Umberto II di Savoia: differenze tra le versioni

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=== Impero d'Etiopia e nuovo erede al trono ===
[[File:Umberto II a Montella.jpg|miniatura|upright=0.8|sinistra|Il principe Umberto al [[convento di San Francesco a Folloni]] a [[Montella]] ([[Provincia di Avellino|AV]]), dove risiedette più volte durante la [[seconda guerra mondiale]]]]
Il 2 ottobre [[Mussolini]] dichiarò guerra all'[[Etiopia]], e l'11 scattarono le [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni]] della [[Società delle Nazioni]], cui il regime rispose con la "giornata della fede", sotto lo [[slogan]] dell'"oro alla Patria". All'[[Vittoriano|Altare della Patria]] la [[Elena del Montenegro|regina Elena]] consegnò le fedi nuziali sue e del [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Re]], pronunciando uno dei suoi rarissimi discorsi pubblici, mentre lo stesso facevano a [[Napoli]] [[Maria José del Belgio|Maria José]] e a [[Torino]] [[Iolanda Margherita di Savoia|Jolanda di Savoia]]. Umberto donò il proprio collare dell'[[ordine dell'Annunziata|Annunziata]], il Re alcuni lingotti d'oro e d'argento, [[Luigi Pirandello]] la medaglia del [[Premio Nobel|Nobel]], [[Benedetto Croce]] e [[Luigi Albertini]] beni personali: lo stato ottenne oltre 500 milioni in oro e l'iniziativa fu quindi un notevole successo<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 333.</ref>. Il Re però non condivise il fascino dell'avventura militare e a [[Dino Grandi]], davanti alle truppe in sfilata disse: «Ed è con queste facce e queste pance da curati e da notai di campagna che il suo Duce vuole fare la guerra?»<ref>A. Spinosa, ''Vittorio Emanuele III'', Mondadori, p. 339.</ref>.
 
Nonostante lo scetticismo personale, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] desiderava che anche il figlio prendesse parte alla campagna militare, ottenendo in tal modo un po' di gloria e prestigio, come fecero e avrebbero fatto per tutta la durata delle operazioni gerarchi di ogni grado, ottenendo encomi e medaglie non sempre meritate<ref>Farinacci, per esempio, ottenne una medaglia d'argento al valor militare e riconoscimenti come invalido di guerra per una mano persa durante la battaglia, in realtà amputata di netto da una granata impiegata per pescare in un lago etiope.</ref>. Ma Umberto restò confinato in patria per volere di [[Mussolini]], che voleva che quella guerra fosse «una sfida del regime dalla quale la monarchia potrà ricevere l'incoronazione imperiale ma sulla quale non dovrà accampare meriti»<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 145.</ref>. La scusa ufficiale fu che il [[Duce]] non desiderava fosse messa in pericolo la vita dell'erede al trono; al fronte andarono i tre cugini [[Savoia-Genova]], parenti di secondo piano, e [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone di Savoia-Aosta]], ma non [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo d'Aosta]], allora [[linea di successione al trono d'Italia|secondo in linea di successione al trono]], piccola vendetta del Re contro l'aitante nipote di simpatie fasciste.
 
[[File:Umberto Montella.jpg|miniatura|upright=0.8|Il principe Umberto al balcone del municipio del comune di [[Montella]], nell'avellinese([[Provincia di Avellino|AV]]), in occasione delle manovre del [[1936]]]]
Umberto, a terra, passò in rassegna le truppe in partenza e così "garantisce la legittimità dell'impresa, ma a combattere in prima linea è il fascismo, cui andrà il merito della vittoria<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 146.</ref> e venne impegnato nelle solite occasioni ufficiali, come la presenza al funerale di [[Giorgio V del Regno Unito]] agli inizi del [[1936]]: occasione impegnativa, trattandosi di un viaggio in un paese ostile, tra i primi sostenitori delle sanzioni. A marzo venne promosso al comando del corpo d'armata di [[Napoli]], ma per l'[[Etiopia]] partì la [[Maria José del Belgio|moglie]], che il 26 dello stesso mese si imbarcò come [[Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana|crocerossina]] sulla nave ospedaliera ''Cesarea''. Alla proclamazione dell'[[Impero italiano|Impero]], il 5 maggio [[1936]] al balcone del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] si affacciarono [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], che rispose alle ovazioni della folla con il saluto militare, e Umberto, sull'attenti. "L'avvenire accanto al presente" scrisse [[Ugo Ojetti]]<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 147.</ref>.