Battaglia aerea di Formosa: differenze tra le versioni

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|Parte_di = del [[Guerra del Pacifico (1941-1945)|teatro del Pacifico]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine = Moving rockets aboard USS Hancock (CV-19), October 1944.jpg
|Didascalia = L'equipaggio della USSportaerei {{nave|USS|Hancock (|CV-19)|6}} mentre carica idei razzi sugli aerei, in preparazione dei raid su Formosa, il 12 ottobre 1944.
|Data = 1012 ottobre - 1216 ottobre [[1944]]
|Luogo = [[Isola di Formosa|Formosa]], [[Mare delle Filippine]], [[Ryūkyū|Isole Ryūkyū]]
|Casus =
|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria tattica alleata
|Schieramento1 = {{USA 1912-1959}}
|Schieramento1 = {{Bandiera|USA 1912-1959}} [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]<br />{{Bandiera|Australia}} [[Australia]]<br />{{Bandiera|MEX 1934-1968}} [[Messico]]<ref>Contribuì con la [[Fuerza Aérea Expedicionaria Mexicana]]</ref>
|Schieramento2 = {{Bandiera|GiapponeJPN}} [[Impero giapponese]]<br />&nbsp;
|Schieramento3 =
|Comandante1 = [[William Halsey]]<br />[[Thomas Kinkaid]]<br />[[Jesse Oldendorf]]<br />[[Clifton Sprague]]
|Comandante2 = [[Jisaburō Ozawa]]<br />[[Takeo Kurita]]<br />[[Shōji Nishimura]]<br />[[Kiyohide Shima]]
|Effettivi1 = '''Task Force 38'''
|Comandante3 =
* 17 [[portaerei]]
|Effettivi1=17 [[portaerei]]<br />6 [[corazzata|corazzate]]<br />4 [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]]<br />10 [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]]<br />58 [[cacciatorpediniere]]<br />circa 1200 aerei imbarcati
** circa 1&nbsp;200 aerei imbarcati
|Effettivi2 = 1251 aerei dell'aviazione dell'Esercito e della Marina con basi a terra
* 6 [[corazzata|corazzate]]
|Effettivi3 =
* 4 [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]]
|Perdite1 = 89 aerei, alcune decine di morti, <br />due portaerei danneggiate<br />un incrociatore pesante seriamente danneggiato<br />due incrociatori leggeri danneggiati<br />due cacciatorpediniere danneggiati
* 11 [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]]
|Perdite2 = circa 500 aerei ed equipaggi, 40 navi da guerra ed ausiliarie
* 57 [[cacciatorpediniere]]
|Perdite3 =
|Effettivi2 = '''Esercito'''
|Perdite4 =
* 4ª Armata aerea
'''Marina'''
* 1ª Flotta aerea
* 2ª Flotta aerea
* 3ª Flotta aerea
----
'''Totale'''
* 1&nbsp;425 aerei
|Perdite1 = 89 aerei,<br />un incrociatore pesante seriamente danneggiato,<br />un incrociatore leggero danneggiato
|Perdite2 = 321–525 aerei,<br />svariate installazioni militari e infrastrutture pesantemente danneggiate
|Note =
}}
 
{{Campagna delle Filippine (1944-45)}}
La '''battaglia aerea di Formosa''' (in [[Lingua giapponese|giapponese]]: {{nihongo2|台湾沖航空戦}}, in [[Lingua cinese|cinese]]: {{cinese|臺灣空戰}}) si svolse nell'ambitotra dellail 12 e il 16 ottobre [[1944]] nel [[Guerra del Pacifico (1941-1945)|guerrateatro del Pacifico]] durante ladella [[seconda guerra mondiale]], tra glile forze aeree [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] e le forze armate imperialiquelle [[giappone]]si. La battaglia faè parteinquadrata dellanella [[Campagna delle Filippine (1944-45)|campagna delle Filippine]], attuata dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] per riconquistare l'arcipelago omonimo, occupato dalle truppe giapponesi durante una lunga [[Campagna delle Filippine (1941-42)|campagna espansionistica]] fra il 22 dicembre [[1941]] e il 6 maggio [[1942]].
 
Lo scontro aereo vide una serie di raid diurni statunitensi sulle installazioni militari giapponesi su [[isola di Formosa|Formosa]] e le risposte notturne degli aerei nipponici che attaccarono la flotta statunitense al largo dell'isola. I giapponesi complessivamente persero più di 300 aerei, mentre gli americani meno di 100, oltre a due incrociatori danneggiati. Gli esiti della battaglia privarono la ''Flotta combinata'', la componente principale della [[Marina imperiale giapponese]], della copertura aerea necessaria per le operazioni future e che sarebbe stata necessaria nella [[battaglia del Golfo di Leyte]] che si concluse con una vittoria statunitense.
==Antefatti==
Forse la considerazione più decisiva contro il piano Cina-Formosa, come ipotizzato dall'Ammiraglio King e da altri, fu che l'invasione di Formosa avrebbe richiesto una quantità di forze terrestri molto più grande di quelle disponibili nel Pacifico alla fine del 1944, e non sarebbe stata praticabile fin quando la sconfitta della Germania non avesse reso disponibili ulteriori divisioni Alleate per prestare servizio a oriente<ref>{{Cita|Morison|pp. 3-12}}.</ref>.
 
