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Le notizie relative al suo governo pastorale nella diocesi caprulana sono pressoché assenti. È probabile che la nomina episcopale fosse essenzialmente un riconoscimento per i suoi meriti in terra veneta<ref name=compagnoni/>, e non stupisce che in un periodo molto difficile per Eugenio IV, costretto a lasciare la città di [[Roma]] per degli aspri scontri avuti con la [[famiglia Colonna]], il vescovo Andrea venga traslato alla [[Diocesi di Fossombrone|diocesi di Fossombrone]], il [[6 settembre]] [[1434]]<ref name=ughelli/><ref name=compagnoni/>. Questa non fu, tuttavia, una destinazione definitiva, in quanto già il [[29 ottobre]] dello stesso anno gli succedeva sulla cattedra Forosemproniense Gabriele Benveduti, mentre il vescovo Andrea appare destinato alla [[diocesi di Osimo]]. Questo si deve probabilmente ad un rapporto privilegiato con il papa veneziano, come attesta lettera inviata dal [[Concilio di Basilea]] al [[Osimo|comune di Osimo]] datata [[22 novembre]] 1434<ref name=compagnoni/><ref name=cappelletti>Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai giorni nostri, G. Antonelli editore, Venezia, 1848</ref>, con il quale si elogiano le qualità umane e pastorali del vescovo Andrea, che proprio quale legato di Eugenio IV stava partecipando a quel Concilio. Inoltre Osimo era a quel tempo sotto il dominio di [[Francesco Sforza]], nemico del papa, al quale dunque serviva un legato fedele per constrastarne il potere<ref name=cappelletti/>.
Era
In qualità di vescovo di Osimo, Andrea da Montecchio viene ricordato per aver traslato le reliquie dei santi [[Martire|martiri]] Fiorenzo, Sisinnio, Diocleziano e Massimo dalla chiesa loro dedicata alla [[Duomo di Osimo|cattedrale]] il [[13 settembre]] [[1444]], per aver organizzato le [[Missione|missioni]] di [[San Giacomo della Marca]] e Giovanni da Ischia nella diocesi e per diversi atti e donazioni<ref name=compagnoni/><ref name=cappelletti/>. Nel [[1448]] compare con il titolo di [[governatore]] della [[Marca Anconitana|Marca]] per conto del [[papa Niccolò V]], succeduto al suo mecenate Eugenio IV, come scritto in uno degli statuti di una confraternita della città di [[Montecchio]]<ref name=compagnoni/>.
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