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In origine influenzavano la [[vita]] [[politica]] romana, essendo la gestione della ''Res Publica'' appannaggio soltanto di quella ristretta cerchia di [[nobile|nobili]] che avevano le possibilità e la [[cultura]] per dedicarsi alla politica. In seguito alla [[Secessio_plebis|Secessione dell'Aventino]], però, le [[popolo|classi popolari]] e piccolo e medio [[borghesia|borghesi]] riuscirono a ritagliarsi una fetta di potere, da esercitare mediante loro rappresentanti: i [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]], [[Magistratura (storia romana)|magistrati]] dotati di potere legislativo (per esempio il diritto di [[veto]] su qualsiasi [[legge]] o decreto del [[Senato romano|Senato]]), nonché di ''auctoritas'', ovvero l'autorità morale. Inoltre erano conferiti della ''sanctitas'', ossia la sacra inviolabilità della loro persona, che rendeva ogni atto sovversivo, finalizzato a danneggiarli materialmente o fisicamente, un delitto gravissimo. Per rispondere a questa organizzazione [[politica]] del [[popolo]], anche i [[patrizio (storia romana)|patrizi]] romani si allearono tra di loro nel movimento politico degli "''optimates''" (it. "''ottimi''", "''nobili''"), cioè il partito aristocratico.
== Organizzazione del movimento ==
Oltre ai loro obiettivi politici, gli ottimati si opposero all'estensione della [[cittadinanza romana]] fuori dall'[[Italia]] (e si opposero perfino ad assegnare la cittadinanza alla maggior parte degli [[Italici]]). Favorirono generalmente alti tassi di interesse, si opposero all'espansione della cultura [[ellenistica]] nella società romana e lavorarono duramente per fornire la terra ai soldati congedati (erano convinti che soldati felici erano probabilmente meno disposti a sostenere generali in rivolta).
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