Threskiornis aethiopicus: differenze tra le versioni

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Questo uccello di solito è silenzioso, ma occasionalmente emette rumori striduli, a differenza del suo stretto parente ben più vocale, l'[[Bostrychia hagedash|ibis hadada]] (''Bostrychia hagedash''). Quando è in volo, l'ibis sacro mantiene il collo allungato in avanti e le zampe slanciate (in modo particolarmente simile alla [[Ciconia ciconia|cicogna bianca]]) e, proprio osservandolo durante questo movimento, si può notare il sottoala, di un bianco meno chiaro rispetto a quello del piumaggio. Tassonomicamente, la specie non è divisa in alcuna [[sottospecie]].<ref name=adw/>
 
==Ecologia Biologia ==
=== Comportamento ===
[[File:Sacred ibis.jpg|thumb|Ibis sacro fotografato in [[Kenya]].]]
Come gli altri rappresentanti del [[Genere (tassonomia)|genere]] ''[[Threskiornis]]'', a dispetto degli altri [[ibis (animale)|ibis]], è prevalentemente una specie diurna. Si riunisce in grandi gruppi, che possono superare le 100 unità, ma che durante il periodo dell'accoppiamento toccano i 4-500 esemplari.<ref name="ReferenceB">Chris Gibson: ''Natura in tasca: Animali selvatici''</ref> L'ibis sacro, nidificando in colonie, viene a stretto contatto con altri volatili, affini ad esso come abitudini. Sul delta del fiume [[Delta dell'Okavango|Okavango]], durante i periodi d'abbondanza ittica, sono state viste battute di caccia degli ibis con altri uccelli acquatici come [[Scopus umbretta|umbrette]], [[pelecanus|pellicani]], [[ardea (zoologia)|aironi]], [[Phalacrocorax carbo|cormorani]] e [[Anhingidae|aninghe]].
Come gli altri rappresentanti del genere ''Threskiornis'', a dispetto degli altri [[ibis (animale)|ibis]], è prevalentemente una specie diurna.
Si riunisce in grandi gruppi, che possono superare le 100 unità, ma che durante il periodo dell'accoppiamento toccano i 4-500 esemplari<ref name="ReferenceB">Chris Gibson: ''Natura in tasca: Animali selvatici''</ref>.
[[File:Threskiornis aethiopicus MHNT.ZOO.2010.11.63.1.jpg|thumb|Uova di ''Threskiornis aethiopicus'']]
Nonostante a volte mangi semi o [[alga|alghe]]<ref name="Joanna Burger, op.cit., pag. 122"/>, l'ibis sacro è prevalentemente carnivoro: si nutre di piccoli pesci, [[invertebrati]], [[serpentes|serpentelli]] e [[Anura|batraci]] nonché uova e pulcini di altre specie di uccelli. La sua tecnica è piuttosto semplice: fissata la preda prescelta, l'ibis la segue con lo sguardo e, alla prima occasione propizia, l'afferra con una [[becco|beccata]] precisa, ingoiandola intera.
 
La specie non ha nemici abituali in natura, anche se talvolta può subire la predazione da parte di [[Python (zoologia)|pitoni]], uccelli rapaci e coccodrilli. Il più importante predatore dei nidiacei dell'ibis sacro africano, in [[Kenya]], è l'[[Haliaeetus vocifer|aquila pescatrice africana]], che sistematicamente attacca le colonie più grandi, sebbene in paesi come l'[[Etiopia]] ed il [[Sudafrica]] rappresenti una minaccia minore.<ref name=Kopij1999/> I nidiacei possono cadere preda anche di serpenti, [[varanus|varani]] e [[babbuini]], allo stesso tempo avidi razziatori di uova.
L'ibis sacro è stato anche osservato intento a ghermire i giovani coccodrilli appena nati o persino le uova e i piccoli delle [[Chelonioidea|tartarughe marine]], nel momento della schiusa, sulle spiagge africane<ref>Marta Avanzi: ''Il grande libro delle tartarughe acquatiche e terrestri''</ref>.
 
