Morte: differenze tra le versioni
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[[File:CathedralOfTrier Skeleton.JPG|miniatura|Iconografia del [[Morte personificata|Mietitore]]; Statua della [[Duomo di Treviri|cattedrale di Treviri]] ([[Germania]])]]
La '''morte''' è la permanente cessazione di tutte le funzioni [[biologia|biologiche]] che sostengono un [[organismo vivente]]. Si riferisce sia a un evento specifico, sia a una condizione permanente e irreversibile. Con la morte, termina l'esistenza di un vivente o più ampiamente di un sistema funzionalmente organizzato. La morte non può essere definita se non in relazione alla definizione di [[vita]], anch'essa relativamente ambigua.<ref>{{Treccani|morte|morte|accesso=19 agosto 2015
== Definizione scientifica ==
[[File:Kuoleman Puutarha by Hugo Simberg.jpg
In ambito [[biologia|biologico]], la ''morte'' (dal [[lingua latina|latino]] ''mors'') può essere definita in negativo, come la permanente cessazione di tutte le funzioni vitali dell'essere vivente, ovvero dell'organismo vivente: quindi la fine della [[vita]]. Determinare, però, quando una permanente cessazione di tutte le funzioni vitali sia avvenuta non è facile, visto che la vita e conseguentemente la morte, è un [[comportamento emergente|fenomeno emergente]] da una struttura che è l'organismo stesso. Per spiegare la cosa con un esempio comprensibile e riferibile a un animale superiore, ci sono modalità di ''morte cerebrale'' che precedono la cessazione del battito cardiaco, che a cascata precede tutta una serie di arresti di processi biochimici conducenti alla morte ([[necrosi]] o [[apoptosi]]) cellulare di tutte le singole cellule costituenti l'organismo. La definizione si è evoluta, nel tempo, insieme ai cambiamenti culturali, religiosi e scientifici. La morte viene, sempre, considerata come un processo: con la locuzione ''morte biologica'' ci si riferisce alla conclusione di tale processo in riferimento a un [[organismo vivente]], ovvero alla dissoluzione dell'organismo stesso.
=== Significato biologico della morte ===
[[File:Life and death. Oil painting. Wellcome V0017612.jpg|thumb
La morte, intesa come morte individuale, non deve essere confusa con la morte (o [[estinzione]]) di una intera specie. Dal punto di vista evolutivo, anzi, la morte individuale è una conseguenza e una necessità contenuta nel concetto di evoluzione. Secondo [[Danilo Mainardi]]:
{{Citazione|Il senso biologico della vita, se un senso c'è, consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui. L'individuo, ogni individuo, non è che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove e si evolve nello spazio e nel tempo.<ref>{{Cita|D.Mainardi|p.31}}.</ref>}} In tale processo, inoltre, intervengono:
* La [[Diversità genetica|variabilità genetica]], legata alla modalità di [[riproduzione]], che può essere [[Riproduzione asessuata|agamica]] o [[Riproduzione sessuata|sessuata]]. Con la [[Crossing-over|ricombinazione]] del [[Genoma|patrimonio genetico]] che avviene durante la [[Riproduzione sessuata|riproduzione sessuale]] si realizzano innovazioni che accelerano il [[Evoluzione|processo evolutivo]] descritto per primo da [[Charles Darwin]], per le specie viventi.
* La possibilità di [[mutazione genetica|mutazioni genetiche]].
* Il meccanismo della [[selezione naturale]], secondo quanto già osservato sempre da [[Charles Darwin]] nel suo libro [[L'origine delle specie]], del 1859.