== Antefatti ==
In ogni caso, nell'area Formosa - Filippine - isole Ryukyu - Giappone meridionale erano presenti oltre 1200 aerei da combattimento della Marina e dell'Esercito Imperiale (l'aviazione nipponica non esisteva come forza armata indipendente) che costituivano una seria minaccia per le forze navali Alleate; pertanto venne deciso dallo stato maggiore statunitense di eliminare o comunque ridimensionare questa minaccia, attuando dal 10 al 20 ottobre, a partire dalle portaerei di squadra della Task Force 38 (il braccio operativo della Terza flotta USA), una serie di attacchi contro le basi aeree di Formosa e delle Filippine in quella che venne chiamata Battaglia aerea di Formosa<ref>{{Cita libro | cognome=MacArthur | nome=Douglas | titolo=Reports of General MacArthur | editore=Japanese Demobilization Bureaux Records | città= | anno=1994 |capitolo=XIII. Struggle For Leyte ||pagine = 371 |url =http://www.history.army.mil/books/wwii/MacArthur%20Reports/MacArthur%20V2%20P2/ch13.htm |accesso= 7 marzo 2012 }}</ref>.
=== Situazione statunitense ===
La considerazione più importante riguardo a eventuali operazioni di terra a Formosa, secondo l'ammiraglio [[Ernest King]], era che l'invasione dell'isola avrebbe richiesto una quantità di forze terrestri di molto superiore a quelle disponibili in tutto teatro del Pacifico alla fine del 1944 e non sarebbe stata inoltre praticabile fin quando non si fossero rese disponibili le unità in quel momento ancora impegnate in Europa contro la [[Germania nazista|Germania]].<ref>{{Cita|Morison (2002)|pp. 3-12}}.</ref>
 
Nell'area tra [[Formosa]], le [[Filippine]], le [[isole Ryukyu]] e il Giappone meridionale erano presenti oltre 1&nbsp;200 aerei da combattimento del [[Servizio aeronautico della Marina imperiale giapponese|Servizio aeronautico della Marina]] e [[Servizio aeronautico dell'Esercito imperiale giapponese|dell'Esercito imperiale]] (l'Aviazione nipponica non esisteva come forza armata indipendente) che costituivano una seria minaccia per le forze navali alleate. Pertanto venne deciso dallo Stato Maggiore statunitense di eliminare, o comunque ridimensionare, tale minaccia attuando tra il 10 e il 20 ottobre una serie di attacchi contro le basi aeree di Formosa, delle Filippine e delle isole Ryukyu, da eseguire per mezzo delle [[portaerei]] di squadra della Task Force 38, che era parte della [[United States Third Fleet|3ª Flotta]] statunitense chiamata anche Fast Carrier Task Force.<ref>{{Cita|MacArthur (1994)|Capitolo XIII: ''Struggle For Leyte''.}}</ref>
==Schieramenti==
 
=== Situazione giapponese ===
Nel settembre 1944, i giapponesi avevano già compreso la necessità di impegnare la flotta statunitense in una battaglia decisiva per ribaltare l'andamento del conflitto.<ref>{{Cita|Willmott (2005)|p. 47.}}</ref> Considerando in anticipo le opportunità di battaglia che si sarebbero verificate durante i vari sbarchi anfibi statunitensi, gli ordini operativi giapponesi, chiamati ''Sho'' ("vittoria"), prevedevano quattro possibili scenari per opporsi ad un'invasione, ovunque fosse avvenuta tra le Filippine e le [[isole Curili]].<ref>{{Cita|MacArthur (1994)|pp. 321–322.}}</ref> Il problema maggiore per i giapponesi era una questione morale: i marinai avrebbero dovuto infatti rompere le tradizioni della Marina imperiale, dando concentrandosi sull'affondamento di navi rifornimento piuttosto che da guerra. Di conseguenza, il comandante della Flotta combinata, l'ammiraglio [[Soemu Toyoda]], raggiunse il fronte ad inizio ottobre per supervisionare di persona le truppe in previsione delle operazioni Sho.<ref>{{Cita|Prados (2016)|pp. 125–127.}}</ref>
 
Il 10 ottobre il viaggio di Toyoda giunse al termine a Formosa e l'ammiraglio aveva tutta l'intenzione di far ritorno in Giappone, ma dovette rinunciare quando la Task Force 38, agli ordini dell'ammiraglio [[Marc Mitscher]], fece capolino a nord attaccando le isole Ryukyu. Toyoda non poteva rischiare di passare attraverso un'area dov'erano concentrate portaerei statunitensi che imbarcavano complessivamente più di mille velivoli,<ref>Per {{Cita|Wilmott (2005)|p. 59}}, questa era la prima volta che una forza navale di portaerei statunitensi portava con sé una tale quantità di aerei.</ref> in particolare dopo quanto successo l'anno precedente all'ammiraglio [[Isoroku Yamamoto]], abbattuto dagli americani. Toyoda si trovò perciò lontano dal quartier generale della Flotta combinata in un momento decisivo. Fuori posizione e con un'inadeguata rete di comunicazione, l'opposizione alla forza statunitense ricadde nelle mani del vice di Toyoda, il viceammiraglio [[Ryūnosuke Kusaka]].<ref>{{Cita|Vego (2013)|p. CXIV.}}</ref>
 
