Giorgio Sallustio Rossi: differenze tra le versioni

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Concluso nel 1928 il suo "periodo romagnolo", Rossi espose alla ''Settimana ferrarese'' un'arcaica ''Madonna del Cedro'', che è andata a ornare la cappella Volta nel cimitero di [[San Bartolomeo in Bosco]]<ref>Lucio Scardino, ''Esercizi di ornato neo-estense: le cappelle del forese'', in "All'ombra dei pioppi. Cimiteri nel forese di Ferrara", Liberty House, Ferrara, 1991, p. 134.</ref>.
È l'inizio di un'attività che si protrasse per oltre quarant'anni in cui Rossi alternò la decorazione murale e dei mobili alla pittura da cavalletto e la scultura, che gli insegnava [[Ulderico Fabbri]], artista con il quale condivise lo studio per qualche tempo. Nel rifarsi ai modi di [[Adolfo De Carolis|De Carolis]] o di [[Achille Funi|Funi]], l'artista li interpretò con gusto popolaresco e spesso corrivo. Nel 1939 Rossi eseguì, in collaborazione con [[Amerigo Ferrari]], i pannelli per la ''Mostra delle attività di Ferrara fascista''<ref>Lucio SacrdinoScardino, ''Sirene di carta'', Edizioni M.G., Ferrara 1984, pag. 157</ref>.
Tra le sue opere più importanti: la decorazione della chiesa parrocchiale di [[Quartesana]] (poi distrutta), gli ornati di Casa [[Giorgio Cini|Cini]] a Ferrara, la decorazione della cappella Stagni nel cimitero di [[Sant'Egidio (Ferrara)|Sant'Egidio]] e di altre edicole funerarie a [[Porotto]]. L'intensa attività espositiva e nelle arti applicate trovava un ulteriore significato in quella di restauratore ai danni provocati dalla [[seconda guerra mondiale]].