[[File:Safetycoffin.jpg|thumb|left|[[Bara]] di sicurezza degli anni Venti dell'[[Ottocento]]]]▼
== Cenni medico-legali riferiti all'uomo ==
=== Diagnosi di morte: cenni storici ===
Nel [[I secolo]] [[Aulo Cornelio Celso|Celso]] scriveva: ''[[Democrito]], un uomo di ben meritata celebrità ha dichiarato che in realtà non c'è nessuna sufficientemente certa caratteristica della morte su cui il [[medico]] possa basarsi''<ref>''Cerebral Death'' di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981 pagina 166</ref>. Molto più tardi Montgomery facendo rapporto sull'evacuazione del cimitero di Fort Randall ha dichiarato che quasi il 2% dei corpi esumati erano stati sepolti vivi<ref>''Cerebral Death'' di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981</ref>. Molta gente nel [[XIX secolo]], allarmata dalla frequenza di casi di sepolture premature, richiese, come parte delle ultime cerimonie, che fossero praticate ferite o [[mutilazione|mutilazioni]] per assicurarsi che nessuno si sarebbe svegliato. Anche l'[[imbalsamazione]] ricevette un considerevole impulso a causa della paura di una sepoltura prematura. Si arrivò anche al punto di installare campanelli collegati alle bare, che avrebbero allertato i custodi dei cimiteri nel caso in cui il sepolto si fosse risvegliato<ref>{{Cita web|url
▲[[File:Safetycoffin.jpg|thumb|[[Bara]] di sicurezza degli anni Venti dell'[[Ottocento]]]]
▲Nel [[I secolo]] [[Aulo Cornelio Celso|Celso]] scriveva: ''[[Democrito]], un uomo di ben meritata celebrità ha dichiarato che in realtà non c'è nessuna sufficientemente certa caratteristica della morte su cui il [[medico]] possa basarsi''<ref>''Cerebral Death'' di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981 pagina 166</ref>. Molto più tardi Montgomery facendo rapporto sull'evacuazione del cimitero di Fort Randall ha dichiarato che quasi il 2% dei corpi esumati erano stati sepolti vivi<ref>''Cerebral Death'' di A. Earl Walker, Second Edition, Urban and Schwarzenberg 1981</ref>. Molta gente nel [[XIX secolo]], allarmata dalla frequenza di casi di sepolture premature, richiese, come parte delle ultime cerimonie, che fossero praticate ferite o [[mutilazione|mutilazioni]] per assicurarsi che nessuno si sarebbe svegliato. Anche l'[[imbalsamazione]] ricevette un considerevole impulso a causa della paura di una sepoltura prematura. Si arrivò anche al punto di installare campanelli collegati alle bare, che avrebbero allertato i custodi dei cimiteri nel caso in cui il sepolto si fosse risvegliato<ref>{{Cita web|url = https://www.academia.edu/2340830/Sepolti_vivi_Discussioni_ottocentesche_sulla_morte_apparente|titolo = Sepolti vivi! Discussioni ottocentesche sulla morte apparente|accesso = 6 ottobre 2015}}</ref>. Determinante fu quanto accadde il 5 agosto 1968 e di conseguenza il ''Journal of the American Medical Association'' pubblicò un articolo intitolato "Una definizione di coma irreversibile", in cui il Comitato ad hoc dell'Harvard Medical School adottava il coma irreversibile, cioè la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo, come nuova definizione di morte<ref>{{Cita pubblicazione|data = 5 agosto 1968|titolo = A definition of irreversible coma: Report of the ad hoc committee of the harvard medical school to examine the definition of brain death|rivista = JAMA|volume = 205|numero = 6|pp = 337-340|accesso = 6 ottobre 2015|doi = 10.1001/jama.1968.03140320031009|url = https://dx.doi.org/10.1001/jama.1968.03140320031009}}</ref>.
=== Diagnosi di morte: normativa italiana ===
{{L|medicina|luglio 2017|Non si capisce perché riportare solo i dati legislativi italiani, questa sezione va spostata in una voce a parte, magari cumulativa, oppure cancellata}}
In [[medicina legale]] la morte si identifica come la cessazione irreversibile delle funzioni dell'[[encefalo]] in congruenza con la legge del 29 dicembre 1993, n. 578.<ref>{{cita libro|autore=G.A. Norelli, C. Buccelli, V. Fineschi|titolo=Medicina legale e delle assicurazioni|editore=Piccin Nuova Libreria|anno=2009|città=Padova|isbn=978-88-299-1979-6|capitolo=La morte. Fenomenologia e legislazione|p=105}}</ref> Per accertare la morte il medico deve attenersi alle regole tecniche della [[semeiotica]] [[tanatologia|tanatologica]] e tenere presenti le disposizioni di legge in materia di decessi. Alcuni scopi per i quali si effettua la diagnosi di morte sono:
