Valpolicella: differenze tra le versioni
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=== Storia medievale ===
Nel corso delle invasioni barbariche, la Valpolicella subì un declino minore rispetto a quello generale, grazie alle peculiarità del luogo. Nonostante la crisi generale, il suo vino era ormai famoso e molto richiesto; ne abbiamo, infatti, notizia da [[Flavio Magno Aurelio Cassiodoro|Cassiodoro]], funzionario di re [[Teodorico il Grande]]<ref name=Cassiodoro>Cassiodoro ne parla così: “vino puro dal colore regale e dal sapore speciale cosicché tu pensi o che la porpora sia tinta dal vino stesso o che il suo limpido umore sia spremuto della porpora; ...liquido carnoso e bevanda mangiabile...” come riportato in {{cita web|url=http://www.valpolicella.it/lev2.asp?sez=Il%20vino%20della%20valpolicella%20nella%20letteratura&liv=vino|titolo=Portale Valpolicella.it – Il vino della Valpolicella nella letteratura|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060507173515/http://www.valpolicella.it/lev2.asp?sez=Il%20vino%20della%20valpolicella%20nella%20letteratura&liv=vino|dataarchivio=7 maggio 2006}}</ref>. Durante il periodo [[Longobardi|Longobardo]], Castelrotto, che allora si chiamava ''Castrum rotharii'', vantava una notevole importanza militare, come lo testimoniano le vestigia di un [[castello]], datato intorno all'[[anno 1000]], ma probabilmente di origini anche più antiche<ref>{{cita|Silvestri|p. 35|silvestri}}.</ref>. Esso risultava essere messo a capo di una [[sculdascio|sculdascia]], ovvero una circoscrizione minore in ambito [[Ducati longobardi|ducale]], dotata di un ampio potere<ref>{{cita|Tagliaferri|p. 52|tagliaferri}}.</ref>. Un importante lascito dell'era longobarda è rappresentato dal pregevole [[ciborio]] conservato nella [[pieve di San Giorgio di Valpolicella|pieve di San Giorgio]], realizzato probabilmente sotto il regno di [[Liutprando]]<ref>La datazione si è avuta grazie
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|In nomine Domini Jesu Christi. De donis sancti Juhannes Bapteste edificatus est hanc civorius sub tempore domno nostro Lioprando rege et viro beatissimo pater nostro Domnico epescopo et costodes eius venerabilibus Vidaliano et Tancol presbiteris et Refol gastaldio Gondelme indignus diaconus scripsi
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Il vicariato era sorretto da un proprio [[Statuto (diritto)|statuto]] che, pur subendo alcune inevitabili modifiche nel corso degli anni, si può ritenere che nella sostanza sia rimasto sempre lo stesso<ref>Il testo dello statuto si può trovare nel testo pubblicato nel [[1635]] dal titolo: ''Ordini e consuetudini che si osservano nell'Offitio del Vicariato della Valpolicella''.</ref>. Il Vicario era la massima autorità del luogo: coadiuvato da due [[notaio|notai]], uno per le cause [[Processo civile|cause civili]] e uno per le [[processo penale|penali]], amministrava la giustizia in nome della Repubblica, e inoltre presiedeva gli [[estimo|estimi]].<ref>{{cita|Dal Negro, 2003|pp. 41}}.</ref><ref>{{cita|Ordini, e Consuetudini|pp. 1-3}}.</ref>.
