Statuto comunale: differenze tra le versioni

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La storia degli statuti comunali in Italia risale al medioevo, quando nel XII secolo all'aumento delle popolazione nelle città corrispose la necessità di regolamentare i rapporti fra cittadini e istituzioni comunali. Durante il fiorire della "età delle autonomie" nel Rinascimento, nacquero moltissimi statuti comunali, che andarono a fissare e raggruppare le prassi consolidate nel tempo, riordinare gli ordini dell’autorità centrale e codificare i principi ricavabili dalle sentenze dei giudici, andando così a formare un autentico ordinamento della città. Gli statuti comunali rimasero in vigore per molti secoli, fino all'affermarsi degli stati moderni in cui vi fu l'accentramento delle fonti del diritto. Dopo l'abrogazione degli antichi statuti comunali durante l'invasione napoleonica in Italia, anche dopo l'[[unità d'Italia]] il nuovo governo limitò la potestà statutaria comunale e provinciale nel rispetto dell'integrità della nuova nazione. In epoca fascista venne annullata l'autonomia comunale, dapprima con lo scioglimento d'autorità dei consigli comunali e poi con l'istituzione della figura del podestà (1926).
 
A seguito della [[nascita della repubblicaRepubblica italianaItaliana]], venne riaffermata l'importanza di comuni e province con l'articolo 5 della Costituzione che riconosceva promuoveva la loro esistenza, in quanto comunità locali preesistenti.<ref>{{cita web|autore=Toppi Maria Grazia|titolo=Breve storia degli statuti comunali, e delle autonomie locali, a dieci anni dalla riforma costituzionale|sito=Diritto.it|editore=Gruppo Maggioli|data=29 dicembre 2011|url=https://www.diritto.it/breve-storia-degli-statuti-comunali-e-delle-autonomie-locali-a-dieci-anni-dalla-riforma-costituzionale/}}</ref> Tuttavia, solamente con la legge n. 142/1990 venne finalmente disciplinato l'ordinamento delle autonomie locali: all'art. 4 venne stabilita l'adozione degli statuti da parte di comuni e province, deliberati dai rispettivi consigli, per l'organizzazione dell'ente, le attribuzioni degli organi, l'ordinamento degli uffici e dei servizi pubblici, le forme della collaborazione fra comuni e province, della partecipazione popolare, del decentramento, dell'accesso dei cittadini alle informazioni ed ai procedimenti amministrativi.
 
Il [[Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267]], contenente il testo unico degli enti locali (TUEL), ha infine disciplinato organicamente i contenuti fondamentali ed inderogabili degli statuti comunali e provinciali.