Piano strutturale comunale: differenze tra le versioni

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== Cenni storici ==
La [[giurisprudenza]] della [[Corte Costituzionale della Repubblica Italiana]] con varie sentenze - tra le più famose quellaquelle del 29 maggio 1968, n. 55, del 30 gennaio 1980, n. 5 e del 20 maggio del 1999, n. 179 - dichiarò che i vincoli urbanistici preordinati all'[[espropriazione per pubblica utilità]] non potevanoavrebbero potuto avere un tempo indefinito, ma dovevano essere a scadenza, perché i proprietari dei suoli destinati all'esproprio non potevanoavrebbero dovuto aspettare i tempi indefiniti della strumentazione dell'[[urbanistica in Italia]], ma dovevanoavrebbero dovuto essere [[indennitá|indennizzati]]. Il dibattito che ne scaturì nella [[dottrina giuridica]] portò a identificare questi tempi di attesa massimi in un massimo di cinque anni, oltrepassato il quinquennio di validità, le scelte effettuate sarebbero decadono ed un nuovo piano deveavrebbe dovuto essere approvato.
 
Successivamente le raccomandazioni dell'"Istituto Nazionale di Urbanistica" (INU) durante il XXI congresso svoltosi a Bologna nel 1995, affermarono l'opportunità di procedere allo sdoppiamento del piano in due distinti strumenti: il ''Piano Strutturale''; e il ''Piano Operativo''. Poco dopo le [[Regioni d'Italia]] iniziarono nell'ambito di propria autonomia a dotarsi di una propria regolamentazione; tra i primi atti si ricordano la legge regionale della Toscana n. 5/1995 e quella della Lombardia n. 12/2005.