Sigismondo Pandolfo Malatesta: differenze tra le versioni

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Ribellandosi al papa, il Malatesta si trovò presto in una situazione di completo isolamento diplomatico. Nel [[1460]]-[[1462]] la situazione precipitò velocemente, quando Pio II lo richiamò per tre volte in seguito alle ripetute disubbidienze: non ottenendo alcun segno di pentimento, il papa lo [[scomunica|scomunicò]] il giorno di Natale del 1460, sciolse i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà e gli intentò un processo per "diffamarlo" (1461) che si concluse con il rogo della sua effigie a Roma (1462). Ne conseguiva inoltre il decadimento dello status di vicario nei territori della Santa Sede<ref name=T/>.
 
Pio II, senese di nascita e quindi avverso al Malatesta sin dai tempi del suo cattivo comportamento con la città natale, costituì una vera e propria lega contro di lui assieme al re di Napoli, al duca di Milano ed a [[Federico da Montefeltro]], con l'obiettivo di condurlo alla completa rovina. Guidate dai condottieri [[Ludovico Malvezzi]] di [[Bologna]] e [[Pier Paolo Nardini]], le truppe pontificie, con 3000 cavalli e 2000 fanti, invasero le terre malatestiane nella Marca, ripresero la valle del [[Cesano (fiume)|Cesano]] e si accamparono ai margini del vicariato di [[Mondavio]], nel piano sotto il [[Nidastore|castello di Nidastore]]. La controffensiva del Malatesta non si fece attendere e il 2 luglio [[1461]], nella [[Battaglia di Nidastore|battaglia di Castelleone di Suasa]], ottenne una straordinaria vittoria contro l'esercito papale guidato da [[Napoleone Orsini (condottiero)|Napoleone Orsini]] e composto dal triplo dei suoi effettivi. L'anno seguente riuscì ad occupare [[Senigallia]], ma il sopraggiungere dei contingenti di [[Federico da Montefeltro]] lo fecero ripiegare su [[Fano]], la seconda capitale del suo stato. Inseguito, fu raggiunto e sconfitto nella [[battaglia del Cesano (1462)|battaglia del Cesano]] presso [[Pian della Marotta]], sulle rive del [[Cesano (fiume)|fiume Cesano]]. Le sue truppe furono sbaragliate e lui riuscì a salvarsi con pochi fedeli ed a riparare via mare, alla ricerca vana degli alleati [[Angioini]]. Suo figlio [[Roberto Malatesta|Roberto]] riuscì a stento a entrare nella [[rocca di Mondolfo]]<ref name=T/>.
 
A quel punto Pio II aveva la situazione in scacco e decise di proseguire per neutralizzare il nemico, affidando a [[Federico da Montefeltro]] e al cardinale [[legato pontificio|legato]] [[Niccolò Forteguerri]] la continuazione delle operazioni militari (maggio [[1463]]). Essi ripresero [[Senigallia]], il [[vicariato di Mondavio]] e anche [[Fano]], assediata per mare dal Forteguerri (25 settembre 1463). A quel punto i Veneziani avviarono una serie di pressioni affinché il papa allentasse la sua rigorosa morsa sul Malatesta, che ne approfittò per chiedere il perdono, ottenendolo. A quel punto gli restava la sola [[Rimini]] e un ristretto territorio circostante, a titolo sempre di vicario papale<ref name=T/>.