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=== Metodi di accertamento della morte ===
{{vedi anche|Accertamento della morte}}
La cessazione irreversibile delle [[Parametri vitali|funzioni vitali]] dev'essere verificata. La normativa nazionale in materia è attualmente regolata dal Decreto 11 aprile 2008 del [[Ministero della salute]], Aggiornamento del decreto 22 agosto 1994, n. 582 relativo al: Regolamento recante le modalità per l'accertamento e la certificazione di morte.<ref>{{cita web
=== Conseguenze biologiche ===
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=== Utilizzo degli organi dopo la morte ===
{{Vedi anche|Trapianto}}
Stabilita in modo sicuro la morte della persona è possibile, verificato il consenso precedente del soggetto od ottenuto tale consenso dai legali rappresentanti (normalmente i familiari), procedere al prelievo degli organi utili per il trapianto in pazienti che ne hanno necessità. Oggi è in atto, nel mondo scientifico un dibattito che coinvolge la [[bioetica]]<ref>{{cita web|url=http://www.governo.it/bioetica/pareri_abstract/abstract_donazione_organi33.pdf
7 ottobre 1991 - Considerazioni del Comitato Nazionale di Bioetica}}</ref>, al fine di arrivare a un accertamento di morte sempre più preciso, seguendo i progressi della ricerca medica in questo campo e considerando le problematiche di tipo umano che sorgono in queste situazioni.<ref>{{cita web|url=http://www.clicmedicina.it/pagine-n-34/00111-morte-celebrale.htm
== Aspetti antropologici e culturali riferiti all'uomo ==
[[File:Triumph of Death - Palazzo Abatellis - Palermo - Italy 2015.JPG|thumb
Il destino del cadavere della persona defunta a seconda della cultura del popolo o delle particolari scelte dettate da consuetudini o motivazioni particolari, può essere molto diversificato. A questo si aggiunge il rango del defunto, che influenza ogni decisione in merito.
=== Preistoria e alcune popolazioni primitive ===
{{Vedi anche|Rito funebre}}
Già durante il [[Neolitico]], in Italia, era diffuso il culto dei morti ai quali si dava sepoltura secondo un rituale che prevedeva il rispetto per il morto e una cura particolare per la tomba.<ref>[http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/Vicofertile/dea-madre.htm L'idolo della dea madre rinvenuto in una sepoltura neolitica
=== La situazione odierna, con particolare riferimento all'Italia ===
Nella cultura occidentale, e quindi anche in Italia, il corpo del defunto, deposto in una [[bara]], può solitamente subire tre destini diversi<ref>{{Cita web|url
* [[Sepoltura|Inumazione]] - La bara, ermeticamente chiusa e di solo [[legno]], viene sepolta sotto terra (profondità non inferiore a 2 [[Metro|metri]]).
* [[Tumulo|Tumulazione]] - La bara, ermeticamente chiusa da una cassa di [[zinco]], viene murata in un loculo o in tomba privata, anche di grande dimensione.
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=== Interpretazioni filosofiche e religiose ===
{{Vedi anche|Ars moriendi|Memento mori|Morte (filosofia)}}
[[File:Et-in-Arcadia-ego.jpg|thumb|''[[Et in Arcadia ego (Guercino)|Et in Arcadia ego]]'' ([[Guercino]], 1622) in cui la figura del teschio è collegata al tema della ''[[vanitas]]''
{{Citazione|
La difficoltà di interpretare [[filosofia|filosoficamente]] la morte rispetto alla vita è rappresentata dalla varietà di letture consentite da una [[Locuzioni latine|locuzione latina]] come ''«[[omnes feriunt, ultima necat]]»''. Le meditazioni umane riguardo al fenomeno della morte costituiscono storicamente, uno dei fondamenti nello sviluppo delle [[religione|religioni]] organizzate. Nonostante i modi di definire e di analizzare la morte possano variare diametralmente, di cultura in cultura, la credenza in una vita dopo la morte – un [[Oltretomba|aldilà]] – è molto diffusa ed estremamente antica. Molti antropologi ritengono che le sepolture degli [[Homo neanderthalensis|uomini di Neanderthal]] in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una specie di ''aldilà''.
