Antonio Recalcati: differenze tra le versioni
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Non a caso nel 1964 Recalcati viene invitato a esporre nella mostra parigina curata da Gassiot-Talabot, ''Mytologie quotidienne'': è la primo di una serie di appuntamenti in cui si vede nascere la Figurazione narrativa che sa essere avanguardistica senza dimenticare il rapporto con il passato, lontano e recente. Ecco allora comparire nei quadri dei primi anni Sessanta, quando la dittatura franchista non ha smesso di violentare la Spagna, il [[Pablo Picasso|Picasso]] di ''[[Guernica (Picasso)|Guernica]]'', la grande tela da cui riprendere alcuni frammenti altamente iconici filtrati attraverso il dispositivo della finestra, che separa dalla realtà o mette in comunicazione con essa (''Da Picasso'', 1963; ''Toledo'', 1963-1964); e in quelli dei primi anni Settanta le architetture di [[Giorgio de Chirico|de Chirico]], protagonista di un intero ciclo pittorico (''La bohème di de Chirico'', 1974): la sospensione metafisica si fa teatro in cui inscenare la grottesca bulimia del capitalismo che mostra in modo evidente, a partire dalla crisi petrolifera del 1973, le sue contraddizioni insanabili.
La realtà in Recalcati non è mai semplificata, a una sola dimensione; non rinuncia alle contraddizioni, ovunque obblighi il suo sguardo ad andare. Bastano
Recalcati parte dal sé per essere dentro la sua epoca, anche grazie a cortocircuiti temporali. Nel 1974 si appassiona, fino a farla propria, alla vicenda di Topino Lebrun, il pittore francese ghigliottinato da Napoleone. La decapitazione, ad alto tasso metaforico, dà concretezza visiva al rapporto impari fra le ragioni del potere e quelle di un’arte non asservita; così Recalcati, lontano da ogni idea di engagement, con il pretesto di Lebrun, si autoritrae senza capo nel suo studio, accanto a un cavalletto che si fa ghigliottina e la cui lama, nel 1977, si trasforma nella tavolozza del pittore oramai ridotto a uno scheletro: le ossa dell’avambraccio non abbandonano il pennello in una forma estrema di resistenza. È necessario partire da qui per comprendere i quadri metapittorici che nel biennio 1978-1979 riproducono il lavoro del pittore con un verismo quasi fotografico, in una sfida con la realtà e al contempo con le assenze-resistenze dell’arte. Mani che stringono il pennello, mani che lo spezzano; la pittura è celebrata e negata, accolta e rifiutata, e il pennello si fa testimone da tenere saldo nella corsa della vita, nel ''Mano a mano'' con la morte per riprendere il titolo di una tela del 1999.
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