Nelle zone in cui si è naturalizzato, risulta nocivo per l'avifauna autoctona, vista la sua propensione a nutrirsi di uova e pulcini di altre specie.
La riproduzione avviene in [[estate]], tra giugno ed agosto: gli ibis sacri si riuniscono nei succitati grandi gruppi e i maschi si formano un [[harem]] di femmine, tentando pure di sottrarle ai rivali, sfidandoli in incruente lotte, formate da gonfiamenti del [[petto]] e gorgheggi striduli col solo scopo di intimorire l'avversario<ref>AA.VV.: ''La meravigliosa avventura della vita'', pag.172</ref>.
 
=== Dieta ===
L'[[Uovo (biologia)|ovodeposizione]] consiste in 1-5 uova (nella maggior parte dei casi 2 o 3<ref>Touring Club Italiano: ''Gli uccelli'', pag.122</ref>), covate esclusivamente della femmina, che si occupa anche di nutrire i pulcini. I giovani ibis sacri si rendono indipendenti a 4-5 settimane di vita, e a 20 sono in grado di riprodursi<ref name="ReferenceB"/>. Possono vivere sino a 18 anni<ref name="ReferenceB"/>.
[[File:African Sacred Ibis colony in Montagu, Western Cape b.JPG|thumb|left|Una colonia riproduttiva a [[Montagu (Sudafrica)|Montagu]], [[Provincia del Capo Occidentale]], SudAfrica]]
Nonostante a volte si nutra di semi o [[alga|alghe]]<ref name="Joanna Burger, op.cit., pag. 122"/>, l'ibis sacro africano è un'uccello prevalentemente carnivoro, che si riunisce in grandi stormi durante la ricerca del cibo. La loro dieta è composta principalmente da insetti, vermi, crostacei, molluschi ed altri invertebrati, oltre a vari pesci, rane, rettili, piccoli mammiferi e carogne, nonché uova e pulcini di altre specie di uccelli.<ref name=adw/><ref name=biex>{{cite web|title=''Threskiornis aethiopicus'' (African sacred ibis, Sacred ibis) |url=http://www.biodiversityexplorer.org/birds/threskiornithidae/threskiornis_aethiopicus.htm|publisher=Biodiversity Explorer}}</ref> La sua tecnica di caccia è piuttosto semplice: fissata la preda prescelta, l'ibis la segue con lo sguardo e, alla prima occasione propizia, l'afferra con una [[becco|beccata]] precisa, ingoiandola intera. Il suo lungo becco sottile è anche usato per sondare il terreno alla ricerca di invertebrati, come i [[lombrichi]].<ref name=biex/>
 
