Storia delle ferrovie in Italia: differenze tra le versioni

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[[File:ALN556 Lorenzo Chiavelli.jpg|thumb|left|Automotrice Breda ALn 556 in servizio presso L'Aquila]]
 
L'immediato dopoguerra trovava la Rete distrutta al 60% dagli eventi bellici e intere linee risultavano inagibili; il parco rotabili sconvolto e distrutto per oltre il 70%<ref>{{Cita|Tiberi, 1989|p. 631.}}</ref>. Molte delle nuove locomotive elettriche erano state danneggiate e andavano sostituite o riparate in maniera radicale. Grazie anche all'aiuto del [[Piano Marshall]] si riuscì, con pochi mezzi finanziari (e scarsa fiducia di governi e di opinione) a superare lentamente la situazione.
Ricostruita gran parte della Rete, sia pure imperfettamente, giorno per giorno ripresero a circolarvi i [[treno|treni]] carichi di uomini e cose. La scarsa attenzione al problema della ricostruzione e la miopia dei politici non permisero tuttavia, ora che si sarebbe potuto, di rimediare alle incongruenze della conformazione della rete che erano retaggio del passato, correggendo tracciati non più funzionali, costruendone di interamente nuovi: si preferì far presto e riattivare tutto il possibile<ref name="Lavadas e Luoni C"/>.
 
=== La ricostruzione ===