La carica di Vicario durava un anno. L'ufficio veniva assunto il 2 febbraio dopo una solenne cerimonia che, partendo da Verona, arrivava alla sede del Vicariato in pompa magna a San Pietro in Cariano (sede del Vicariato), dove il designato riceveva dal predecessore la bacchetta del governo<ref>Questa sontuosa cerimonia durò fino alla fine della Repubblica Veneta, il poeta e letterato Benedetto Del Bene, vicario nel [[1775]],
In ordine di importanza amministrativa, dopo il Vicario veniva il "Sindaco". Egli, insieme a un consiglio di diciotto elementi (sei per ogni piovadego), rappresentava gli interessi della valle e della sua popolazione. Il Sindaco rimaneva in carica per tre anni. Ogni comune possedeva una sua piccola amministrazione, definita ''[[vicinia]]'', con appartenenti i rappresentanti del capoluogo (''massari'') e delle frazioni (''ville''). Tutti i membri, ad eccezione del Vicario che apparteneva alla città di Verona, erano nativi e residenti nella valle, ed erano retribuiti per lo svolgimento delle mansioni proprie del loro ufficio<ref>{{cita|Ordini, e Consuetudini|pp. 1-30}}.</ref><ref>{{cita|Dal Negro, 2003|pp. 41-43}}.</ref>,
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Al termine della guerra, come nel resto d'[[Italia]], i valpolicellesi iniziarono l'opera di ricostruzione. Fu necessario ricostruire, per la quasi totalità, ben quattro paesi. In breve si ristabilirono le vie di comunicazione, migliorandole e ampliandole. Intorno al [[1960]] venne realizzato un piano di rimodernamento della linea ferrotranviaria suburbana che portò, tra l'altro, alla soppressione della ferrovia Verona-Caprino-Garda. Parallelamente al miglioramento delle infrastrutture, la valle fu protagonista di una notevole crescita economica che continua ancora oggi, garantita sia dalla storica produzione di vino e di marmo, che dallo sviluppo della piccola e media industria conseguente al boom del dopoguerra.
La crescita delle vie di comunicazione e del benessere economico ha contribuito a far nascere numerose nuove zone residenziali, alcune di pregevole posizione e di alto valore economico, che hanno però snaturato il territorio con
== Flora e fauna ==
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* [[Pieve di San Floriano]], a San Floriano di San Pietro in Cariano. Risalente al [[XII secolo]] è uno dei più begli esempi di architettura romanica nel veronese. Dotata di un notevole [[campanile]];
* [[Pieve di San Giorgio di Valpolicella]], a San Giorgio di [[Sant'Ambrogio di Valpolicella]]. Sorta su un precedente tempio [[longobardi|longobardo]], di cui è ancora presente un interessante [[ciborio]], l'edificio [[Architettura romanica|romanico]] è stato edificato nell'[[XI secolo]]. Nel Medioevo ha ospitato una
* [[Chiesetta di Santa Sofia|Chiesa di Santa Sofia]] di Pedemonte risalente al IX secolo;
* [[Chiesa di San Marco al Pozzo]], a Valgatara di [[Marano di Valpolicella|Marano]]. La sua esistenza è documentata almeno dal [[XIII secolo]], inizialmente dedicata a [[Santo Stefano]], poi a [[San Marco]], in onore della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]];
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[[File:Grapes growing in Valpolicella.jpg|thumb|Grappoli d'uva crescono nei vitigni della Valpolicella]]
Valpolicella è sinonimo di [[viticultura]]; vi si produce infatti il "[[Valpolicella (vino)|Valpolicella]]", pregiato vino italiano [[Denominazione di origine controllata|DOC]]. Esso si ottiene dalle uve di tre vitigni diversi presenti nel territorio: la [[Corvina (vitigno)|Corvina]], la [[Molinara (vitigno)|Molinara]] e la [[Rondinella (vitigno)|Rondinella]]. Si ha notizia della dedizione del territorio verso la viticultura già in epoca romana, ma è nel Medioevo che si ebbe una forte crescita dell'attività. Si pensa che già nel [[XIV secolo]] il 30-40% del territorio agricolo fosse dedicato esclusivamente alla coltivazione dell'uva. Oltre al "Valpolicella" possiamo trovare il "[[Valpolicella classico]]", che viene realizzato esclusivamente da vitigni situati nella zona della Valpolicella storica (nella zona, appunto, "classica") e il "[[Valpolicella Ripasso]]", caratterizzato da una macerazione con vinacce [[fermentazione|fermentate]] di uve appassite<ref>{{cita web|url=http://www.consorziovalpolicella.it/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=30&lang=it|titolo=Consorzio Valpolicella - Il Valpolicella "Ripasso"|accesso=23 luglio 2010|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140621130206/http://www.consorziovalpolicella.it/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=30&lang=it|dataarchivio=21 giugno 2014}}</ref>. Dal ''ripasso'' si realizza un'ulteriore tipologia di vino: il [[Valpolicella Superiore]], che grazie ad un affinamento lungo almeno un anno, arriva a possedere un'[[Titolo alcolometrico|alcolicità]] più elevata, un'[[acido|acidità]] più bassa
[[File:1974 Bolla Amarone.jpg|thumb|left|upright|Bottiglia di Amarone "''Bolla''"]]
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