Giorgio Santi: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nato a Montieri (diocesi di Volterra) nel 1746 dal funzionario governativo e "commissario feudale" Rutilio Santi e da Fillide Mattei di [[Chiusdino]], dopo il giovanile trasferimento a Pienza, città che considerò la sua patria, si laureò in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Siena l'11 e 12 agosto 1772, dopo che nel 1765 aveva acquisito l' "alunnato Mancini", istituto di beneficenza senese fondato nel secolo precedente. Fece "pratica" a Firenze presso l'Ospedale di Santa Maria Nuova sotto la guida dell'accreditato chirurgo Angelo Nannoni, che fece parte della commissione che attribuì al Santi nel 1773 l' "Alunnato Biringucci". Grazie a questo si trasferì in Francia nel corso del 1774 studiando a [[Montpellier]] e a [[Parigi]], dove, a stretto contatto con la Legazione toscana e con il suo ruolo di tramite per conto del governo riformista granducale con l'esperienza transalpina, con Raimondo Niccoli e con [[Francesco Favi]], con gli ambienti della fisiocrazia e della vivace stagione scientifica francese, il giovane, ben introdotto progressivamente anche nei salotti della nobiltà della capitale e nel mondo dei rapporti diplomatici, avrebbe completato la sua già solida formazione e posto le basi per la sua futura carriera. Quelli parigini furono insomma anni decisivi per il Santi, cruciali per la sua crescita intellettuale, per la scelta di dedicarsi alla Storia Naturale e alla Chimica e per il credito acquisito sul piano scientifico e personale. Con la sua capacità di instaurare relazioni significative infatti, oltre ad incrementare le sue conoscenze chimiche e nel campo della Storia naturale, rivestì col tempo la funzione di importante tramite fra l'ambiente dei riformatori toscani e l'opinione filofisiocratica europea. In contatto con gli ambienti aristocratici parigini e soprattutto con il duca de la Rochefoucauld-d'Enville, si legò in modo stretto con il mondo scientifico transalpino e, fra gli altri, con Hilaire-Marie Rouelle,
La fine del settimo decennio del secolo segna anche l'inizio della "attività diplomatica" di Santi, vale a dire della sua opera informativa di carattere politico, economico e tecnologico nei confronti dell'arciduca Ferdinando, del margravio del Baden e della corona svedese. Attività di cui ci resta documentazione nel carteggio con Carl Fredrick Scheffer, con il barone di Edelsheim, ministro del margravio del Baden, e con [[Antonio Greppi]], personalità a stretto contatto con l'amministrazione della Lombardia austriaca e con la stagione riformista teresiana. Non va dimenticato oltre a tutto che lo stesso Greppi sarà il tramite nel 1781 per la candidatura di Santi a incaricato d'affari per il ducato di Modena a Parigi, in sostituzione di Giovanni Battista Contri. Una proposta presentata da Francesco Favi e sostenuta con forza dal marchese di Mirabeau.
Nel 1782, rifiutando incarichi diplomatici di prestigio, tornò a Firenze dove il Granduca [[Pietro Leopoldo di Toscana| Pietro Leopoldo]] gli conferì l'incarico di Professore a Pisa con l'istituzione di una nuova cattedra di Scienze Naturali e Chimica e la direzione dell'Orto Botanico, che Santi contribuì a rinnovare in maniera significativa. Davvero poche le occasioni nelle quali Santi lascerà Pisa per qualche trasferta a Roma, a Firenze (spesso dall'amico Fabbroni), a Siena, a Livorno (anzi a Montenero a Villa Schubart), o a San Quirico, in visita ai parenti della moglie Anna Simonelli, sposata nel 1790) o per qualche gita in Toscana. Fanno eccezione il sicuramente il viaggio a Napoli e al Vesuvio portato a termine nell'autunno del 1786 e, nel corso degli anni della seconda dominazione francese in Toscana, con la nomina a Ispettore dell'istruzione, qualche giro nei Dipartimenti, nei centri che ospitavano stabilimenti d'istruzione. Un compito sempre svolto con impegno ma sopportato con fatica da un Santi mal disposto verso un incarico mai particolarmente ben accetto. Morì a Pienza il 30 dicembre 1822.
Durante le "ferie universitarie" si dedicò allo studio "sul campo" degli aspetti naturalistici della sua terra, in particolare del territorio oggi corrispondente alle provincie di Siena e Grosseto, compilando interessanti resoconti dei viaggi, pubblicati a più riprese tra il 1795 e il 1806 (tre tomi).
Fu uno dei padri fondatori della Geologia come scienza autonoma e si prodigò per la diffusione e l'adozione delle nuove teorie chimiche in ambito universitario. Fu in stretto rapporto con [[Spallanzani]], [[Gaetano Savi]], e tantissimi altri scienziati e accademici dell'epoca. Le minute delle sue lettere e gli originali ricevuti dai suoi corrispondenti sono conservati a Siena presso la Biblioteca Comunale (BCS). L'importante carteggio con Giovanni Fabbroni è conservato a Filadelfia presso l'American Philosophical Society. Quello con il barone Hermann di Shubart, una delle frequentazioni abituali di Santi nel suo soggiorno pisano, è conservata nell’Archivio di Stato di Copenaghen. Altre missive nella Biliothèque de la guerre del Ministère de la
Molto della sua abbondante produzione pubblicistica è a stampa, anche se diversi materiali furono pubblicati anonimi e risultano quindi di non immediata attribuzione
La sua opera maggiore e di maggior diffusione, il ''Viaggio al Montamiata'', dopo l’edizione in italiano a Pisa nel 1795 è stata tradotta anche in francese e in tedesco agli inizi dell’Ottocento. L’opera sui Bagni pisani, pubblicata nel 1789 (Analisi chimica delle acque dei bagni pisani) è stata ripubblicata in inglese con aggiunte da John Nott nel 1793 e, nel corso dello stesso anno, in tedesco, da Ioseph Eyerel e ancora ristampata di recente (2011). Traduzioni che anticipano di poco un’opera sul lauro regio, edita a Siena nel 1792 in forma anonima, e una più tarda recensione ai Provvedimenti annonari di Giovanni Fabbroni apparsa in due puntate sul
[[File:santi1.JPG|thumb|''Analisi chimica della acque dei Bagni Pisani''([[1789]])]]
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[[Categoria:Studenti dell'Università di Siena]]
[[Categoria:Membri dell'Accademia delle Scienze di Torino]]
[[Categoria:Massoni]]
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