Kusaka, correttamente, considerò gli attacchi alle Ryukyu un preludio agli sbarchi statunitensi, grazie in parte alle informazioni d'intelligence ottenute dalla Marina imperiale nelle precedenti settimane.<ref>{{Cita|Prados (2016)|p. 120.}}</ref> Non avendo la certezza però del luogo esatto dello sbarco, decise di attuare la componente aerea dei piani Sho-1 e Sho-2, rispettivamente la difesa delle Filippine e di Formosa, la mattina del 10 ottobre. I piani Sho coinvolgevano diverse forze navali di superficie con base anche a Singapore e nei porti dell'arcipelago del Giappone. Alle navi da guerra serviva però del tempo per giungere in posizione e attuare un attacco coordinato con le forze aeree, quindi, invece di attendere l'arrivo della flotta, Kusaka ordinò alle unità aeree designate per Sho di attaccare subito gli statunitensi, rafforzando i loro forzi attuando anche la parte navale dell'operazione Sho-2 la mattina del 12 ottobre.<ref>{{Cita|Willmott (2005)|pp. 62–65.}}</ref>
 
Molti degli aerei giapponesi erano sparsi in varie basi nella regione. Al 10 ottobre, la Forza aerea della 6ª Base del viceammiraglio [[Shigeru Fukudome]], che decollò da Formosa in soccorso alla regione di [[Kyushu]] di cui fanno parte le isole Ryukyu, era formata da circa 740 aerei. La Forza aerea della 5ª Base del viceammiraglio [[Kimpei Teraoka]] e la 4ª Armata aerea del generale [[Kyoji Tominaga]], dell'Esercito di stanza nelle Filippine, possedevano entrambe circa 440 velivoli. Nei quattro giorni successivi altri 690 aerei giunsero da basi in Giappone e Cina.<ref>{{Cita|Morison (2002)|p. 68.}}</ref>
 
Anche se la quantità di velivoli giapponesi sarebbe divenuta ben presto consistente, le unità della Marina si stava ancora riprendendo dalle perdite subite nella [[battaglia del Mare delle Filippine]] del giugno precedente e, nonostante i velivoli fossero stati rimpiazzati quasi completamente, le perdite umane abbassarono sensibilmente la qualità dei piloti.<ref>{{Cita|Prados (2016)|p. 128.}}</ref> In aggiunta, oltre alla quantità soverchiante di aerei messi in campo dagli Stati Uniti il 12 ottobre, la flotta americana era superiore anche nell'addestramento e nell'esperienza dei propri piloti.<ref>Confrontando le forze in fase d'attacco, Fukudome riporta 761 missioni per la 2º Flotta aerea contro la Task Force statunitense nella settimana della battaglia; di contro, gli statunitensi riportano 808 missioni del solo 2º Gruppo della Task Force 38 tra l'11 e il 14 ottobre ({{Cita|Willmott (2005)|p. 64}} e {{Cita|Mitscher (1944)|p. 30}}).</ref>
 
== Ordine di battaglia ==
=== Alleati ===
* [[United States Third Fleet|3ª Flotta statunitense]]
* Terza Flotta degli Stati Uniti
** [[Task Force 38]]: 17 [[portaerei]] (di cui 9 [[Portaerei leggera|leggere]]), 6 [[corazzata|corazzate]], 4 [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]], 10 [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]], 58 [[cacciatorpediniere]].
*** Primo Gruppo Portaereiportaerei: [[{{Nave|USS |Cabot (|CVL-28)|USS ''Cabot'']]6}}, [[{{Nave|USS |Cowpens (|CVL-25)|USS ''Cowpens'']]6}}, [[{{Nave|USS |Hornet (|CV-12)|USS ''Hornet'']]6}}, [[{{Nave|USS |Monterey (|CVL-26)|USS ''Monterey'']]6}}, [[{{Nave|USS |Wasp (|CV-18)|USS ''Wasp'']]6}}.
*** Secondo Gruppo Portaereiportaerei: [[{{Nave|USS |Bunker Hill (|CV-17)|USS ''Bunker Hill'']]6}}, [[{{Nave|USS |Hancock (|CV-19)|USS ''Hancock'']]6}}, [[{{Nave|USS |Independence (|CVL-22)|USS ''Independence'']]6}}, [[{{Nave|USS |Intrepid (|CV-11)|USS ''Intrepid'']]6}}.
*** Terzo Gruppo Portaereiportaerei: [[{{Nave|USS |Essex (|CV-9)|USS ''Essex'']]6}}, [[{{Nave|USS |Langley (|CVL-27)|USS ''Langley'']]6}}, [[{{Nave|USS |Lexington (|CV-16)|USS ''Lexington'']]6}}, [[{{Nave|USS |Princeton (|CVL-23)|USS ''Princeton'']]6}}.
*** Quarto Gruppo Portaereiportaerei: [[{{Nave|USS |Belleau Wood (|CVL-24)|USS ''Belleau Wood'']]6}}, [[{{Nave|USS |Enterprise (|CV-6)|USS ''Enterprise'']]6}}, [[{{Nave|USS |Franklin (|CV-13)|USS ''Franklin'']]6}}, [[{{Nave|USS |San Jacinto (|CVL-30)|USS ''San Jacinto'']]6}}.
*** Navi di scorta
 
=== Giapponesi ===
* Aviazione[[Servizio dellaaeronautico Marinadell'Esercito Imperialeimperiale giapponese|Esercito imperiale]]: 1,251200 [[aereoAereo da caccia|caccia]]/[[bombardiereBombardiere|bombardieri]]. [[Shigekazu Shimazaki]]
** Prima FlottaArmata Aerea della Marina Imperialeaerea: basata a [[Manila]], [[Filippine]], 144 caccia/bombardieri.
** Seconda[[Servizio Flottaaeronautico Aerea:della basataMarina aimperiale [[Kaohsiunggiapponese|Takao]],Marina [[Taiwanimperiale]],: 3581&nbsp;225 caccia/bombardieri.
** Terza Flotta Aereaaerea: basata su portaereiManila, 275 caccia/bombardieriFilippine.
** Terza Flotta della Marina Imperialeaerea: basata a [[KisarazuKaohsiung]], [[Chiba]], 237 caccia/bombardieriFormosa.
** Dodicesima Flotta Aereaaerea: basataprecedentemente suimbarcata in portaerei, 237ora caccia/bombardierispostata a terra agli ordini della 2ª Flotta.
 
