Geremia (profeta): differenze tra le versioni

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In un periodo di relativa pace e prosperità per il [[regno di Giuda]], determinato da una favorevole congiuntura internazionale e dal buon governo del re [[Giosia]], Geremia profetizza una dura punizione se il popolo, traditore dell'alleanza, non tornerà a seguire [[Dio#Visione ebraica|Jhwh]] e le sue volontà. La minaccia è l'invasione di popoli dal [[Nord]], talvolta indicata in modo generico, ma più spesso identificata chiaramente con i [[babilonesi]] guidati da [[Nabucodonosor II]]. Queste previsioni sono interpretate dai suoi contemporanei come annunci di malaugurio del tutto inappropriati, e attirano sul profeta odio e disprezzo, culminanti in diverse cospirazioni per ucciderlo, sempre però fallite.
 
La storia è raccontata da Geremia stesso nel suo libro autobiografico: Geremia il profeta, era un sacerdote, del villaggio di Anatoth nel territorio di Beniamino (1:1). La vocazione di Geremia, cioè la chiamata del Signore, avviene nel [[626 a.C.]] (1:2). Uomo solitario a causa del suo messaggio impopolare (15:17), desiderava sposarsi con Giuditta ma Dio stesso gli proibisce di sposarsi (16:2). Si trova anche in contrapposizione con le autorità del paese e di ogni ceto sociale (26:8). Per questo, la sua vita stessa correva seri pericoli (11:18-23; 18:18; 26:8; 36:19; 38:6). Il suo messaggio tocca temi scottanti e dolenti della vita nazionale. Soprattutto il re Sedecìa lo perseguita perché viene considerato un disfattista, che mina il morale della nazione; infatti Geremia annuncia la prossima invasione dei babilonesiBabilonesi (37:3,17), contro i quali non ci si può opporre e bisogna arrendersi e pagare a loro le tasse.
 
In pratica nessuno lo ascolta, neanche quando l'avanzata dei babilonesiBabilonesi diventa minaccia concreta e sembra inarrestabile. Anche allora i Giudei preferiscono ascoltare falsi profeti che promettono un futuro di pace e prosperità. Quando i babilonesiBabilonesi assediano Gerusalemme, le sventure annunciate da Geremia spingono i notabili a farlo gettare in una vecchia cisterna fangosa per evitare che demoralizzi i soldati.
 
Il regno di Giuda termina con l'esilio della maggior parte dei Giudei a Babilonia, per mano del re conquistatore Nabucodonosor II, nel [[597 a.C.]] e nel [[586 a.C.]] Quando la nazione fu conquistata dai Babilonesi, Nabucodonosor ordinò la distruzione del Tempio che fu bruciato; la dinastia davidica spodestata, gli israelitiIsraeliti più influenti deportati, dando inizio così alla cosiddetta “[[cattività babilonese]]”. Per ordine di Nabucodonosor il re Sedecìa dovette assistere all'uccisione dei suoi figli e poiché questo restasse l'ultima immagine da lui vista, venne barbaramente accecato. </br>
Geremia fu risparmiato e lasciato vivere tra le rovine di Gerusalemme, dove continuò a predicare.