Monte Tombea: differenze tra le versioni

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Il complesso del monte Tombea fu inizialmente servito logisticamente da due teleferiche, una da Messane e Bocca di Cablone, fornito dalla ditta BBB, l'azienda milanese Badoni Belloni Benanzoli e l'altra tra Pilaster (1280 m.) e Malga Tombea, fornito da [[Giulio Ceretti]] e Vincenzo Tanfani, entrambe sostituite dal grande impianto che sempre dalla località Pilaster raggiungeva la nuova stazione in località Travers-Dosso delle Saette sita in una posizione più centrale. Questo impianto aveva la campata di oltre 1.000 metri, su un dislivello di 650. Gli impianti della stazione furono messi al riparo con un pesante manufatto in calcestruzzo armato. La necessità della blindatura derivava dal fatto dalla presenza nelle immediate vicinanze della stazione, di due batterie, otto pezzi, di mortai da [[210/8 D.S.]], servite da ricoveri ipogee delle riservette, il cui tiro avrebbe attirato il fuoco di controbatteria del nemico.
 
Un complesso di tale portata richiese la realizzazione di un adeguato collegamento stradale fatto a colpi di piccone, di esplosivi e edificando muri di sostegno in pietrame: Bocca Cablone costituiva lo scollinamento della rotabile Magasa-Bondone, mentre verso est proseguiva la strada verso Bocca di Lorina e monte Tremalzo<ref>"La Grande Guerra in Lombardia", museo della guerra bianca-Temù, forte Montecchio nord-Colico, centro di documentazione e studio.</ref>.
 
Tra i molti soldati che su queste montagne vi prestarono servizio, spicca la testimonianza di Duilio Faustinelli, classe 1893, ardito, inviato a fine guerra, dai primi di maggio fino al giorno 20 del 1918, nella [[Val Vestino]] scriveva al riguardo: "Poi trapassiamo il Lago d'Idro con dei barconi e saliamo in Val di Vestino, alta montagna, cioè Capovalle, Moerna e un altro che più non ricordo [probabilmente Magasa]. Qui saliamo più in alto c'era una malga per la stagione estiva proprio per i malghesi, allora l'ho requisita con stalle e baita, proprio per dormirci dentro sulla paglia, io e altri due miei colleghi Antonio Lucchini di Trezzo D'Adda e l'altro era un milanese non mi ricordo più il suo nome,, perciò ambi tre ci mettemmo nel caserolo: pareva una vera camerina, ma mi mancava le dette formagelle, eia tu! ... Qui in questa zona han distribuito la detta polissa [polizza assicurativa] per garbugliare il povero soldato, perciò è stato proprio garbugliato, dopo trentanni manno saldato ancora per la cifra medesima, bè, "vattene a ciapal an te lo maz" e questa è stata la ricompensa, ora di questo ancora una volta apparentesi..."<ref>Duilio Faustinelli, La "Catastrofe" ed altri scritti, a cura di Giancarlo Maculotti, pp. 79, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari, dicembre 2009.</ref>.
 
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