== La Battaglia ==
I radar degli aerei da ricognizione giapponesi rilevarono gli squadroni della Task Force della 3ª Flotta statunitense per tutta la giornata dell'11 ottobre e nella notte seguente, tenendo costantemente informato il comando nelle Filippine e a Formosa. Consci che all'alba del 12 ottobre gli statunitensi avrebbero attaccato, le forze di terra furono messe in allerta e i caccia furono preparati per intercettare gli americani.<ref>{{Cita|Bates (1953)|pp. 289–292.}}</ref>
In vari giorni di attacchi, i piloti statunitensi martellarono gli aeroporti e i porti di Formosa, delle Filippine e delle isole Ryukyu, affondando varie unità leggere e navi ausiliarie, ma soprattutto falcidiando la forza aerea nipponica.
 
La mattina del 12 ottobre, i quattro gruppi della Task Force coprivano tutta l'area da nordovest a sudest dell'isola. Al 2º Gruppo, essendo il più settentrionale, era stata assegnata la parte nord dell'isola. Il 3º Gruppo era posizionato al centro mentre il 1º e il 4º erano entrambi assegnati alla sezione meridionale di Formosa. L'esperienza dei vari piloti che si alternavano nelle missioni poteva dipendere dalla disposizione del proprio Gruppo e dalla missione assegnata loro.<ref>{{Cita|Bates (1953)|p. 100.}}</ref><ref>{{Cita|Sherman (1944)|p. 3.}}</ref>
==Conseguenze==
Dopo la battaglia le forze aeree nipponiche furono duramente provate in termini di aerei ed equipaggi; se le perdite di mezzi potevano teoricamente essere rimpiazzate dall'industria nazionale, l'addestramento degli equipaggi richiedeva tempi molto più lunghi. Inoltre vennero sopravvalutate le perdite dell'aviazione navale e della flotta statunitense, influenzando le valutazioni per la futura operazione successiva: l'[[Operazione Sho-Go]] 1, la [[battaglia del golfo di Leyte]], e le Shō-Gō 2 (risposta agli attacchi su Formosa), e Shō-Gō 3 (risposta agli attacchi sulle isole Ryukyu). Durante la Shō-Gō 1, originariamente la squadra dell'ammiraglio Shima era stata mandata a "finire gli storpi", l'ipotetica grande quantità di navi statunitensi danneggiate dagli attacchi aerei nipponici, ma quando la smentita statunitense alle perdite annunciate dai giapponesi venne resa nota per radio, le navi vennero richiamate immediatamente indietro.
 
==Note= 12 ottobre ===
[[File:USS Lexington (CV-16) launching a Grumman F6F Hellcat, circa 12 October 1944 (80-G-285037).jpg|thumb|Un F6F Hellcat mentre decolla dalla USS ''Lexington'' il 12 ottobre 1944]]
I caccia [[Grumman F6F Hellcat]] dei quattro gruppi di portaerei completarono la fase di decollo prima dell'alba, attorno alle ore 06:00. I giapponesi intercettarono tutti e quattro i gruppi, sia con i caccia che con il fuoco della contraerea, che si registrò di livello moderato o intenso su tutta l'isola. I duelli aerei furono molto duri nell'area centro-settentrionale di Formosa, quella di competenza dei velivoli provenienti dal 2º Gruppo del viceammiraglio [[Gerald F. Bogan]] e dal 3º Gruppo del viceammiraglio [[Frederick C. Sherman]]. La {{Nave|USS|Lexington|CV-16|6}} e la {{Nave|USS|Essex|CV-9|6}}, del gruppo di Sherman, riportarono l'abbattimento di circa 50 aerei giapponesi, mentre la {{Nave|USS|Intrepid|CV-11|6}}, la {{Nave|USS|Bunker Hill|CV-17|6}} e la {{Nave|USS|Hancock|CV-19|6}}, del gruppo di Bogan, riportarono almeno altri 50 aerei abbattuti.<ref>{{Cita|Greer (1944)|pp. 90–92.}}</ref><ref>{{Cita|McCampbell (1944)|pp. 38–40.}}</ref><ref>{{Cita|Winters (1944)|pp. 32–35.}}</ref><ref>{{Cita|Ellis (1944)|pp. 58–60.}}</ref>
 
Gli statunitensi, al contrario, subirono poche perdite nella prima mattinata: nel 2º e 3º Gruppo furono riportati solo 9 aerei persi, con tre piloti recuperati dalle navi americane o dai sottomarini. Quest'enorme differenza è in parte dovuta alla mancanza di esperienza dei piloti giapponesi; i piloti nelle Filippine settentrionali, ad esempio, erano ancora in fase di addestramento.<ref>{{Cita|Ofstie (1945)}}.</ref> Dai rapporti statunitensi, la maggior parte dei caccia giapponesi erano aerei dell'Esercito, principalmente [[Nakajima Ki-44]], [[Kawasaki Ki-61]] e [[Nakajima Ki-43]]. Nonostante vi fossero degli esperti aviatori della Marina, le unità di caccia [[Mitsubishi A6M Zero]] ricostituite dopo la [[battaglia del Mar delle Filippine]] stavano ancora imparando ad operare in squadra e non erano in grado di eseguire manovre di gruppo in grado di dare un vantaggio tattico.<ref>{{Cita|McCampbell (1944)|p. 43.}}</ref>
 
