Mitologia sumera: differenze tra le versioni

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Nel paese di [[Dilmun]] (oggi [[Bahrain]]) non esistono malattie, né morte. Gli dei decidono quindi di creare qui il loro paradiso. Tuttavia, a Dilmun manca l'acqua dolce, indispensabile alla vita degli animali e delle piante. Allora [[Enki]], dio dell'acqua, chiede al dio del sole [[Šamaš|Utu]] di far scaturire l'acqua dal suolo perché possa irrigare la terra. Dilmun diventa quindi un lussureggiante giardino, in cui [[Ninhursag]], dea-madre, fecondata dal dio Enki, mette al mondo tre generazioni di dee, che a loro volta vengono fecondate dal loro stesso padre Enki. Questo punto, nonostante la sua apparente laboriosità, è molto importante, poiché il poema sottolinea le gravidanze delle dee, insistendo sul fatto che i parti furono indolori. Dopo aver dato vita alle dee, Ninhursag, fa spuntare otto piante; Enki è curioso di assaggiarne i frutti, e li fa cogliere dal suo messaggero Isimud. Il dio quindi le mangia in successione, ma questo fa scaturire la collera di Ninhursag, che lo maledice e lo destina a molteplici mali. La dea poi, forse per non incorrere in un ripensamento, scompare. Il dio Enki inizia quindi ad accusare malanni e malattie in tutto il corpo, e nessuno degli altri dei riesce ad aiutarlo. La parte seguente, piuttosto lacunosa, racconta di come una volpe si offra di ricondurre Ninhursag a più miti consigli, naturalmente dietro compenso. Enki accetta, e la volpe (non sappiamo come) riesce a riportare la dea presso [[Enki]]. Ninhursag crea allora tante divinità, i cui nomi corrispondono alle malattie di Enki, in modo che esse possano guarirlo.
 
In questo poema paiono evidenti molti parallelismi con la Genesi [[Bibbia|biblica]]. Il più sorprendente fu scoperto dal sumerologo [[Samuel Noah Kramer]]: la dea che Ninhursag crea per guarire una costola di [[Enki]] è chiamata [[Nin.ti]]. In sumerico il vocabolo TI indica sia "costola" sia "vita, far vivere"; di conseguenza, i Sumeri avrebbero identificato la dea Ninti, "Signora della costola", con "colei che fa vivere". Caratteri semantici che, secondo l'ipotesi del Kramer, potrebbero essere traslati nella più tarda tradizione ebraica, e che sembrano ricondurre alla figura della Eva biblica. Naturalmente l'identità semantica non fu conservata, visto che in ebraico le due parole "costola " e "vita" sono diverse tra loro.
 
===Emesh ed Enten===