Virtue signalling: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Messbot (discussione | contributi)
→‎top: +O using AWB
Fix minore
Riga 5:
 
== In italiano ==
 
Nella lingua italiana una parola che restituisce bene il concetto del virtue signalling è "farisaismo" (o "fariseismo"; dai [[farisei]], antico gruppo politico e religioso giudaico che sosteneva la rigorosa osservanza della legge mosaica, condannato da Gesù per il suo eccessivo e ipocrita formalismo); ciononostante, si tratta di un termine desueto e più spesso ci si riferisce al virtue signalling con "ipocrisia" o "perbenismo" anche se, in realtà, entrambe queste parole risultano improprie nella traduzione in questione. Infatti, la parola "ipocrisia" indica una falsa aderenza non necessariamente ostentata a valori non per forza ben considerati dall'opinione pubblica, a differenza del virtue signalling che invece vuole evidenziare un atteggiamento borioso e volto a ottenere approvazione, inoltre l'ipocrisia è anche propria di chi si comporta in maniera opposta a come dice di pensare, mentre il virtue signalling è comunemente associato a chi davvero crede, almeno in una certa misura, al valore che ostenta, ma non è disposto ad adoperarsi per perseguirlo nei fatti; quest'ultimo dettaglio richiama talvolta l'associazione del virtue signalling a modi di fare definiti come "[[radical chic]]". Anche il "perbenismo" non rimarca allo stesso modo la connotazione di cercata ostentazione propria del virtue signalling, e si rifà ad un ossequio alle norme sociali più che al mirato sfoggio di una "morale superiore".
 
== Storia ==
 
Secondo il ''[[The Guardian]]'', l'espressione "virtue signalling" è in uso almeno dal 2004 ed è apparsa in opere accademiche sulla religione nel 2011 e nel 2010. Il giornalista britannico James Bartholomew è spesso considerato il coniatore della locuzione, con un articolo apparso sulla rivista ''The Spectator'' nel 2015. Bartholomew rivendicò il merito del suo neologismo in articoli successivi.