Anche se i successivi attacchi della giornata eseguiti con i caccia Hellcat, i [[Bombardamento in picchiata|bombardieri in picchiata]] [[Curtiss SB2C Helldiver]] e gli [[Aerosilurante|aerosiluranti]] [[Grumman TBF Avenger]] danneggiarono significativamente le installazioni militari a Formosa, annientare completamente la forza aerea giapponese sull'isola si dimostrò impossibile. Tuttavia, il contrattacco giapponese fu soppresso senza troppe difficoltà e l'unica minaccia reale alla Task Force provenne dall'arcipelago principale del Giappone. Un'unità aerea d'élite, addestrata a volare anche con il maltempo e di notte, chiamata Forza d'attacco aereo "T", si diresse verso Formosa per eseguire il primo attacco silurante giapponese mediante il supporto dei radar su larga scala.<ref>{{Cita|Hackett (2016)}}.</ref> Le navi di scorta statunitensi usarono una cortina fumogena per coprire le portaerei e la Task Force iniziò a manovrare per tenere i giapponesi dietro di sé, mentre questi ultimi lanciavano dei razzi per illuminare i bersagli. Quella notte otto velivoli giapponesi furono abbattuti dai cannoni contraerei<ref>{{Cita|Bogan (1944)|p. 10.}}</ref> e tre bombardieri [[Mitsubishi G4M]] dai caccia della {{Nave|USS|Independence|CVL-22|6}}.<ref>{{Cita|Ewen (1944)|p. 22.}}</ref> Solo il cacciatorpediniere USS ''Pritchett'' subì danni, ricevuti peraltro dal [[fuoco amico]].<ref>{{Cita|Sherman (1944)|pp. 5–6.}}</ref>
 
=== 13 ottobre ===
Il 13 ottobre, crebbe il numero di obiettivi identificati, dalle [[isole Penghu]] all'estremità settentrionale di [[Luzon]], mentre il numero di velivoli giapponesi in volo calò. A causa del maltempo però gli esiti degli attacchi statunitensi furono difficili da valutare.<ref>{{Cita|McCain (1944)|p. 13.}}</ref> I rapporti dei piloti in questi due giorni contribuirono a scovare una rete di basi aeree su Formosa più ampia di quanto previsto. Queste informazioni, assieme ai messaggi radio intercettati e agli attacchi della sera precedente, spinsero il comandante della Task Force 38, l'ammiraglio Mitscher, ad annullare il raid previsto per le ore 14:00. Gli statunitensi invece si prepararono ad un eventuale attacco giapponese nel tardo pomeriggio o nella notte che seguì.<ref>{{Cita|Sherman (1944)|p. 6.}}</ref>
 
Come atteso, i velivoli della Forza T tornarono per eseguire un altro raid notturno contro le navi da guerra statunitensi e, ad essere sotto attacco, stavolta furono il 1º e il 4º Gruppo. I radar avvistarono le formazioni giapponesi alle 16:40 e furono intercettate un'ora dopo dagli squadroni di caccia del 4º Gruppo, imbarcati sulla {{Nave|USS|Belleau Wood|CVL-24|6}}. La Pattuglia da Combattimento Aereo della ''Belleau Wood'' spinse fuori rotta di 70&nbsp;miglia gli squadroni giapponesi abbattendo 10 aerei, tra caccia e bombardieri, prima di fare ritorno alla portaerei.<ref>{{Cita|Davison (1944)|p. 9.}}</ref>
 
[[File:B6N torpedo bomber attacking TG 38.3 during the Formosa Air Battle, October 1944.jpg|thumb|Aerosilurante giapponese B6N mentre attacca il 3º Gruppo]]
Alle 18:12, appena prima del tramonto, un'altra formazione della Forza T si avvicinò arrivando a portata dei gruppi della Task Force. Nel giro di venti minuti, altri sei aerei furono abbattuti in prossimità del 4º Gruppo. Uno squadrone di bombardieri Mitsubishi G4M riuscì a penetrare gli schermi di contraerea evitando la pattuglia di caccia intercettori, attaccando con determinazione le portaerei lanciando in acqua quattro siluri prima che la contraerea abbattesse sei di loro. Un siluro scivolò appena davanti la {{Nave|USS|Franklin|CV-13|6}}, mentre un'altro vi passò dietro. Uno dei bombardieri, dopo essere stato colpito, cercò di schiantarsi sul ponte della ''Franklin'', ma mancò il bersaglio nella caduta incontrollata finendo dietro la nave, in acqua.<ref>{{Cita|Davison (1944)|pp. 9–10.}}</ref>
 
