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== Conseguenze ==
I piloti giapponesi sopravvissuti riportarono storie di una grande vittoria. Venne raccontato che praticamente l'intera 3ª Flotta statunitense era stata affondata e che le portaerei americane erano nel caos. Seppur alcuni membri del comando giapponese erano scettici, tale narrazione risalì la linea di comando fino aggiungere all'imperatore [[Hirohito]], il quale si congratulò con le forze armate per il successo. Anche i quotidiani riportarono la notizia, enfatizzando la ritirata delle navi statunitensi dopo la sconfitta. Infine, anche i più reticenti, come lo stesso Toyoda, credettero di aver ottenuto una qualche forma di vittoria.<ref>{{Cita|Prados (2016)|pp. 147–148.}}</ref>
 
 
 
 
Dopo la battaglia le forze aeree nipponiche furono duramente provate in termini di aerei ed equipaggi; se le perdite di mezzi potevano teoricamente essere rimpiazzate dall'industria nazionale, l'addestramento degli equipaggi richiedeva tempi molto più lunghi. Inoltre vennero sopravvalutate le perdite dell'aviazione navale e della flotta statunitense, influenzando le valutazioni per la futura operazione successiva: l'[[Operazione Sho-Go]] 1, la [[battaglia del golfo di Leyte]], e le Shō-Gō 2 (risposta agli attacchi su Formosa), e Shō-Gō 3 (risposta agli attacchi sulle isole Ryukyu). Durante la Shō-Gō 1, originariamente la squadra dell'ammiraglio Shima era stata mandata a "finire gli storpi", l'ipotetica grande quantità di navi statunitensi danneggiate dagli attacchi aerei nipponici, ma quando la smentita statunitense alle perdite annunciate dai giapponesi venne resa nota per radio, le navi vennero richiamate immediatamente indietro.