Presso il [[lago Shala]], in [[Etiopia]], è stato osservato come gli ibis sacri africani si nutrano occasionalmente del contenuto delle uova di pellicano rotte dai [[Neophron percnopterus|capovaccai]] nelle colonie miste di ibis, [[cormorani]], [[pellicani]] e [[Ciconia abdimii|cicogne di Abdim]].<ref name=Urban>{{cite journal |last=Urban |first=Emil K. |date=July 1974 |title=Breeding of Sacred ibis ''Threskiornis aethiopica'' at lake Shala, Ethiopia |journal=Ibis |volume=116 |issue=3 |pages=263–277 |doi=10.1111/j.1474-919X.1974.tb00124.x }}</ref> Sull'isola centrale del [[lago Turkana]] sono stati avvistati degli ibis sacri nutrirsi delle uova di [[Crocodylus niloticus|coccodrillo del Nilo]] dissotterrate dai [[Varanus niloticus|varani del Nilo]].<ref name=Marion/> Nel corso di un periodo d'osservazione durato 3 anni, sono state riportate diverse osservazioni da una grande colonia di uccelli su Bird Island (chiamata Penguin Island nell'articolo), in Sud Africa, composta da 10.000 coppie di [[Morus capensis|sule del Capo]] nidificati, insieme a 4800 coppie di [[Phalacrocorax capensis|cormorani del Capo]] e altre specie di uccelli come gabbiani e [[Spheniscus demersus|pinguini africani]], in cui alcuni esemplari di ibis sacri specializzati (sui 400 che popolavano l'isola) si erano nutriti di almeno 152 uova di cormorano (altre specie erano ancora più ovivore).<ref>{{cite journal |last1=Williams |first1=Anthony J. |last2=Ward |first2=V. L. |date=September 2006 |title=Sacred Ibis and Gray Heron Predation of Cape Cormorant Eggs and Chicks; and a Review of Ciconiiform Birds as Seabird Predators |url=http://cescos.fau.edu/gawliklab/papers/WilliamsAJandVLWard2006.pdf |journal=Waterbirds |volume=29 |issue=3 |pages=321–327 |doi=10.1675/1524-4695(2006)29[321:SIAGHP]2.0.CO;2 |access-date=12 April 2018 |archive-url=https://web.archive.org/web/20180418161140/http://cescos.fau.edu/gawliklab/papers/WilliamsAJandVLWard2006.pdf |archive-date=18 April 2018 |url-status=dead }}</ref> L'ibis sacro è stato anche osservato intento a ghermire i giovani coccodrilli appena nati o persino le uova e i piccoli delle [[Chelonioidea|tartarughe marine]], al momento della schiusa, sulle spiagge africane.<ref>Marta Avanzi: ''Il grande libro delle tartarughe acquatiche e terrestri''</ref>
===Rapporti con altri animali===
L'ibis sacro, nidificando in colonie, viene a contatto con altri volatili, affini ad esso come abitudini. Sul delta del fiume [[Delta dell'Okavango|Okavango]], durante i periodi d'abbondanza ittica, sono state viste battute di caccia degli ibis con altri uccelli acquatici come [[Scopus umbretta|umbrette]], [[pelecanus|pellicani]], [[ardea (zoologia)|aironi]], [[Phalacrocorax carbo|cormorani]] e [[Anhingidae|aninghe]].
 
In uno studio sul contenuto della [[Borra (biologia)|borra]] e dello stomaco dei nidiacei condotto nello Stato Libero, Sud Africa, si è scoperto che il cibo più comune servito dai genitori ai loro pulcini comprende rane (principalmente ''[[Amietia angolensis]]'' e ''[[Xenopus laevis]]''), [[granchi]] della specie ''[[Potamonautes warreni]]'', [[Calliphoridae|larve di mosca]], [[bruchi]] di [[Sphingidae]] e coleotteri adulti. Durante i primi 10 giorni di vita i nidiacei vengono nutriti principalmente con granchi e coleotteri, e, successivamente, perlopiù con bruchi Sphingidae e altri coleotteri.<ref>{{cite journal |last1=Kopij |first1=Grzegorz |last2=Kok |first2=Ordino B. |last3=Roos |first3=Zennon N. |date=1996 |title=Food of Sacred Ibis Threskiornis aethiopicus nestlings in the Free State province, South Africa |journal=Ostrich |volume=67 |issue=3–4 |pages=138–143 |doi=10.1080/00306525.1996.9639698 }}</ref> Ad un mese d'età, i nidiacei presenti presso il [[lago Shala]], Etiopia, venivano nutriti con larve d'insetto, bruchi e coleotteri.<ref name=Urban/> In Francia, gli ibis adulti si nutrono principalmente del [[gambero]] [[Specie invasive in Europa|invasivo]] ''[[Procambarus clarkii]]'', fornendo, invece, ai nidiacei larve della specie ''[[Eristalis]]''.<ref name=Marion/>
La specie non ha nemici abituali in natura, anche se talvolta può subire la predazione da parte dei [[Python (zoologia)|pitoni]], di qualche uccello [[rapace]] o soprattutto dei coccodrilli, mentre i nidacei rischiano di cader vittima dei serpenti, dei [[varanus|varani]] e anche dei babbuini, allo stesso tempo avidi razziatori di uova.
 