Il 1º Gruppo non fu altrettanto fortunato quando dieci bombardieri [[Yokosuka P1Y]] raggiunsero il gruppo alle 18:23, dopo aver eluso l'identificazione radar volando poco sopra la superficie dell'oceano. Nonostante l'avvistamento tradizionale e il fuoco di contraerea che abbatté sei velivoli, un bombardiere riuscì a iniziare un attacco. Il pilota però fu costretto a manovre evasive cosicché perse l'opportunità di colpire una portaerei. Il siluro tuttavia centrò l'incrociatore USS ''Canberra'', uccidendo 23 uomini e causando gravi danni: entrambe le sale macchina si allagarono e il timone rimase danneggiato. La ''Canberra'' fu quindi rimorchiata alle 22:00 da un altro incrociatore, lo USS ''Wichita'', e riassegnata a sud-est al 3º Gruppo della Task Force 30, formata da navi provenienti da altri gruppi di portaerei.<ref>{{Cita|McCain (1944)|p. 14.}}</ref><ref>{{Cita|Preliminary Design Section (1946)}}.</ref>
 
=== 14 ottobre ===
Il rimorchio della ''Camberra'' fece sì che i gruppi statunitensi rimanessero a portata degli aerei giapponesi più di quanto previsto. In mattinata, furono perciò inviati i caccia su Luzon e Formosa per tenere la superiorità aerea mentre il gruppo navale appena formato portava al sicuro la ''Camberra''.<ref>{{Cita|Mitscher (1944)|p. 3.}}</ref> Alcuni caccia intercettarono dei velivoli giapponesi nelle loro zone di competenza,<ref>{{Cita|Bogan (1944)|p. 11.}}</ref> ma non si verificarono particolare scontri aerei.
 
Per tutto il pomeriggio, i giapponesi volarono attorno al perimetro controllato dalle portaerei per ottenere informazioni sulle posizioni degli statunitensi<ref>{{Cita|Davison (1944)|p. 10.}}</ref> e, tra le 15:00 e le 18:30, il 1º, 2º e 3º Gruppo subirono un massiccio attacco aereo.<ref>{{Cita|McCain (1944)|p. 15.}}</ref> Il 2º Gruppo fu il primo a prendere contatto con i giapponesi, quando 25 bombardieri in picchiata [[Yokosuka D4Y]], grazie la copertura delle nuvole, furono intercettati dai caccia di pattuglia. Solo alcuni bombardieri riuscirono a passare lo schermo difensivo, riuscendo a sganciare due bombe in prossimità della ''Hancock'', mentre una terza centrò un cannoncino posizionato nell'area di prua, ma senza detonare. Oltre ciò, le navi statunitensi non subirono danni.<ref>{{Cita|Bogan (1944)|p. 11.}}</ref>
 
[[File:USS Canberra (CA-70) and USS Houston (CL-81) under tow on 18 October 1944, after receiving torpedo hits (NH 98343).jpg|left|thumb|La USS ''Canberra'' e la USS ''Houston'' mentre vengono rimorchiate dopo essere state colpite da un siluro]]
Circa alle ore 17:00, un'ampia formazione giapponese fu rilevata diretta verso il 3º Gruppo. Come avvenne per l'attacco al 2º Gruppo, la maggior parte degli attaccanti furono abbattuti dai caccia di scorta. I velivoli sopravvissuti scesero di quota posizionandosi poco sopra la superficie dell'acqua per evitare di essere rilevati dai radar e, in pochi minuti, questo ridotto gruppo di caccia e aerosiluranti eseguì un'attacco alle navi statunitensi. Tuttavia il gruppo navale subì solo danni poco rilevati grazie alle manovre evasive, alla burrasca che colpì l'area e alla poca assistenza che i caccia giapponesi fornirono agli aerosiluranti.<ref>{{Cita|Sherman (1944)|pp. 7–8.}}</ref>
 
Il 1º Gruppo era stato scelto per scortare il ripiegamento della flottiglia della ''Camberra''. Alle ore 16:15, l'incrociatore USS ''Houston'' si unì al Gruppo per rimpiazzare la ''Wichita'', la quale era posizionata come schermo a babordo della portaerei ''Wasp'' prima di essere designata per il rimorchio. Alle 18:31, subito dopo il tramonto, comparve una formazione giapponese. Il fuoco contraereo del gruppo a cui apparteneva il [[picchetto radar]] abbatté dieci aerei, mentre questi si dirigevano verso le portaerei, ma molti altri riuscirono a proseguire verso il centro del gruppo.<ref>{{Cita|McCain (1944)|p. 16.}}</ref> Almeno due velivoli sganciarono in acqua i siluri puntando alla ''Houston'', la quale viro di tribordo per evitare il primo in arrivo. Se il secondo siluro non riuscì a colpire l'incrociatore, il primo centrò il vascello a mezzanave tra la [[chiglia]] e la [[cintura corazzata]].<ref>{{Cita|Behrens (1944)|pp. 6–7.}}</ref> L'allagamento delle sale macchina e altre sezioni inferiori inclinarono la nave di 16°. Molti uomini dell'equipaggio finirono in acqua, oltre la fiancata della nave pericolosamente piegata. Si arrivò al punto di dare l'ordine di abbandonare la nave, ma infine fu deciso che l'incrociatore pesante USS ''Boston'' avrebbe rimorchiato la ''Houston'' più a est.<ref name="PDS1947">{{Cita|Preliminary Design Section (1947)}}.</ref> Gli attacchi contro il 1º Gruppo continuarono per ore dopo aver centrato la ''Houston'', ma i giapponesi non ottennero altri successi.<ref>{{Cita|McCain (1944)|p. 17.}}</ref>
 
