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In segno di riconoscimento per il suo incredibile valore Cominio concede a Marzio il soprannome onorifico di "''Coriolano''". Quando tornano a Roma Volumnia, la madre di Coriolano, incoraggia il figlio a candidarsi alla carica di [[Console (storia romana)|console]]. Coriolano esita ma alla fine cede ai desideri della madre. Grazie al sostegno del [[Senato romano|Senato]] vince senza difficoltà e sulle prime sembra avere la meglio anche sugli oppositori della fazione popolare. Tuttavia Bruto e Sicinio tramano per distruggerlo e aizzano un'altra rivolta contro la sua elezione a console. Di fronte a tutto ciò Coriolano si infuria e critica duramente il concetto di [[democrazia|governo del popolo]]. Paragona il permettere ai plebei di esercitare il potere sui patrizi al concedere "ai corvi di prendere a beccate le aquile". Per queste parole i due tribuni lo condannano come traditore e ordinano che sia mandato in [[esilio]].
Dopo essere stato esiliato da Roma Coriolano si reca da Aufidio nella capitale dei Volsci e gli propone di guidare il suo esercito alla vittoria contro Roma. Aufidio e i nobili volsci abbracciano Coriolano e gli concedono di condurre un nuovo assalto contro la città. Roma, in preda al panico, cerca disperatamente di convincere Coriolano
==Composizione e stampa==
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