In Francia, durante l'inverno, questi uccelli si raccolgono nelle discariche per nutrirsi di rifiuti.<ref name=Marion/>
Nelle zone in cui si è naturalizzato, risulta nocivo per l'avifauna autoctona, vista la sua propensione a nutrirsi di uova e pulcini di altre specie.
 
=== Riproduzione ===
[[File:Threskiornis aethiopicus MHNT.ZOO.2010.11.63.1.jpg|thumb|Uova di ''Threskiornis aethiopicus'']]
[[File:Sacred ibis (Threskiornis aethiopicus) immature.jpg|thumb|Un'esemplare giovane, in [[Uganda]]]]
La specie, solitamente, si riproduce una volta all'anno durante la [[stagione delle piogge]]. La stagione riproduttiva va da marzo ad agosto in Africa, e da aprile a maggio in [[Iraq]].<ref name=adw/> Durante questi periodi, gli ibis sacri si riuniscono in grandi colonie e i maschi si formano un [[harem]] di femmine, tentando pure di sottrarle ai rivali, sfidandoli in cruente lotte, formate da gonfiamenti del [[petto]] e gorgheggi striduli col solo scopo di intimorire l'avversario.<ref>AA.VV.: ''La meravigliosa avventura della vita'', pag.172</ref> Questi uccelli costruiscono un nido di bastoncini, spesso sui [[Adansonia|baobab]], talvolta in colonie miste con altri grandi uccelli trampolieri quali [[Ciconiidae|cicogne]], [[Ardeidae|aironi]], [[Platalea alba|spatole africane]], [[Anhinga rufa|aninghe africane]] e [[Phalacrocoracidae|cormorani]]. Possono anche formare gruppi monospecie su isole al largo o su edifici abbandonati. Le colonie più grandi sono costituite da numerose sotto-colonie e possono arrivare a contare anche 1000 uccelli.<ref name=Kopij1999/><ref name=biex/>
 
Le femmine depongono da 1 a 5 uova a stagione,<ref>Touring Club Italiano: ''Gli uccelli'', pag.122</ref> incubate da entrambi i genitori per 21-29 giorni.<ref name=anc/> Dopo la schiusa, un genitore rimane continuamente nel nido per i primi 7 giorni.<ref name=adw/> I pulcini si impennano dopo circa 35–40 giorni e divengono indipendenti dopo 44–48 giorni, raggiungendo la maturità sessuale a 1-5 anni dopo la schiusa.<ref name="ReferenceB"/><ref name=anc/> L'età media di questi animali è di circa 18 anni.<ref name="ReferenceB"/>
 
=== Malattie ===
Questa specie è stata segnalata come suscettibile al botulismo aviario in un elenco di animali morti trovati intorno ad un lago artificiale in Sud Africa che è risultato positivo al patogeno alla fine degli anni '60 e agli inizi degli anni '70.<ref>{{cite journal |last=Van Heerden |first=J. |date=1974 |title=Botulism in the Orange Free State goldfields |journal=Ostrich |volume=45 |issue=3 |pages=182–184 |doi=10.1080/00306525.1974.9634055 }}</ref> Durante un caso di mortalità su larga scala di [[Phalacrocorax capensis|cormorani del Capo]] a causa del [[Colera aviare|colera aviario]], nel 1991 nel Sud Africa occidentale, un piccolo gruppo di ibis sacri venne trovato morto. La nuova specie ''[[Chlamydia|Chlamydia ibidis]]'' è stata isolata da ibis sacri selvatici in Francia nel 2013; aveva infettato 6-7 dei 70 uccelli testati.<ref>{{cite journal |last1=Vorimore |first1=Fabien |last2=Hsia |first2=Ru-ching |last3=Huot-Creasy |first3=Heather |last4=Bastian |first4=Suzanne |last5=Deruyter |first5=Lucie |last6=Passet |first6=Anne |last7=Sachse |first7=Konrad |last8=Bavoil |first8=Patrik |last9=Myers |first9=Garry |last10=Laroucau |first10=Karine |date=20 September 2013 |title=Isolation of a New ''Chlamydia'' species from the Feral Sacred Ibis (''Threskiornis aethiopicus'')- ''Chlamydia ibidis'' |journal=PLOS ONE |volume=8 |issue=9 |at=e74823 |doi=10.1371/journal.pone.0074823 |pmid=24073223 |pmc=3779242 |bibcode=2013PLoSO...874823V }}</ref>
 
