Ageladas: differenze tra le versioni
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La storiografia su Ageladas, in base alla cronologia individuabile attraverso le fonti letterarie, è scissa tra la possibilità di considerare due scultori appartenenti ad una stessa famiglia, il più anziano attivo a partire dal 520 a.C. circa e il più giovane attivo nel [[430 a.C.]], oppure di ritenere non affidabili le date più basse: si tratta del ''floruit'' indicato da [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]] al 432 a.C. e della consacrazione di una statua di ''Eracle Alexikakos'' nel 430 a.C. (Scoliaste di [[Aristofane]], ''Le rane'', linea 504) che potrebbe essere stata scolpita anteriormente. Nel secondo caso si ammetterebbe l'esistenza di un unico longevo
La letteratura relativa all<nowiki>'</nowiki>''Eracle Alexikakos'' riproduce la stessa incongruenza cronologica che si riscontra per l<nowiki>'</nowiki>''Apollo Alexikakos'' di [[Calamide]]: entrambe le statue potrebbero essere state create per una epidemia avvenuta ad Atene in epoca precedente, ma oscurata nella memoria degli storici da quella maggiormente devastante del 430 a.C., oppure entrambe potevano essere state create precedentemente, ma riconsacrate nel 430 a.C. per l'occasione.
Le opere attribuite a Ageladas sono note solo tramite fonti letterarie e monete. Le fonte letteraria antica che ci permette di situare cronologicamente l'attività di Ageladas di Argo è [[Pausania il Periegeta|Pausania]]; egli ricorda le statue bronzee di alcuni vincitori a [[Olimpia]] negli ultimi due decenni del [[VI secolo a.C.]]; un altro punto di riferimento, sempre in Pausania, è l'attribuzione ad Ageladas del donario bronzeo dei [[Taras (Taranto)|Tarantini]] a Delfi,<ref>Un ricco donario in [[bronzo]] fatto costruire dai Tarantini per celebrare la loro vittoria sui [[Messapi]]. L'[[ex voto]] raffigurava dei cavalli e delle donne prigioniere, vale a dire il bottino di guerra, e si trovava sulla via sacra.</ref> eseguito certamente prima del 474 a.C. (Paus., X, 10.6); infine egli lo dice contemporaneo di [[Onata di Egina]] (con il quale collabora per un secondo donario commissionato dai Tarantini) e di [[Hegias]] di Atene (VIII, 42.10).
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