=== 15 ottobre ===
Gli ordini operativi iniziali prevedevano che il 15 ottobre fosse il giorno in cui la Task Force ripiegava per ricevere rifornimenti e carburante. Tuttavia, visti i siluramenti della ''Camberra'' e della ''Houston'', solo il 2º e il 3º Gruppo lasciarono l'area. Al 4º Gruppo fu ordinato di attaccare Luzon, per tenere gli aerei giapponesi nelle Filippine, mentre il 1º Gruppo avrebbe continuato a scortare le navi danneggiate, il cui gruppo fu denominato ''Crippled Division 1'' (Divisione Azzoppata 1). Indecisi se affondare le proprie navi o proteggerle fino alla base, i consiglieri dell'ammiraglio [[William Halsey]], comandante della [[United States Third Fleet|3ª Flotta]], lo convinsero a trasformare una difficile situazione in un'opportunità. Ridenominata ufficiosamente ''Bait Division'' (Divisione Esca), le lente navi danneggiate e la loro scorta furono usate per attirare la flotta giapponese. Trasmissioni radio senza codifica furono così inviate nella speranza che i giapponesi le intercettassero e i rapporti iniziali sembrarono confermare ciò. Al mattino e alla sera, infatti, incrociatori e navi da battaglia furono avvistate mentre si dirigevano a sud dal Giappone e a sud-est da Formosa.<ref>{{Cita|Halsey (1947)|pp. 207–208.}}</ref><ref>Le "navi da battaglia" avvistate erano in realtà gli incrociatori da battaglia dell'ammiraglio Shima ({{Cita|Prados (2016)|p. 145}}).</ref>
 
Nel frattempo, gli attacchi aerei giapponesi non calarono d'intensità nonostante le perdite subite nei giorni della battaglia. Invece di attendere il vantaggio dell'oscurità, le formazioni nipponiche, scortate dai caccia A6M Zero, attaccarono il 1º e il 4º Gruppo dall'alba al tramonto e la pattuglia aerea di difesa del 4º Gruppo dovette ricevere caccia aggiuntivi per far fronte all'offensiva. Circa due dozzine di aerei giapponesi furono abbattuti tra le 10:45 e le 10:56 dalla combinazione di aerei statunitensi e contraerea navale. I caccia della {{Nave|USS|San Jacinto|CVL-30|6}} riportarono di aver abbattuto molti più aerei nelle ore pomeridiane.<ref>{{Cita|Kernodle (1944)|pp. 15–16.}}</ref> La ''Franklin'' ricevette un colpo da una bomba rimbalzante, ma il danno fu superficiale.<ref>{{Cita|Davison (1944)|pp. 11–12.}}</ref> Anche gli squadroni aerei del 4º Gruppo si scontrarono con i giapponesi nei cieli di Luzon. Il Gruppo Aereo 13 (CAG-13), decollato proprio dalla ''Franklin'', incrociò al mattino una numerosa formazione giapponese al campo d'aviazione Nielson Field. Il loro rapporto parla di 20 aerei abbattuti e della perdita invece di un solo caccia statunitense.<ref>{{Cita|Kibbe (1944)|pp. 113–114.}}</ref>
 
Ancora una volta, il 1º Gruppo fu oggetto della maggior parte degli attacchi giapponesi che impedirono manovre offensive alle portaerei statunitensi, anzi, la pattuglia di caccia a difesa delle navi statunitensi fu rafforzata il più possibile. Lo Squadrone di caccia 14 (VF-14) imbarcato sulla {{Nave|USS|Wasp|CV-18|6}} asserì di aver abbattuto 30 aerei nell'arco della giornata,<ref>{{Cita|Blitch (1944)|pp. 120–122.}}</ref> e altri gruppi di caccia dello stesso gruppo navale contarono un'altra dozzina di aerei abbattuti. Le portaerei riportarono nei registri che alcune bombe era giunte in acqua a poca distanza dalle navi, ma non vi fu alcun danno ai vascelli statunitensi durante questi attacchi.<ref>{{Cita|McCain (1944)|pp. 16–17.}}</ref>
 
=== 16 ottobre ===
[[File:Torpedo hits USS Houston (CL-81), during the afternoon of 16 October 1944 (NH 98826).jpg|thumb|Siluro giapponese esplode contro la USS ''Houston'' nel pomeriggio del 16 ottobre mentre veniva rimorchiata dalla USS ''Pawnee'']]
Gli aerei statunitensi eseguirono ricerche a lungo raggio sia al mattino che al pomeriggio, nella speranza che la flotta giapponese si dirigesse verso il gruppo navale che stava fungendo da esca. Alla sera fu chiaro che i giapponesi avevano compreso di poter attaccare una facile preda, tuttavia non vi fu alcuno scontro navale.<ref>{{Cita|Cannon (1993)|p. 43.}}</ref>
 
Nonostante le navi nipponiche non fecero mai comparsa all'orizzonte, i loro attacchi aerei continuarono per tutto la mattino, fino a pomeriggio inoltrato. La copertura aerea statunitense alla Divisione Esca venne affidata alle portaerei leggere {{Nave|USS|Cowpens|CVL-25|6}} e {{Nave|USS|Cabot|CVL-28|6}}. L'assalto più duro che dovettero affrontare fu di 75 aerei, eseguito dai giapponesi circa alle ore 13:30.<ref>{{Cita|Eder (1944)|pp. 46–47.}}</ref> Un bimotore giapponese riuscì a sfuggire ai caccia statunitensi e alla contraerea navale, sopravvivendo abbastanza da sganciare in acqua un siluro prima di schiantarsi in mare.<ref>{{Cita|Behrens (1944)|pp. 9–11.}}</ref> Il silurò colpì la fiancata destra dell'incrociatore ''Houston'', nella porzione posteriore, scagliando venti uomini fuori bordo e spargendo carburante in mare. Non essendo sicuro se la nave sarebbe sopravvissuta, il capitano inizialmente ordinò l'evacuazione dei 300 uomini dell'equipaggio, ma il vascello rimase infine a galla e il lento rimorchio proseguì in direzione dell'isola di [[Ulithi]].<ref>{{Cita|Behrens (1944)|pp. 2–3.}}</ref><ref name="PDS1947"/>
 