Nel 1887, lo scienziato italiano Corrado Parona segnalò una specie di [[nematode]] ''[[Physaloptera]]'' di 3 centimetri nella cavità orbitale di un ibis sacro catturato a [[Metemma]], Abissinia (ora [[Etiopia]]), nel 1882. Parona pensava si trattasse di una nuova specie, poiché differiva morfologicamente dai vermi visti in precedenza. Tuttavia, di questa presunta nuova specie venne identificata ed analizzata solo una femmina adulta, e da allora non è mai stata ritrovata in nessun altro uccello. Le specie di ''Physaloptera'' che infettano gli uccelli sono generalmente parassiti degli intestini dei rapaci, il che potrebbe significare che l'esemplare rinvenuto possa essere un'artefatto o un'identificazione errata, o forse un'infezione dell'[[Ospite (biologia)|ospite senza uscita]].<ref>{{cite journal |last=Parona |first=Corrado |date=7–12 October 1885 |title=Di Alcuni Elminti Raccolti nel Sudan Orientale da O. Beccari e P. Magretti |url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/35910#page/446/mode/1up |journal=Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Genova |series=2 |language=it |volume=22 |pages=438–439 |access-date=15 April 2018}}</ref><ref>{{cite journal |last=Morgan |first=Banner Bill |date=1946 |title=Host-parasite Relationships and Geographical Distribution of the Physalopterinae (Nematoda) |url=http://images.library.wisc.edu/WI/EFacs/transactions/WT1946/reference/wi.wt1946.bbmorgan.pdf |journal=Transactions of the Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters |volume=38 |pages=282 |issn=0084-0505 |access-date=15 April 2018}}</ref><ref>{{cite journal |last=Ransom |first=B. H. |date=1904 |title=General Review of Nematodes Parasitic in the Eyes of Birds |url=https://archive.org/stream/mansonseyewormof00rommiala#page/43/mode/1up/search/Physaloptera |journal=Bulletin |issue=60 |pages=43 |access-date=15 April 2018}}</ref><ref>{{cite journal |last=Cram |first=Eloise B. |date=1927 |title=Bird Parasites of the Nematode Suborders Strongylata, Ascaridata, and Spirurata |url=https://archive.org/stream/bulletinunitedst1401927unit#page/309/mode/1up/search/parona |journal=Bulletin of the United States National Museum |volume=140 |pages=309 |access-date=15 April 2018}}</ref> Il [[Digenea|digene]] [[trematode]] ''Patagifer bilobus'', è stato segnalato in alcuni ibis sacri del Sudan, prima del 1949. Questo trematode vive nell'intestino tenue di questa specie, tra numerosi altri ibis, spatole e pochi altri uccelli acquatici. Questo parassita ha un ciclo vitale complicato che coinvolge tre [[Ospite (biologia)|ospiti]]: le uova si schiudono in acqua dolce dove infettano una [[Planorbis planorbis|chiocciola corno di montone]] in cui si moltiplicano e producono cercarie, che escono e si incistano in una lumaca più grande come una ''[[Lymnaea]]'', in attesa di essere mangiata da un uccello.<ref>{{cite journal |last=McDonald |first=Malcolm Edwin |date=August 1969 |title=Catalogue of Helminths of Waterfowl (Anatidae) |url=https://archive.org/stream/specialscientifi126unit#page/155/mode/1up/search/patagifer |department=Bureau of Sport Fisheries and Wildlife |journal=Special Scientific Report--Wildlife |volume=126 |pages=156 |access-date=14 April 2018}}</ref>
 