[[File:Andrea Previtali called Cordeliaghi - Portrait of a Man - Memento Mori - Google Art Project.jpg|thumb|
Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo nell'uomo. Altri, invece, ipotizzano che sia una forma per giustificare la ricomparsa dei defunti durante i [[sogno|sogni]]. A differenza dell'[[ebraismo]], nella maggioranza delle religioni di matrice [[cristianesimo|cristiana]] c'è la credenza nella [[risurrezione]]: dopo la morte l'[[anima]] del defunto, riunita al corpo alla fine dei tempi, passerà l'[[eternità]] in continua contemplazione di [[Dio]] in [[paradiso]]. L'[[inferno]], il [[limbo]] e il [[purgatorio]] costituiscono, invece, i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sulla loro esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi. Per aiutare i fedeli ad affrontare con fiducia e coraggio il passaggio in queste dimensioni, si diffuse dal [[tardo Medioevo]] la letteratura della cosiddetta «''[[ars moriendi]]''» («l'arte di morire bene»).<ref>Stanislav Grof, ''L'ultimo viaggio: La coscienza nel mistero della morte'', Feltrinelli, 2017.</ref>
Dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo le [[avventismo|chiese cristiane avventiste]] e i [[Testimoni di Geova]], che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna. Presso [[Induismo]], [[Sikhismo]] e altre religioni orientali si crede nella [[reincarnazione]]; secondo tale filosofia la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto la [[nascita]]) tramite il quale l'[[anima]] abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (il [[corpo umano|corpo fisico]]) fino all'estinzione del [[karma]] e alla conseguente [[Mokṣa|liberazione]] definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore.
{{clear}}
{{Citazione|Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'[[Anitya|impermanenza]] di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozione [[buddhismo|buddhista]] dell'[[Anitya|impermanenza]] faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere la [[permanenza]]. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nello [[Shodoka]], neppure la morte, che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale|[[Taïsen Deshimaru]], ''[[Autobiografia di un monaco zen]]'', traduzione di Guido Alberti. Titolo originale: ''Autobiographie d'un Moine [[Buddhismo Zen|Zen]]''}}
Un chiaro riferimento al significato biologico della morte, inteso come legame tra amore e morte, è presente nell'opera di [[Sigmund Freud]], e tale concetto viene ripreso e citato anche da altri autori.<ref>Meo Oscar, Amore e morte in Freud - Il Nuovo Melangolo, 1989, ISBN 978-88-7018-089-3</ref>
=== Nell'esoterismo ===
Nei movimenti [[esoterismo|esoterici]] come l'[[AMORC]] che si richiama ai [[Rosacroce]], la [[paura]] della morte è un sentimento che può essere superato attraverso le tecniche dell'[[iniziazione]], basate non sull'aderenza ad una [[fede]], ma sulla sperimentazione diretta della realtà [[invisibilità|invisibile]] che attende l'uomo oltre l'[[esistenza]] terrena. Con la rivelazione della sua doppia natura, fisica e spirituale, l'ego umano avrebbe così la possibilità di accedere ad una rinnovata e più ampia concezione della vita.<ref>{{cita web|url=https://www.amorc.it/documenti/rivista-rosa-croce/riflessione-sulla-morte-o-transizione.html
=== Allegorie ===
[[File:Gustave Doré - Death on the Pale Horse (1865).jpg|
{{Vedi anche|Morte personificata|Macabro}}
La morte non ha mai smesso di essere, oltre che un evento biologico connaturato al fatto stesso di vivere, uno dei più forti stimoli alla fantasia. A rigore, si potrebbe anche dire che non c'è la morte "in sé", ma ci sono organismi viventi che muoiono. Di fatto, nell'immaginario collettivo, la morte è fin da sempre stata oggettivista come un'entità esterna al vivente, qualcosa "che arriva", da ciò deriva la sua mitizzazione. La morte è quindi anche una figura [[mitologia|mitologica]] molto popolare, presente in modo più o meno diverso in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale. L'[[iconografia]] occidentale definisce la morte in genere come un sinistro mietitore: uno [[scheletro (anatomia umana)|scheletro]] vestito di un [[saio]] nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta dei [[tarocchi]] e appare sovente in letteratura e nelle arti figurative.
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo
* {{cita libro|Xavier
* {{cita libro|V. Chiodi, R. Gilli, C. Puccini, M. Portigliatti-Barbos, M. Fallani,|A. De Bernardi|Manuale di Medicina Legale|1976|Vallardi|Milano}}
* Alberto Tenenti, ''Il senso della morte e l'amore della vita nel rinascimento'', Torino, Einaudi, 1989
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== Voci correlate ==
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*
* [[Oltretomba]]
* [[Autopsia]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antropologia|Biologia|Filosofia|Religioni}}
[[Categoria:Escatologia]]
[[Categoria:Morte| ]]
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