIT-Siemens, nel frattempo divenuta [[Italtel]]. Le parti furono prodotte da queste aziende e da innumerevoli fornitori terzi (fra le quali la ''C.I.V.E. spas.p.a.'', dedicata solo alle piastre interne da aggiornare, ed al ripristino degli apparecchi), e cambiarono nel corso degli anni ed in base alle modifiche effettuate a circuiti e meccanica. Se infatti il progetto iniziale era IPM, in base agli accordi dell'epoca, mantenuto anche per il successivo telefono [[Rotor]], le migliorie e gli adeguamenti alle evoluzioni delle reti e delle centrali, potevano essere anche appaltate o proposte dalla URMET o dalle altre aziende.<ref name=":0" /> .
 
== Caratteristiche ==
Il telefono ''U+I'' fu uno strumento innovativo per l'epoca, essendo dotato di una raccoglitrice a gettoni che permetteva l'inserimento contestuale di diversi pezzi senza dover essere pronti a inserire via via i gettoni ad ogni "scatto". Poteva effettuare telefonate ''urbane'' ed ''interurbane''. Per le chiamate urbane, inizialmente - in alcune zone d'Italia con ancora una tecnologia obsoleta - occorreva una procedura simile a quella del vecchio S119; ragion per cui ai telefoni veniva aggiunto un ulteriore pulsante frontale giallo - posizionato all'interno della parte sinistra, blu, dell'etichetta, con istruzioni appositamente modificate - che azionava un circuito ad hoc, sostituito a parte della scheda dell' U+I. Tale procedura scomparve presto con gli adeguamenti tecnici effettuati anche in tali zone, e gli U+I così dedicati - seppur immutati esteticamente - vennero modificati internamente con la disattivazione dei circuiti aggiuntivi - in modo da funzionare come gli altri. Modifiche erano effettuate anche per gli U+I dedicati ad usousi speciali, con aggiunta, alterazione (o privazione) di parti o funzioni. Fra i molti, quelli dei pazienti ospedalieri non in grado di deambulare; gli apparecchi erano montati su un carrellino, ribassati per essere facilmente raggiungibili dal letto, e con il cavo della cornetta prolungato e retraibile.
[[File:La liceale nella classe dei ripetenti.jpeg|upright=1.4|thumb|left|[[Gloria Guida]] in un fotogramma del film ''[[La liceale nella classe dei ripetenti]]'' ([[1978]]) mentre utilizza il telefono pubblico U+I.]]
 
La struttura esterna dell'apparecchio standard era in metallo zincato - con colori che variavano dal grigio dei primi modelli, ad un colore più giallastro o verde, comunque legato anche al lotto ed all'azienda produttrice. Il disco combinatore con i numeri - posizionato nella parte frontale alta, al centro, - era simile a quello dei telefoni casalinghi bigrigio dell'epoca;, ale, latonel sinistrocerchio interno, a destra, riportava, nei primi modelli, il nome SIP all'interno di un piccolo cerchio, sostituito successivamente da quello dei fornitori, o eliminato in caso di apparecchi revisionati. Alla sinistra del disco, si trovava la finestrella con l'indicatore di servizio del telefono (verde/rosso con dicitura di fuori servizio). eSopra sopra- o al lato destro - del disco (in base all'azienda produttrice) il luogo (feritoia o cornice) per la targhetta con il numero telefonico dell'apparecchio, che era abilitato anche a ricevere chiamate. AAncora a fianco, le feritoie per illa suoneria del campanello.
 
Sul lato superiore del telefono era posizionata, in rilievo, la fessura per l'introduzione guidata dei gettoni o delle monete; sul fianco sinistro si trovava, agganciata ad un meccanismo a molla, la "cornetta" di plastica, simile a quella del modello [[Siemens S62]].
 
Più in basso, sul frontale, sempre al centro, era presente una targa in metallo su cui erano dettagliate le indicazioni riguardanti le tariffe delle telefonate e le informazioni specifiche per l'uso. La targa era divisa in tre pari , era di due tipi: in lingua interamente italiana con spiegazioni, in caratteri gialli, per chiamate urbane (nel riquadro blu) o in caratteri blu per le chiamate interurbane (nel lato giallo), oppure in lingua italiana e straniera; la versione veniva scelta, e sostituita, in base all'utenza ed al pubblico che si pensava il telefono potesse avere.
 
Nella parte frontale inferiore il telefono presentava un bocchettone - protetto da una finestrella semitrasparente - dedicato al recupero degli eventuali gettoni residui, nel caso la conversazione non avesse consumato l'intero ammontare inserito inizialmente. La restituzione delle monete o dei gettoni non avveniva però automaticamente; presumendo che l'utilizzatore potesse voler effettuare altre chiamate, senza perdere il credito del gettone ancora "in macchina", per dimostrare di aver terminato l'utilizzo del telefono, occorreva premere un tasto rotondo - di colore rosso - posto alla destra dell'apparecchio, nella parte bassa della targa, dove erano riportare istruzioni ad hoc. Per quanto riguarda l'esterno, infine, nella parte sinistra e bassa della targa si poteva leggere il numero di scatti effettuati in totale, dall'apparecchio.