== Distribuzione e habitat ==
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L'ibis sacro si riproduce nell'[[Africa subsahariana]] e nel sud-est dell'[[Iraq]]. Diverse popolazioni migrano con la stagione delle piogge; alcuni esemplari sudafricani migrano per 1.500 km a nord fino alla [[Zambia]], mentre gli esemplari africani a nord dell'equatore migrano nella direzione opposta. La popolazione irachena di solito migra nell'[[Iran]] sudoccidentale, ma alcuni esemplari vagranti sono stati avvistati fino all'estremo sud dell'[[Oman]] (raro, ma regolare) e fino alle coste caspiche del [[Kazakistan]] e della [[Russia]] (prima del 1945).<ref>{{Cita web|url=http://www.unep-aewa.org/en/species/threskiornis-aethiopicus-0|titolo=''Threskiornis aethiopicus''|editore=United Nations Environment Programme (UNEP), Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds (AEWA)|accesso= 29 marzo 2018}}</ref><ref name=Yésou>{{Cita pubblicazione|cognome1= Yésou|nome1= Pierre|cognome2= Clergeau|nome2=Philippe |data=2005 |titolo= Sacred Ibis: a new invasive species in Europe|url=http://www.birdingworld.co.uk/images/SacredIbises.pdf |rivista=Birding World |volume=18 |numero=12 |pp=517–526 |accesso=9 gennaio 2017 }}</ref>
 
L'ibis sacro frequenta una grande varietà di ambienti:, diprediligendo preferenzale zone umide paludose e le distese fangose, sisia trovanell'entroterra insia sulla costa, spingendosi anche fino ai margini delle [[palude|paludicittà]], e alle coste [[fiumemare|fiumimarittime]] e acquitrini.<ref name="Joanna Burger, op.cit., pag. 122"/>, maLe sicolonie spingenidificano anchepreferibilmente finosugli aialberi marginidentro o nei pressi delle [[città]]fonti d'acqua. Quando in cerca di cibo, gli ibis sacri si radunano in acque poco profonde e allenelle costedistese fangose per nutrirsi, talvolta riunendosi anche nelle coltivazioni e nelle [[mareDiscarica|marinediscariche]].<ref name=Kopij1999/>
 
==== Africa ====
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== Conservazione ==
L'ibis sacro africano è classificato come "[[specie a rischio minimo]]" dalla [[IUCN]]. La popolazione globale è stimata a 200.000-450.000 individui, sebbene sembri essere in diminuzione.<ref name=iucn2018/> La specie è contemplata dall'accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori afro-eurasiatici ([[Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa-Eurasia|AEWA]]).<ref>{{cite web |title=Threskiornis aethiopicus |url=https://www.unep-aewa.org/en/species/threskiornis-aethiopicus |website=Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds |publisher=Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds |access-date=25 June 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.iucnredlist.org/details/22697510/0|titolo=Dati sulla popolazione da IUCN}}</ref>.
La popolazione degli ibis è calcolata in centinaia di migliaia di individui, il che, insieme alle grandi capacità di adattamento di questa specie, fa sì che non sia in pericolo di [[estinzione]]<ref>{{cita web|url=http://www.iucnredlist.org/details/22697510/0|titolo=Dati sulla popolazione da IUCN}}</ref>.
 
=== Interazioni con l'uomo ===