Giovanni Martino Spanzotti: differenze tra le versioni

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Gian Martino Spanzotti nacque verso il [[1455]] a [[Casale Monferrato|Casale]], da una famiglia di pittori provenienti dal territorio di [[Varese]]; suo padre Pietro Spanzotti di Campanigo nel [[1470]] risulta già insediato in Casale<ref>{{Cita|Caramellinio, 1992|p. 29}}.</ref>.
 
La sua biografia è suffragata, particolarmente nella fase iniziale, da scarse fonti documentali<ref>La prima notizia documentata è contenuta in un atto stipulato a Casale il 29 aprile 1480, dove si legge ''Martino de Spanzoto Mediolani pinctore filio magistri Petri pinctoris''; {{Cita|CaramellinioCaramellino, 1992|p. 23}}</ref>.
Il suo primo apprendistato fu verosimilmente a Casale nella bottega del padre, Pietro, bottega nella quale doveva essere attivo anche il fratello Francesco (che la critica tende oggi ad identificare con il "[[Maestro di Crea]]").
 
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Nel [[1480]] è ancora documentato a [[Casale Monferrato|Casale]], mentre nel [[1481]] - in un atto redatto a [[Vercelli]] – è menzionato con l'appellativo di "magistro"<ref>Il documento lo notifica come ''Magistro Martino de Casali pinctore filio magistri Petri cive et habitatore Vercellarum'', {{Cita|Testori, 2004|p. 40}}</ref>, che vale come titolo per la direzione di una bottega e come riconoscimento pubblico delle sue capacità pittoriche. Viene documentato a Vercelli tra il 1481 ed il [[1498]]; si collocano verosimilmente all'inizio di questo periodo il ''Trittico'' della [[Galleria Sabauda]] di [[Torino]] (unica sua opera firmata) e l'affresco dell'''[[Adorazione del Bambino (Spanzotti)|Adorazione del Bambino]]'' di [[Rivarolo Canavese]]<ref>La datazione dell'opera è controversa: considerata dai più come antecedente gli affreschi di Ivrea, viene da altri posticipata alla maturità dell'artista; {{Cita|Ferrero, Formica, 2003|p.158}}</ref>.
 
Nel periodo vercellese si registra, presso la sua bottega, il praticantato del pittore vercellese Giovan Antonio Bazzi, destinato a diventare, con l'appellativo de [[il Sodoma]], artista tardo [[Rinascimento|rinascimentale]] di grande rilievo<ref>Il contratto di praticantato è stipulato il 28 novembre 1490 {{Cita| CaramellinioCaramellino, 1992|p. 21}}</ref>.
 
L'espressione artistica più alta di questi anni è rappresentata dal ciclo di affreschi (ca. [[1485]] - ca. [[1490]]) raffiguranti la ''Vita di [[Cristo]]'' che si trovano nella [[Chiesa di San Bernardino (Ivrea)|Chiesa di San Bernardino in Ivrea]], l'opera più importante di Spanzotti, magistralmente commentata dallo scrittore e critico d'arte [[Giovanni Testori]]<ref>{{Cita|Testori, 1958}}.</ref>.
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Si era supposta una sua presenza&nbsp;– come scultore ligneo - anche al Sacro Monte di Varallo come sembrava testimoniare il ''Compianto su Cristo morto'' (la cosiddetta "[[Pietra dell'Unzione]]") ([[1486]]-[[1493|93]]), oggi alla [[Pinacoteca Civica di Varallo]]. Pure essendosi oggi attribuita la paternità di tali sculture lignee ai [[Fratelli De Donati]], restano da spiegare le evidenti affinità stilistiche con l'opera di Spanzotti ed il precoce debito di [[Gaudenzio Ferrari]] nei suoi confronti<ref>{{Cita| Villata, 2004}}.</ref>.
 
I documenti di archivio non consentono di seguire agevolmente gli spostamenti del pittore dopo il periodo vercellese: sappiamo operò a Casale, dove era la bottega paterna presso la quale operavano, oltre a fratello Francesco, anche i suoi due cognati [[Aimo e Balzarino Volpi]] e che tenne bottega a Chivasso (di questa città era sua moglie, Caterina Pianta di Lauriano, sposata nel 1494<ref>{{Cita| CaramellinioCaramellino, 1992|p. 15}}.</ref>).
[[File:Spanzotti SanDomenico TO.JPG|left|thumb|''Elemosina di Sant'Antonio Pierozzi'', Torino, Chiesa di San Domenico]]
 
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L'ultima sua opera conosciuta è il piccolo affresco ''Elemosina di [[Sant'Antonio Pierozzi]]'' ([[1523]]) nella Chiesa di San Domenico a Torino<ref>{{Cita| Garzantina|voce Spanzotti Giovanni Martino}}.</ref>, un brano in cui sembra tardivamente rifiorire la vena poetica dei suoi anni più fertili.
 
Nel [[1528]] risulta ormai deceduto in [[Chivasso]]<ref>{{Cita|CaramellinioCaramellino, 1992|p. 26}}.</ref>.
La sua opera costituì un importante punto di riferimento per tutta l'arte piemontese dell'epoca. Oltre all'alunnato ed alla collaborazione con Defendente Ferrari, ebbe un'influenza diretta sulla formazione di [[Gerolamo Giovenone]] e sulla produzione artistica di [[Gaudenzio Ferrari]] (come si osserva nel tramezzo della [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Varallo)|Chiesa di Santa Maria delle Grazie]]); ancora nella terza decade del XVI secolo alcuni pittori continuarono a guardare alla sua poetica (un esempio è quello dell'ignoto autore degli affreschi sulla facciata della [[cattedrale di Aosta]]<ref>Rossetti Brezzi, E., ''La pittura in Valle d'Aosta tra la fine del 1300 e il primo quarto del 1500'', Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1989, p.55</ref>).