== Conseguenze ==
I piloti giapponesi sopravvissuti raccontarono in patria di una grande vittoria. Venne raccontato che l'intera 3ª Flotta statunitense era stata affondata e che le portaerei americane erano nel caos. Seppur alcuni membri del comando giapponese fossero scettici, tale narrazione risalì la linea di comando fino a raggiungere all'imperatore [[Hirohito]], il quale si congratulò con le forze armate per il successo. Anche i quotidiani riportarono la notizia, enfatizzando la ritirata delle navi statunitensi dopo la sconfitta. Infine, anche i più reticenti, come lo stesso Toyoda, credettero di aver ottenuto almeno una qualche forma di vittoria.<ref>{{Cita|Prados (2016)|pp. 147–148.}}</ref>
 
In realtà, la battaglia aerea di Formosa rappresentò un dramma per le forze aeree giapponesi e un evento decisivo che influì sulle future operazioni navali. Prima ancora di comprendere la gravità della sconfitta della sola giornata del 12 ottobre, il viceammiraglio Fukudome si lamentò dicendo: "i nostri caccia non erano altro che uova scagliate contro il muro di pietra che era l'indomabile formazione nemica".<ref>{{Cita|Prados (2016)|p. 136.}}</ref>
 
In risposta agli attacchi statunitensi a Formosa, nuove unità giapponesi di portaerei furono accorpate alla 4ª Divisione portaerei. Le unità aeree del 634º Gruppo d'aviazione navale, la cui base era a terra accorpata alla 2ª Flotta aerea, per tutto il resto del mese ebbe scontri con le forze statunitensi. Conseguentemente, a gennaio [[1945]], il gruppo si ritrovò privo di sufficiente personale per svolgere operazioni in volo. Nel frattempo, unità come il 653º Gruppo d'aviazione navale, che era stato da poco ricostituito dopo le perdite subite durante la [[battaglia del Mare delle Filippine]], furono anch'esse dispiegate alla 2ª Flotta aerea. Durante la battaglia aerea di Formosa, lo stesso 653º Gruppo perse almeno metà degli aerei operativi.<ref>{{Cita|Hata (1989)|pp. 77–85.}}</ref>
 
Tra le perdite di questi gruppi aerei, che privarono le portaerei del viceammiraglio [[Jisaburō Ozawa]] dei loro piloti, e le perdite di unità aerei con base a terra come la Forza d'attacco aereo T, non vi era alcuna possibilità per i giapponesi di fornire supporto aereo per l'incombente [[battaglia del Golfo di Leyte]]. Gli storici e i comandanti giapponesi concordano sul fatto che tale mancanza fu la ragione primaria del fallimento delle operazione Sho. Lo storico H. P. Willmott scrisse: "in larga misura, la sconfitta giapponese nelle Filippine assunse sostanza [...] prima delle operazioni di sbarco del 17 e del 20 ottobre. Ciò grazie alla natura e alla portata della vittoria ottenuta dai gruppi aerei delle portaerei statunitensi nel corso delle loro operazioni dopo il 10 ottobre".<ref>{{Citazione|In large measure, the Japanese defeat in the Philippines had assumed substance...prior to the landing operations of 17 and 20 October. This was the case because of the nature and extent of the victory won by American carrier air groups in the course of their operations after 10 October.|{{Cita|Willmott (2005)|p. 62.}}}}</ref> Toyoda, alla domanda "quale crede sia stata la causa principale del fallimento in quella operazione?" rispose: "la nostra debolezza in cielo, e [...] il fatto che i nostri piloti agli ordini dell'ammiraglio Ozawa non erano sufficientemente addestrati".<ref>{{Cita|Ofstie (1945)}}.</ref>
 
La battaglia aerea di Formosa segnò un cambiamento anche nelle tattiche militari giapponesi. Attacchi organizzati di [[kamikaze]] erano già stati proposti dopo la prima battaglia del Mare delle Filippine, ma l'idea era stata rigettata dagli alti comandanti della Marina imperiale nel settembre del 1944. Solo sulla scia della sconfitta a Formosa, quando il viceammiraglio [[Takijirō Ōnishi]] sostituì il viceammiragli Kimpei Teraoka al comando della 1ª Flotta aerea, furono dispiegate unità specifiche con il compito di schiantarsi sulle navi statunitensi.<ref>{{Cita|Prados (1995)|pp. 620–623.}}</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
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* {{Cita web |cid=Behrens (1944) |cognome=Behrens |nome=William W. |data=1944 |titolo=USS Houston, War Diary for the Month of October 1944 |url=https://catalog.archives.gov/id/78694578 |accesso=12 maggio 2020 |editore=National Archives and Records Administration |lingua=en}}
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* {{Cita web |cid=Sherman (1944) |cognome=Sherman |nome=Frederick C. |data=1944 |titolo=Action Report of Task Group 38.3, Battle of Formosa |url=https://catalog.archives.gov/id/78705547 |accesso=13 maggio 2020 |editore=National Archives and Records Administration |lingua=en}}
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